Iran. Zahra Soltani, da martire per sbaglio a spia per i servizi segreti

Pubblicato il 2 Agosto 2010 - 13:54 OLTRE 6 MESI FA

Zahara Soltani

Zahra Soltani, che tutti chiamano Neda, non dimenticherà mai il momento in cui vide in televisione l’annuncio della sua morte. ”La Tv disse che ero morta durante le proteste contro le elezioni presidenziali”.

In realtà era stata un’altra donna iraniana, con apparenza e nome somiglianti, Neda Agha-Soltan, che fu uccisa dai soldati durante la dimostrazione a Teheran nel giugno del 2009.

La sua morte, distesa per terra e insanguinata, fu ripresa dalla televisione e postata su Internet, diventando in tutto il mondo il simbolo della lotta contro il regime repressivo del presidente Mahmoud Ahmadinejad.

Nel giro di breve sempo la Soltani si trovò coinvolta negli sforzi del governo diretti a smentire che i militari erano coinvolti nell’uccisione di Neda Agha-Soltan e che la donna nel video era morta.

Lo scompiglio nella vita della Soltani, 33 anni, insegnante di letteratura inglese Alla Islamic Azad University, non interessata alla politica e in procinto di partire per la Grecia per un convegno,, ebbe inizio il 20 giugno 2009 quando su YouTube comparve un video che mostrava una giovane donna dai capelli scuri a cui era stato sparato durante i disordini. Mentre stava morendo, col sangue che le colava dalla bocca, un signore anziano (forse il padre o il suo insegnante di musica) gridò ”Neda”.

I giornalisti di tutto il mondo cercarono di indentificare la vittima: il video non era del tutto chiaro e la testa era avvolta da un velo. Ad un certo punto fu identificata come Neda Agha-Soltan una studentessa di 26 anni iscritta alla stessa università dove insegnava la Soltani.

Qualcuno trovò il profilo della Soltani su Facebook col nome di Neda Soltan e copiò la sua foto, che ben presto apparve in tutto il mondo in televisione, sui giornali e su internet.

Agenti dei servizi segreti la prelevarano dalla sua casa fuori Teheran e la fermarono per essere interrogata. ”Mi chiesero davanti ad una videocamera di dire che ero ancora viva e cercarono di usarmi per screditare l’Occidente, facendomi dire che tutto era stato organizzato dagli occidentali”. La Soltani,  ha detto che alcuni degli uomini che la interrogavano erano armati e che la minacciarono di morte.

Si rivolse ad Amnesty International mentre gli interrogatori si facevano più frequenti, fino a quando, il 1 luglio i servizi segreti le chiesero conto delle telefonate che aveva fatto a Paesi occidentali, ad organizzazioni giornalistiche estere, ad amici, ad Amnesty International e la accusarono di spionaggio.

Il giorno dopo la Soltani riuscì a fuggire dall’Iran e vive attualmente in Germania che le ha dato asilo politico.