Abolizione Senato, Grillo e Casaleggio, Erdogan: prime pagine e rassegna stampa

di Redazione Blitz
Pubblicato il 31 Marzo 2014 - 08:15 OLTRE 6 MESI FA

Il Corriere della Sera: “No, il Senato non sarà più elettivo”. I demolitori in ordine sparso. Editoriale di Angelo Panebianco:

Per gli alti tassi di astensione che le caratterizzano, e per la loro natura di consultazioni sui generis (i cittadini non vengono chiamati a decidere della formazione di un governo), le elezioni europee non sono mai davvero rappresentative dei reali orientamenti degli elettorati. E quasi mai anticipano quanto accadrà nelle successive elezioni politiche nazionali. Non abbiamo motivo di pensare che le consultazioni europee di maggio possano essere diverse. Nonostante ciò, sappiamo che i loro risultati avranno comunque conseguenze. Sull’Europa (intesa come Unione) e anche, più ambiguamente, sugli equilibri politici dei diversi Paesi. Sappiamo, inoltre, che, proprio a causa dell’alto tasso di astensione — praticamente, si tratta di un copione già scritto — le prossime elezioni europee saranno una specie di saga di quelli che, apparentemente, si presentano come gli sfasciacarrozze. Sarà il trionfo di tutti coloro che vorrebbero demolire, in tutto o in parte, l’Unione Europea così com’è.
Il fronte (europeo) anti-Unione che si va formando, galvanizzato anche dal successo di Marine Le Pen nelle elezioni amministrative francesi, è assai eterogeneo, in esso si riflettono le diverse specificità nazionali. Per esempio, se non fosse perché in campagna elettorale tutto fa brodo e nessuno guarda troppo per il sottile, l’incompatibilità di fondo fra gli scopi dei lepenisti e quelli dei leghisti italiani (e movimenti europei analoghi) dovrebbe saltare subito agli occhi.

Per i sondaggisti il voto animalista può valere fino al 7%. Scrive Alessandra Arachi:
Il voto su cani e gatti divide i sondaggisti. Silvio Berlusconi ha buttato sul tappeto la sua nuova campagna elettorale e questa volta l’ha dedicata agli animali: «Ci sono 150 mila cani abbandonati, adottiamoli», sperando di attirare il voto degli italiani animalisti. Ma sulla bontà di questa campagna gli addetti ai lavori che misurano le tendenze di voto degli italiani si dividono. C’è chi, come Nicola Piepoli, non ha dubbi: «Sarà un ottimo traino, è una gran bella trovata». E chi, come Roberto Weber di Ixè, decreta invece che questa campagna non porterà voti aggiuntivi a Forza Italia. O anche chi, come Antonio Noto di Epr, fa alcuni distinguo per decretarne il successo. Nicola Piepoli ha preso carta e penna e ha calcolato: «Secondo Berlusconi le famiglie dove abitano animali domestici sono 10 milioni, ma io credo che questa sia una stima prudenziale, e calcolo che le famiglie siano invece 12 milioni, ovvero il 40-45% del totale delle famiglie italiane. Ciò equivale a 25 milioni di potenziali elettori e a 2 milioni e mezzo di elettori reali aggiuntivi, il 7% dei voti in termini relativi.

La prima pagina di La Repubblica: “Renzi a Grasso: sul Senato non mollerò”.

La Stampa: “Il Senato di Renzi con 148 membri ma nessun eletto”.

Grillo e Casaleggio, stavolta sì all’appello. Scrive Jacopo Iacoboni:

Stavolta Grillo e Casaleggio firmano l’appello degli intellettuali promosso da Libertà e Giustizia, che denuncia «la svolta autoritaria» verso una «democrazia plebiscitaria». E bisogna andare dentro questa storia perché potrebbe essere la spia di qualche sommovimento, anche pensando al voto imminente.
Mentre un altro appello – subito dopo le politiche, per fare delle cose insieme – era stato bruscamente rispedito al mittente da Grillo, anche con l’irrisione di quegli intellettuali, ieri il fondatore e cofondatore del Movimento cinque stelle hanno sposato in pieno il testo di L&G, rilanciandolo sul blog (unica aggiunta, una grande foto di Licio Gelli). Incapaci di stare assieme ad altri per governare, potrebbero fare strada comune al riparo dell’opposizione. Vedremo.

Erdogan sconfigge anche gli scandali. Articolo di Marta Ottaviani:

Lo hanno accusato di avere rubato. Di avere creato problemi a uomini d’affari non allineati. Di aver fatto pressioni sulla stampa. Di aver cercato di provocare una guerra contro la Siria. Di avere un’amante, lui e suo figlio. Eppure, nonostante tutte queste cose, a cui va aggiunta la repressione del movimento di protesta di Gezi Park l’estate scorsa, il premier turco Recep Tayyip Erdogan ha vinto un voto amministrativo che era un referendum sulla sua leadership e lo ha fatto nel migliore dei modi possibili, almeno stando ai primi risultati parziali.
I risultati definitivi arriveranno solo nelle prime ore di questa mattina, ma l’Akp, il Partito islamico-moderato per la Giustizia e lo Sviluppo al governo, sembrerebbe aver mantenuto il controllo di Istanbul, dove vota un quinto del bacino elettorale del Paese, e forse anche la capitale Ankara, anche se il Partito Repubblicano del Popolo, il Chp, principale voce dell’opposizione, sostiene di essere in testa.

Il Giornale: “La rivolta del Senato”. Le idi di marzo. Editoriale di Alessandro Sallusti:

Era marzo a Roma quando un gruppo di senatori, circa sessanta narrano gli storici, mise in atto il com­plotto che portò alla morte di Giulio Cesare, divenuto trop­po potente per i custodi della Repubblica. Le idi di marzo, appunto, si stanno ripetendo oltre duemila anni dopo. E, come allora, tra i complottisti si mischiano paure di tiran­nia, invidie e gelosie nei con­fronti dell’uomo vincente e amato dal popolo. Per questo la riforma che abolisce il Sena­to così come lo conosciamo oggi, decisa nell’incontro tra Renzi e Berlusconi, non si de­ve fare. Lo ha detto chiaro il presidente dei senatori Gras­so ( dando probabilmente vo­ce al pensiero di Napolitano) in un’intervista pubblicata ie­ri da La Repubbli­ca subito sot­toscritta da oltre venti senato­ri della sinistra e sulla quale converge una strana maggio­ranza che va da Grillo a Ven­dola. Proprio come il Cesare dell’antica Roma, ieri Renzi ha replicato stizzito: «Voi di­fendete solo lo status quo », la­sciando intendere che oggi il governo varerà comunque il disegno di legge per l’aboli­zione. Che rimarrà carta straccia fino all’approvazio­ne dei due rami del Parlamen­to. Cioè, temo, per sempre.