Questione di ore: Wikileaks si prepara a una nuova pubblicazione di documenti segreti. Il tema è top secret: Iraq, Afghanistan, diritti umani violati, nessuno sa con precisione cosa il fondatore Julian Assange abbia in serbo.
L’annuncio di una conferenza stampa nella mattina del 23 ottobre arriva lo stesso giorno in cui Nato e Stati Uniti hanno deciso di lanciare un nuovo monito: questo tipo di fughe di notizie mette a rischio la vita di soldati e civili.
Wikileaks ha scatenato un putiferio mesi fa, rendendo pubblici 77.000 documenti sulla guerra in Afghanistan, e annunciando di averne nel cassetto altri 15.000 altrettanto esplosivi. Lo “scoop”, incentrato sui rapporti riservati dei comando Usa che hanno rivelato numerosi punti oscuri – prima fra tutte le squadre con licenza di uccidere i leader di al Qaida, ma anche l’insofferenza per l’attività di Ong come Emergency – ha fatto piovere sulla testa di Assange una ridda di critiche.
“Assange – protestò il capo degli stati maggiori Usa, Mike Mullen – può dire tutto quello che vuole sulle sue fonti e sul suo diritto a pubblicare documenti classificati, ma la verità è che sulle sue mani c’è il sangue dei nostri soldati”.
Poi su Assange è caduta una tegola pesante, con le accuse di stupro in Svezia in una inchiesta dai contorni oscuri, e un mandato di arresto spiccato e poi ritirato. “E’ uno sporco trucco”, accusò l’australiano puntando l’indice contro l’intelligence Usa.
Intanto, nella mattinata di oggi, 22 ottobre, il segretario generale della Nato ha lanciato un nuovo monito: “Queste fughe di notizie sono molto inopportune e con conseguenze negative in materia di sicurezza e per le persone coinvolte”, ha detto Anders Fogh Rasmussen, nel corso di una conferenza stampa congiunta con il cancelliere Angela Merkel a Berlino.
“Potrebbero mettere in pericolo la vita dei soldati e dei civili”, ha aggiunto. Una posizione ribadita anche dagli Usa, con il Pentagono che ha messo in guardia sul fatto che i documenti militari segreti che stanno per essere pubblicati da Wikileaks ”possono minacciare le truppe Usa o gli iracheni che cooperano con gli americani”.
Ciononostante, ”per quanto riguarda la natura dei fatti contenuti in questi documenti, anche nei casi in cui iracheni innocenti sono stati uccisi o dove vi sono accuse di abusi ai danni di detenuti, si tratta di cose già emerse nel corso del tempo”, ha detto il portavoce del Pentagono Dave Lapan.
I militari statunitensi hanno infatti già pronto un team di 120 esperti per analizzare la nuova documentazione. Anzi, gli americani sostengono di sapere già da dove arrivi lo “scoop”: da un database iracheno, e chiedono che siano “restituiti i documenti trafugati”..