Wikileaks, Assange: “In un carcere Usa sarei ucciso dal ‘Ruby’ di turno”

Pubblicato il 23 Dicembre 2010 - 23:13 OLTRE 6 MESI FA

Julian Assange

Julian Assange teme, in caso di estradizione negli Usa, di essere ucciso in carcere. Un destino analogo a quello di Lee Oswald, l’assassino di John Fitzgerald Kenney ucciso in carcere due giorni dopo l’arresto da  Jack Ruby.

Intervistato dal Guardian Assange spiega che il suo destino, nel caso dell’estradizioni, è nelle “mani di David Cameron”. Se finisse in un carcere americano, Assange afferma di avere “grandi possibilita’” di venire ucciso “nello stile-Jack Ruby”.  Ruby, legato agli ambienti mafiosi statunitensi – anche se non ci sono prove certe della sua affiliazione a questa o quella famiglia – uccise Oswald 48 ore dopo la morte di Jfk, mentre il giovane ex Marine veniva trasferito dal commissariato di polizia al carcere.

Condannato in prima istanza alla pena di morte, Ruby morì al Parkland Ospital nel 1967 (lo stesso in cui venne decretata la morte degli stessi Kennedy e Oswald) per un tumore che gli era stato diagnosticato un anno prima. In diverse occasione, Ruby tuttavia parlò di un complotto per “farlo tacere” ed insinuò che la malattia gli era stata ‘inoculata’. Comunque, sottolinea Assange, “sarebbe politicamente impossibile” per la Gran Bretagna estradarlo negli Stati Uniti, e Londra ha “il diritto di non estradare per crimini politici”.

“Lo spionaggio è  un classico caso di crimine politico, è a discrezione del governo britannico se applicare questa eccezione o no”, ha detto l’australiano al Guardian. Il fondatore di Wikilekas però assicura: “C’e’ un nuovo governo, che vuole dimostrare di non essere già stato cooptato dagli Stati Uniti”, argomentando che David Cameron e Nick Clegg sono in una posizione più  forte per resistere a una richiesta di estradizione da parte di Washington.