Wikileaks. Cable Usa, economia cubana insolvente tra 2-3 anni

Pubblicato il 12 Dicembre 2010 - 12:57 OLTRE 6 MESI FA

Il presidente cubano Raul Castro

Secondo una nuova rivelazione di Wikileaks un cable americano inviato a Washington dall’Avana ha previsto che la situazione ecoomica cubana andrà incontro alla bancarotta nel giro di due o tre anni, a quanto riferisce l’Associated Press.

Il messaggio riporta inoltre dettagliate preoccupazioni di diplomatici di altri Paesi – inclusa la Cina – secono cui il governo cubano è stato troppo lento nell’adottare riforme.

Il messaggio è stato redatto lo scorso febbraio, mesi prima che il presidente Raul Castro annunciasse un’importante modernizzazione dell’economia isolana, con il licenziamento di 500 mila impiegati statali e riforme dirette a sviluppare forme di economia privata.

Il messaggio, inviato dalla Sezione Interessi Statunitense all’Avana, che fa le veci di una ambasciata, è stato verosimilmente scritto dal principale diplomatico americano nella capitale dell’isola, Jonathan Farrar.

Immediata la reazione cubana. Il presidente del parlamento Ricardo Alarcon, che spesso tratta qestioni tra Cuba e li Stati Uniti, ha dichiarato che il cable non contiene nulla di nuovo o interessante. ”Mi sembra che quando Jonathan Farrar ha scritto il messaggio fosse un pò depresso”, ha detto.

Il messaggio riferisce quanto discusso durante un incontro tenuto dal capo economista della Sezione Interessi Usa con diplomatici di Paesi che sono i maggiori creditori di Cuba, tra cui la Cina, il Canada, la Spagna, il Brasile, l’Italia, la Francia e il Giappone. Questi ultimi due Paesi sono tra i maggiori creditori.

Secondo l’Associated Press, il messaggio riferisce di diplomatici italiani che citano fonti del governo cubano secondo cui l’isola ”potrebbe diventare insolvente già nel 2011”.

Perfino il diplomatico cinese ha espresso – secondo quanto riferisce il messaggio – ”palese esasperazione”, aggiungendo che la Cina è particolarmente irritata dall’insistenza cubana nel mantenere il controllo di maggioranza su qualsiasi joint venture.