8 punti di Bersani e Beppe Grillo, Conclave e papa Benedetto XVI: prime pagine e rassegna stampa

Pubblicato il 4 Marzo 2013 - 09:05 OLTRE 6 MESI FA

Il Corriere della Sera: “Grillo avverte i parlamentari”. La maschera e le macerie. Editoriale di Beppe Severgnini:

Leggi anche: Bersani a Grillo: “Deciditi. O tutti a casa, anche tu”. Poi: “Ecco miei 8 punti”

“Beppe Grillo sembra affezionato alla parola «macerie». L’ha usata più volte, per descrivere la situazione italiana attuale e quella che verrà. In una intervista alla Bbc sostiene che «destra e sinistra si metteranno insieme e governeranno un Paese di macerie di cui sono responsabili». Ma durerà poco, prevede: un anno, al massimo. Poi «ci saranno nuove elezioni e una volta ancora il Movimento 5 Stelle cambierà il mondo».
In attesa di cambiare il mondo, vien da dire, proviamo a cambiare l’Italia? La demolizione talvolta è necessaria, per poter ricostruire; e Grillo certamente non s’è tirato indietro, quando si trattava di manovrare la benna. L’hanno aiutato, nell’operazione, i partiti tradizionali, incapaci di recepire la richiesta — anzi, la supplica — di cambiamento che saliva dalla Nazione. Abbiamo cominciato vent’anni fa, con il voto alla Lega iconoclasta e il plebiscito nei referendum di Mario Segni; poi l’apertura di credito verso Silvio Berlusconi e la speranza nell’Ulivo nascente. Ogni volta, all’illusione, è seguita la delusione”.

Travestimenti e caccia agli «infiltrati» Gli onorevoli cinquestelle debuttano a Roma, Articolo di Aldo Cazzullo:

“Nella domenica in cui i cardinali che devono eleggere il successore di Pietro girano per Roma conversando amabilmente con le troupe televisive, i grillini che devono decidere se partecipare all’elezione del successore di Schifani rifiutano anche solo di declinare le generalità. Il risultato, fuori dell’Hotel Saint John accanto a via Merulana — «è del Vaticano e non paga l’Imu, dovete scegliervi un altro posto!» reclama un militante —, è un bel pasticciaccio, anche divertente. Turisti americani increduli tentano di farsi largo in una folla di reporter. Due cronisti prendono una camera pur di non essere cacciati. A un tratto, il grido: «C’è Vignaroli!». E gli inviati anche stranieri si accalcano attorno a un bel ragazzo con l’orecchino dall’aria simpatica, tecnico Rai, che da dietro la vetrata fa ciao con la mano agli ex colleghi. Un passante rilascia un’intervista pensosa sul nuovo assetto delle istituzioni, fino a quando non gli scappa da ridere”.

La Repubblica: “Bersani: Grillo decida o tutti a casa”. La democrazia senza partiti. Editoriale di Gad Lerner:

“Ieri i neoeletti rivoluzionari 5 Stelle hanno avviato i preparativi per aprire il Parlamento «come una scatoletta di tonno», all’apparenza incuranti della drammaticità del momento. Lui medita, soverchiato dall’immensa responsabilità che gli tocca. Ma finora, dall’esterno, ha concentrato la sua vis polemica nel tentativo di frantumare l’ultimo partito che in Italia mantiene una significativa struttura nazionale, cioè il Pd. Altro che dialogo, collaborazione, alleanze. Grillo non demorde: Bersani è «fuori dalla storia»; e «quando si aprirà la voragine del Monte dei Paschi di Siena forse del pdmenoelle non rimarrà neanche il ricordo». La sua intenzione, a meno di un ripensamento, è estrema: ridurre anche il Pd a mero agglomerato di potentati locali, come di fatto sono già le altre formazioni politiche. Naturalmente s’impongono ottime ragioni per denunciare l’inadeguatezza burocratica degli apparati che sopravvivono alla crisi del sistema dei partiti. Lo stesso MoVimento 5 Stelle porta nelle istituzioni significative rappresentanze del solidarismo comunitario cresciuto in numerose vertenze territoriali, incomprese e respinte dalla forma-partito. Uno spirito civico, un’idea di pubblico, una spinta partecipativa che la politica non ha saputo riconoscere”.

La festa dei grillini in albergo “Ma poi deciderà tutto Casaleggio”. Articolo di Goffredo De Marchis:

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“Alcuni sorridono (soprattutto gli uomini), altri hanno il broncio (soprattutto le donne). Al piano interrato dell’hotel Saint John, che si chiama così per la vicinanza a San Giovanni in Laterano, i neoeletti del Movimento 5stelle celebrano la loro prima riunione. Seduti in circolo, si scambiano i numeri dei cellulari, scattano foto, si presentano e cominciano a discutere, ma sempre in febbrile attesa dell’arrivo di “Beppe” e dello “staff” che nel loro gergo significa Casaleggio, con il figlio Davide e l’altro collaboratore Filippo Pittarello. «Il Verbo è Gianroberto, decide lui».
Sono 163 deputati e senatori, frutto di una lunga traversata e di una straordinaria vittoria. Tanti giovani, tantissime le donne. All’esterno li attendono decine di giornalisti. Le tv hanno piazzato le telecamere per la diretta, i fotografi non si contano. Nella stretta via Matteo Boiardo, parallela di Via Tasso, dov’era il quartier generale delle SS, le auto in doppia fila bloccano il traffico. L’ingresso in albergo è vietato. La direzione ha piazzato fuori un addetto della Security e un dipendente della reception. Si entra solo con una scusa: mostrando il blister del Moment e mendicando un bicchiere d’acqua, chiedendo informazioni sui prezzi delle camere. Ai grillini l’assedio dei cronisti piace molto. «Dobbiamo prenderli per il culo», propone qualcuno nella sala al -1. La senatrice toscana Laura Bottici risponde ai flash fotografando lei con il tablet la marea umana dell’informazione”.

Il recupero del Cavaliere è soltanto una illusione E anche il Pd si è smontato. Scrive Ilvo Diamanti:

“Il Pdl e il Centrodestra hanno toccato il punto più basso della loro storia elettorale, che coincide con la biografia della Seconda Repubblica. Partiamo dai dati (che ricavo dal Dossier Lapolis dell’Università di Urbino). Il PdL ha ottenuto il 21,6% dei voti validi. Il 23,6% se si considerano anche i “Fratelli d’Italia” (e del PdL). Circa 14 punti meno delle precedenti elezioni, quando aveva superato il 37%. Ma 11 punti e mezzo in meno anche rispetto alle europee del 2009. Quanto alla coalizione, il discorso cambia poco. Il Centrodestra, guidato da Berlusconi, in questa consultazione, ha ottenuto il 29%. Cioè: quasi 18 punti meno del 2008.
In valori assoluti, la distanza rispetto alle precedenti elezioni appare ancor più eloquente (come ha rilevato puntualmente l’Istituto Cattaneo). Abissale. Il PdL, infatti, ha subito un calo di 6.300.000 elettori. E si è ridotto a circa metà, rispetto al 2008. La coalizione di Centrodestra, da parte sua, ha perso oltre 7 milioni sui 17 ottenuti nel 2008. Cioè, oltre 4 elettori su 10″.

La Stampa: “Bersani: o noi o il voto”. Il confine tra la risorsa e il disastro. Editoriale di Michele Brambilla:

“In poco tempo e a quanto pare con poche risorse, Beppe Grillo ha fatto un capolavoro. Neanche Berlusconi nel 1994, al suo primo colpo, era arrivato a tanto. Il Movimento Cinque Stelle non si è limitato a vincere le elezioni. Dà anche l’impressione di poter cambiare, e radicalmente, l’andazzo della politica italiana e perfino lo stile di vita di tutti noi: dal modo di comunicare fino a un ripensamento di tante idolatrie dei nostri tempi come il mito della crescita eterna e la sottomissione incondizionata agli onnipotenti Mercati. Quella dei grillini è anche, indubbiamente, una lezione: impartita ad almeno un paio di mondi che improvvisamente si sono scoperti vecchi. Per primo al nostro mondo dell’informazione. Un mondo lento a capire quello che si agita nel profondo del Paese, e così supponente dal pensare di esorcizzare un problema dandolo per abortito, magari per via di qualche lite interna di provincia (lo stesso errore che fu compiuto nei primi Anni Novanta con la sottovalutazione della Lega)”.

”Scandali e potere Dal Conclave uscirà una Curia riformata”. Articolo di Andrea Tornielli:

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“Una riforma della Curia, per renderla più snella e trasparente nella sua gestione e farla tornare a essere soltanto un agile strumento al servizio del Papa, fuori dai veleni di Vatileaks, delle cordate e delle lotte di potere. È questo uno dei punti fermi che ricorre nei dialoghi tra i cardinali che stamani cominceranno a discutere le priorità nell’agenda del successore di Joseph Ratzinger. «Esiste un’immagine certamente falsata della Curia romana a motivo di certe campagne mediatiche – confida a La Stampa uno dei cardinali elettori da poco arrivato a Roma che negli ultimi giorni si è già potuto confrontare con diversi altri confratelli – ma non c’è dubbio che troppo spesso certi ecclesiastici offrono l’occasione di scrivere certi articoli. Ne sono convinto: ciò che è accaduto negli ultimi anni peserà sulle scelte del Conclave». Negli incontri informali, soprattutto tra i porporati stranieri, si iniziano a delineare due aspetti della possibile riforma della Curia. Il primo riguarda la riduzione e l’accorpamento delle strutture: «Vari pontifici consigli oggi esistenti – da quello per la famiglia a quello per la pastorale sanitaria – potrebbero confluire nel dicastero per i laici. Le competenze sui migranti e “Cor Unum” potrebbero essere attribuite al pontificio consiglio per la Giustizia e la pace. La Curia va semplificata, non deve governare la Chiesa, ma prestare un servizio al Papa». Un secondo aspetto della riforma riguarda i casi emersi di recente, la gestione delle finanze, vatileaks, i casi di immoralità. «A questo riguardo, dopo un ricambio delle persone nei posti chiave, si potrebbe prevedere di eliminare l’automatica inclusione dei capi dicastero curiali nel collegio cardinalizio, anche per prevenire il carrierismo. I sacerdoti devono venire in Curia per lavorare, non per far carriera», spiega il cardinale”.

Nella favela romana dove vivono le colf dei Parioli. Articolo di Flavia Amabile:

“I resti delle baracche nell’acqua del fiume marrone e maleodorante. Fango ovunque e l’odore acre di plastica bruciata nell’aria. Polli, cani che abbaiano quando sentono un estraneo, reti arrugginite a fare da cancello e recinzione. Sembra Manila, e invece è Roma. Il fiume è l’Aniene che in questo punto sfocia nel Tevere, e questa è la sua piccola «città della gioia», la sua favela più duratura.
Sono vent’anni che generazioni intere di filippini vivono qui e vanno a lavorare nelle belle case dei Parioli a spolverare soprammobili e accompagnare bambini capricciosi a scuola per poi tornare a dormire come tutti nella loro casa, con la differenza che la loro non è davvero una casa, ma una baracca su un fiume melmoso, tetto di lamiera, pareti di legno e muratura, l’acqua che per alcuni arriva dal campo nomadi vicino, le fogne che non esistono, l’energia elettrica da dividere perché non ce n’è abbastanza per tutti”.

Il Giornale: “Ecco che cosa vuole il Pdl”. I politici da carnevale ora rischiano il suicidio. Editoriale di Vittorio Feltri:

Ma quale quaresima, qui è sempre carnevale e il ballo postelettorale è in maschera. Sappiamo come è an­dato lo spoglio, ma ancora ne igno­riamo gli sviluppi pratici. Di solito il governo lo fa chi ha vinto alle urne. In questo caso, per la prima volta nella storia della Repubblica, nessuno è in grado di proclamarsi vincitore, né, tantomeno, di dare vita a un esecutivo. Sulla carta la «maglia rosa» toccherebbe a Pier Luigi Bersani, che ha conquistato alla Camera il gran premio di maggioranza e, quindi, una quan­tità esorbitante di deputati. Nonostante ciò il se­gretario del Pd non ha la possibilità di farla da pa­drone: aspetta una mossa del presidente Giorgio Napolitano. Il quale, tuttavia, pur avendo in pas­sato offerto buone prove come politico creativo, in questa circostanza brilla per titubanza. Chiun­que al suo posto traccheggerebbe quanto lui. Tutti i partiti hanno predicato per mesi l’esi­genza di aprire le porte al nuovo”.