Xi Jinping rieletto presidente in Cina, verso il mandato a vita

di redazione Blitz
Pubblicato il 17 Marzo 2018 - 21:24 OLTRE 6 MESI FA
Xi Jinping presidente a vita in Cina

Xi Jinping (foto Ansa)

PECHINO – Il presidente cinese Xi Jinping è stato eletto al vertice della Repubblica popolare per un secondo quinquennio dal 13esimo Congresso nazionale del popolo, sessione legislativa annuale, alla carica che potrebbe mantenere a vita dopo la rimozione dalla Costituzione del limite dei due mandati.

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Lo speaker nella Grande sala del popolo ha pronunciato tre volte il numero 2970 per indicare i presenti, i votanti e i voti favorevoli al candidato unico. L’unanimità, quindi, che ha dato il via al lungo applauso (e alle lacrime tra alcuni delegati) che è sembrato fare breccia nel presidente, all’apparenza emozionato. Confermato a capo della Commissione centrale militare, Xi accentra ancora la “trinità”: segreteria generale del Pcc, presidenza della Repubblica e presidenza della Commissione centrale militare, che garantisce il controllo sui militari.

Nel giuramento, Xi s’è impegnato “a difendere l’autorità della Costituzione” in cui è stato iscritto il suo pensiero politico, “a onorare gli obblighi legali”, a essere “leale verso il Paese e la sua gente”, a essere rispettoso e “onesto nei compiti”, ad accettare “la supervisione delle gente e a lavorare per un grande e moderno Paese socialista che sia prospero, forte, democratico, culturalmente avanzato, armonioso e bello”.

Insomma, un riassunto del suo “sogno cinese” con la visione al 2035 e al 2050. Una cerimonia breve, tenuta con la mano sinistra poggiata sul libro rosso fiammante della Carta fondamentale (portata in aula dal picchetto d’onore) appena emendata in 21 articoli e con il braccio destro alzato e la mano chiusa a pugno: una procedura seguita per la prima volta per enfatizzare l’autorità e per manifestare il rispetto assoluto verso la Carta fondamentale.

Xi, 64 anni, diventato il leader cinese più potente dai tempi di Mao Zedong, potrà contare sul sostegno di Wang Qishan, eletto vicepresidente (ha avuto 2969 voti favorevoli e uno contrario) e richiamato in servizio dopo il pensionamento al congresso di ottobre del Partito comunista cinese per limiti d’età. A 69 anni, Wang, ex temutissimo ‘zar dell’anticorruzione‘ e noto per la capacità di risolvere i problemi (ad esempio, con le Olimpiadi di Pechino 2008), trasformerà una carica simbolica in operativa.

La liturgia cinese, forma e sostanza allo stesso tempo, ha visto Wang partecipare come ottavo alle operazioni di voto, dopo i 7 membri del Comitato permanente del Politburo, ma è chiaro che peserà con poteri reali da longa manus presidenziale, come nel caso dei rapporti con gli Usa. Dopo l’elezione Wang è andato verso Xi per la stretta di mano tra gli applausi: anche per lui è caduto il tetto di due mandati.

Il Congresso ha eletto poi all’unanimità Li Zhanshu, numero tre del Partito, alla guida del parlamento, mentre in avvio è stato approvato il riassetto istituzionale tra governo e agenzie statali. Previsti, in particolare, un nuovo ministero per la protezione ambientale per la ‘Beautiful China’ con cieli blu e aria pulita e l’estensione della lotta alla corruzione dal Pcc a tutti i dipendenti statali con la nuova Commissione di supervisione nazionale. Crescita economica e stabilità sociale hanno permesso a Xi di forzare la mano con mosse che in passato avrebbero creato malumori, ha osservato Kerry Brown, professore di Studi cinesi e direttore del Lau China Institute del King’s College di Londra.

“Nessuno andrà a urlare e a protestare” perché crescita e stabilità sono considerate molto importanti, ha detto venerdì Brown incontrando i media stranieri a Pechino: il “Grande Timoniere” Mao parlava al cuore, mentre la forza di Xi è nella portata delle sue promesse. Mantenerle è quindi fondamentale