Wikileaks: la Nato schiera i cyber-soldati contro gli hacker

Pubblicato il 9 Dicembre 2010 - 18:22 OLTRE 6 MESI FA

Cyber soldati contro gli attacchi informatici: il ciclone Wikileaks, con il conseguente terremoto diplomatico provocato dalla fuga di documenti segreti, sta avendo un effetto di accelerazione per i progetti della Nato nel campo della cyber difesa.

La sicurezza informatica è una delle priorità del nuovo concetto strategico della Nato, approvato al vertice di Lisbona del 20 novembre scorso, e oggi il segretario generale dell’Alleanza Anders Fogh Rasmussen ha sottolineato la necessità di concretizzare al più presto i nuovi progetti. L’obiettivo è di completare la rete di protezione cibernetica per l’insieme delle strutture civili e militari dei 28 stati membri della Nato entro il 2012.

La questione è stata discussa oggi con Toomas Hendrik, presidente dell’Estonia, la piccola repubblica baltica che nel maggio del 2007 è stata messa sotto attacco da nemici invisibili che hanno rischiato di far saltare i suoi principali siti bombardati da una ‘tempesta’ di ‘click’: circa 1000 al secondo, contro un livello ‘normale’ di 1000-1500 al giorno. Le contromisure assunte allora dalla Nato hanno portato alla creazione di un centro informatico a Tallin, dove si formano cyber soldati e ufficiali dell’antiterrorismo informatico in grado di reagire a questi nuovi conflitti.

”Il centro contro gli attacchi informatici gia’ attivo in Estonia giocherà un ruolo di primo piano per assicurare la protezione dell’Alleanza dagli attacchi cibernetici”, ha detto oggi Rasmussen.

Specialisti informatici, ingegneri, esperti di crittografia sono al lavoro dal 2004 anche nel quartier generale militare dell’Alleanza a Mons (Belgio), dove si mettono a punto programmi e sistemi di difesa per combattere contro un nemico che non conosce frontiere. La prima priorità è difendere il sistema di sicurezza della Nato, che ogni giorno subisce almeno un centinaio di attacchi. La protezione è vitale quando si tratta delle informazioni sulle missioni militari, in particolare la missione Isaf in Afghanistan: in gioco ci sono migliaia di vite umane.

L’obiettivo del centro di specialisti, messi a disposizione da tutti gli stati membri, è però più ampio: essere in grado di proteggere tutti gli alleati e le loro infrastrutture nazionali più importanti. Virus e attacchi informatici potrebbero interrompere le forniture energetiche, fare impazzire il sistema di controllo del traffico aereo, fare chiudere le banche, paralizzare i servizi di governo e azzoppare l’economia’. In una parola: mettere in ginocchio un Paese. Senza sparare un colpo e versare una goccia di sangue.

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