Wikileaks: “Sull’omicidio di Litvinienko Putin sapeva”. E spunta una pista italiana

Pubblicato il 2 Dicembre 2010 - 10:47 OLTRE 6 MESI FA

Aleksandr Litvinienko

I dubbi c’erano già, ma i documenti segreti diffusi da Wikileaks confermano la loro veridicità: nel novembre del 2006 l’allora presidente della Federzione Russa Vladimir Putin non poteva non sapere dell’omicidio dell’ex agente del Kgb Aleksandr Litvinienko, fatto fuori a Londra con dosi letali di polonio-210.

Inoltre, da un cablogramma riservato inviato dal Consolato americano ad Amburgo il 19 dicembre 2006 e pubblicato sul sito Wikileaks si farebbe strada l’ipotesi di una pista italiana.

La pista italiana. Il documento, numero ’06HAMBURG85′, classificato ‘confidenziale’, è stato inviato al Segretario di Stato Usa a Washington, oltre che alle ambasciate americane a Berlino, Londra, Roma, Mosca e L’Aia. Secondo il resoconto del Consolato, ”la polizia di Amburgo (Lka) ha confermato il 14 dicembre” (2009) che Dmitry Kovtun – l’ex agente del Kgb che incontrò spesso Litvinenko a Londra prima che questi comincio” a sentirsi male – ”aveva lasciato tracce di polonio 210 ad Amburgo prima della sua partenza da Amburgo a Londra l’1 novembre”. Una circostanza, questa, che era stata confermata anche da un alto funzionario del ministero dell’Interno a Berlino.

”La polizia di Amburgo continua a esaminare quali luoghi ha visitato e cosa ha fatto Kovtun durante il suo soggiorno in Germania – si legge nel documento -, ma non è ancora in grado di confermare se Kovtun trasportasse il polonio e se fosse stato contaminato con la sostanza attraverso il contatto prima del suo arrivo a Amburgo il 28 ottobre”.

Il cablogramma si concentra sugli spostamenti e le attività di Kovtun, l’uomo che, insieme ad almeno altre due persone, incontrò Litvinenko al Millenium Hotel di Londra il primo novembre, cioè il giorno prima che l’ex spia del Kgb cominciasse a sentirsi male. Sempre secondo il documento riservato, l’investigatore della polizia di Amburgo responsabile del caso Litvinenko, Thomas Menzel, ”era curioso su una possibile connessione italiana al caso e aveva scritto che Kovtun si era incontrato ad Amburgo con un cittadino italiano e che gli italiani avevano avuto anche un ruolo nell’indagine londinese”

I documenti che inchiodano il Cremlino. Il 7 dicembre del 2006, due settimane dopo la morte dell’ex agente segreto, l’assistente dell’allora segretario di Stato americano Condoleeza Rice, Dan Fried, incontrò Maurice Gourdault-Montagne, consigliere diplomatico dell’allora presidente francese Jacques Chirac, domandò “se elementi sciolti della sicurezza potessero operare, nondimeno in Gran Bretagna, senza che Putin lo sapesse data la sua attenzione per i particolari”. Definendo “strana” l’atmosfera  in Russia, Fried disse che “i russi si atteggiano con una fiducia in se stessi che sfiora l’arroganza”.

E ora i documenti divulgati da Wikileaks suggeriscono che i russi intralciarono deliberatamente le indagini britanniche. “I media hanno in vario modo legato la morte di Litvinenko al suicidio, al Cremlino di Putin, a Putin stesso, a gente determinata a indebolire Putin, ad agenti dell’Fsb (l’ex Kgb) scontenti del presunto tradimento di Litvinenko della loro organizzazione, a quelli scontenti della cooperazione di Litvinenko con l’uomo d’affari israeliano Nevzlin sull’affare Yukos e con gli Usa e gli altri Paesi. Molte di queste speculazioni sono strumentali”, sostiene in un cablogramma l’ambasciatore statunitense a Mosca Williams Burns l’1 dicembre 2006, osservando che tutte queste “versioni apparenti degli eventi sono menomate dalla mancanza di prove e dall’esistenza di altri moventi”.

In ogni caso, conclude Burns, la morte di Litvinenko getta cattiva luce sulla leadership russa: “Qualunque possa essere alla fine la verità, ed è possibile che non emergerà mai, la tendenza qui è quasi automaticamente a credere che qualcuno dentro o vicino alla cerchia di Putin sia l’autore di tutte queste morti dice molto sul comportamento del Cremlino”.

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