Yemen. La popolazione dubita del governo e pensa che Al Qaeda sia una sua invenzione

Pubblicato il 4 Novembre 2010 - 14:42 OLTRE 6 MESI FA

Forze Speciali USA

”Quel che a volte sembra opera di Al Qaeda in realtà è riconducibile a sfasati gruppi che hanno fatto del terrorismo un business”, dice Abdullah al-Faqih, docente di scienze politiche all’Università di Sana, la capitale dello Yemen.

Una valutazione del genere sorprende non poco, considerando che il Pentagono, la Cia e le Forze Speciali con tanto di squadre di droni stanno facendo – se non l’hanno già fatto – segretamente il loro ingresso nel remoto e poverissimo Paese islamico.

Non solo, ma esperti di terrorismo cosiderano il braccio di Al Qaeda nello Yemen il più attivo nel mondo, pronto a colpire ovunque in Occidente.

Ma per i soldati Usa e yemeniti che operano nello Yemen con il consenso del fragile governo di Sana c’e’ un problema: molti cittadini semplicemente non credono nell’esistenza di Al Qaeda, che sarebbe uno stratagemma del loro presidente Ali Abdullah Saleh per spillare quattrini all’Occidente e usarli per combattere i suoi oppositori interni.

Questi atteggiamenti, scrive il New York Times, che hanno le loro radici nella manipolativa storia politica dello Yemen, complicano grandemente gli sforzi diretti a catturare gli autori del complotto che hanno fatto partire due pacchi bomba con obiettivo altrettante sinagoghe a Chicago.

Complicano anche i tentativi di ottenere l’appoggio della cittadinanza nella lotta contro la violenza jihadista, di qualsiasi etichetta si vesta.

”Al Qaeda? Quale Al Qaeda? La verità è che Al Qaeda non esiste”, dichiara convinto al Nyt il cinquantenne disoccupato Lufti Muhammad nella tumultuosa piazza Tahrir di Sana. Invece, prosegue, ”la violenza è opera del regime, della mancanza di stabilità e delle lotte intestine”.

Questo punto di vista, che si ritrova in tutto lo Yemen, è solo parzialmente una teoria di una cospirazione ai danni della popolazione. Il governo infatti ha già usato qualcosa di simile a mercenari jihadisti e a volte ha mescolato a fini interni la minaccia qaedista e diverse ribellioni politiche che da qualche anno combatte nel nord e nel sud del Paese.

E in un Paese dove la violenza politica e tribale è endemica, è sovente impossibile districarsi e capire chi sta uccidendo chi altri e perchè.

In ogni caso una cosa è chiara: da un anno il presidente yemenita ha rafforzato il suo impegno di combattere Al Qaeda con l’aiuto degli americani, ma ha dovuto pagare un prezzo. Sabato scorso, un giorno dopo la scoperta dei pacchi bomba diretti a Chicago – ha annunciato il presidente Saleh in una conferenza stampa – Al Qaeda nel giro di un mese ha ucciso 70 tra soldati e poliziotti.

Si tratta di una escalation di notevoli proporzioni rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, e certi analisti ne deducono che il braccio yemenita di Al Qaeda sta crescendo.

D’altra parte, molti yemeniti dubitano che Al Qaeda sia responsabile di tutte quelle uccisioni, datosi che sono avvenute nelle stesse zone meridionali del Paese dove sta crescendo un movimento secessionista.

Dato per scontato che non è facile capire che cosa esattamente sta succedendo a Sana e nelle regioni montagnose delle tribù, secondo il New York Times si possono ipotizzare due diverse, più che teorie, narrazioni sull’attività di Al Qaeda nello Yemen. 

Una, sostenuta dal governo e condivisa in Occidente, che vede lo scontro tra due gruppi. L’altra, diffusa tra la popolazione, che vede una confusa accozzaglia di bande armate con mutevoli lealtà, alcuni delle quali combattono sotto stendardi politici o religiosi, e altri semplicemente per denaro.