Agenda Monti, Berlusconi, Imu e aumenti bollette: la rassegna stampa

di Redazione Blitz
Pubblicato il 28 Dicembre 2012 - 10:19 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Magistrati candidati, un caso. Il Corriere della Sera: “Quattro magistrati si presenteranno alle elezioni politiche. Pietro Grasso, Procuratore nazionale antimafia, si candiderà con il Pd. Mario Monti tratta per la lista unica, il Vaticano lo appoggia. Berlusconi lo critica in tv. La Rai contro il leader del Pdl.”

Il «cantiere» lista Monti Casini: no a opportunismi. L’articolo a firma di Alessandro Trocino:

“Lista unica o liste separate? Il tormentone rischia di durare ancora qualche giorno, perché si stanno valutando convenienze politiche, compatibilità, rivalità e opportunità di marketing elettorale. Entro Capodanno si avrà una parola definitiva, ma già oggi Mario Monti dovrebbe incontrare gli altri partner. Intanto Pier Ferdinando Casini descrive così la situazione: «Stiamo al lavoro per un’area di responsabilità nazionale. Ci sarà spazio per tutti coloro che credono nel valore della buona politica e nell’impegno della società civile». Poi aggiunge una postilla non irrilevante: «Non dovrà esserci spazio per opportunismi dell’ultima ora». Chiaro riferimento alla corsa a salire sul carro di Monti, che si è già messo in moto, direzione Parlamento, anche se il suo conducente non ha ancora sciolto la riserva definitiva e resta appeso alla sua definizione di «super partes». Secondo Pietro Ichino, uscito con molto clamore dal Pd, «al Senato ci sarà una lista unica, perché la legge elettorale costringe a questa scelta, ma so che si sta lavorando per arrivare allo stesso risultato per la Camera». Ma anche Ichino aggiunge una postilla simile a quella di Casini: «Le liste saranno poi passate al vaglio di Monti per evitare che si possa riciclare la vecchia politica».”

Sostegno del Vaticano: vuole recuperare la politica alta e nobile. L’articolo a firma di Gian Guido Vecchi:

“Oltretevere i segni non sono mai casuali. E in questo senso è importante anche l’appello all’Italia lanciato a Natale da Benedetto XVI nel suo messaggio Urbi et Orbi: un invito a favorire «lo spirito di collaborazione per il bene comune» e a «riflettere sulla gerarchia di valori con cui attuare le scelte più importanti». Alla stima profonda che lega i due coetanei Benedetto XVI e Napolitano si aggiunge, spiegano da tempo Oltretevere, il «particolare rapporto» di stima tra il Papa e il premier italiano. Proprio ieri il segretario del Pdl, Angelino Alfano, diceva che «la Chiesa non sponsorizza Monti, ma nella sua ottica universale spinge per l’impegno politico di tutti i cattolici», sostenendo peraltro che «la nostra sensibilità è più coerente con l’impianto dei valori» della Chiesa. Ma l’ampia nota politica dell’Osservatore, firmata a pagina 2 da Marco Bellizi, sembra riferirsi proprio a Berlusconi e al suo partito quando dice che l’espressione «salire in politica» di Monti «è stata accolta con ironia, in qualche caso con disprezzo». E aggiunge: «Ma si nota la sintonia con il messaggio ripetuto in questi anni dal presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano, non a caso un’altra figura istituzionale che gode di ampia popolarità e alla quale tutti riconoscono il merito di aver individuato proprio nel senatore a vita l’uomo adatto a traghettare l’Italia fuori dai marosi della tempesta finanziaria».”

Berlusconi: il premier? Rango inferiore. L’articolo a firma di Lorenzo Fuccaro:

“Berlusconi nega che ci sia una un esodo verso i gruppi filomontiani («se ne sono andate due o tre persone senza voti») e lancia un avvertimento al Carroccio. «Se la Lega non confermasse l’alleanza con il Pdl, perderebbe influenza a livello nazionale e perderemmo non solo la Lombardia ma anche Piemonte e Veneto». Il Cavaliere dice di lavorare per trovare «un’intesa con Maroni, non gli ho offerto il ruolo di vicepremier tuttavia, come è logico che sia, se a un partito va la presidenza all’altro va la vicepresidenza». Concetti ripetuti anche da Alfano: «Noi abbiamo dato la disponibilità a sostenere Maroni in Lombardia. O insieme in Lombardia e alle politiche oppure separati». Ma Maroni respinge il diktat e pone, a sua volta, come vincolo per un’alleanza il sostegno al progetto della macroregione del Nord. «Nessuno scambio, men che meno per le poltrone romane — dice l’ex ministro —. Valuteremo attentamente tutte le condizioni, ma siamo pronti a correre da soli. Attendiamo di capire che cosa ha in mente Berlusconi. Noi abbiamo le idee chiare, lui sa quali sono le nostre condizioni. C’è ancora qualche giorno di tempo dopo di che la decisione sarà presa».”

La Rai: spazi adeguati per tutti i leader. L’articolo a firma di Giovanna Cavalli:

“Un presenzialismo che Matteo Orfini, responsabile Cultura e informazione del Pd, definisce «una ossessiva mania di stalking nei confronti del paese». Per quanto riguarda il Tg1 delle 20, tuttavia, i dati dell’Osservatorio di Pavia, dal 10 dicembre (insediamento del direttore Mario Orfeo) a oggi, la classifica delle presenze vede Monti al primo posto, secondi a pari merito Berlusconi e Bersani, terzo Casini, mentre il Pdl nel complesso batte il Pd di 6,5 punti. Ora, mentre l’onorevole Roberto Zaccaria del Pd (ex presidente Rai) accusa Berlusconi di aver usato Unomattina per un comizio ininterrotto, Maurizio Gasparri osserva che «se ci va Monti nessuno si meraviglia, la sinistra è palesemente faziosa» e Giorgio Lainati (sempre Pdl) la ritiene mossa «da odio personale». Il segretario Angelino Alfano rovescia la prospettiva: «Alla Rai hanno sbagliato i conti. Non si può non considerare l’inondazione mediatica del Pd per le primarie. Che dire poi del premier Mario Monti che sta in video due ore per spiegare le sue ragioni della propria candidatura? In tv siamo molto in credito». Sulla conferenza di fine anno del premier dimissionario, il Pdl ha polemizzato anche in Vigilanza. «Per consentire la diretta è stato soppresso il Tg2 del pomeriggio» notava Alessio Butti. «Un’occasione istituzionale è stata usata a scopi politici» rimarcava sempre Gasparri.”

Grasso in corsa con il Pd Il Pdl: così toghe meno libere. L’articolo a firma di Mariolina Iossa:

“Già ieri, tuttavia, le reazioni non sono mancate. Riaprendo la polemica sull’opportunità che un magistrato faccia politica, tutto il Pdl si è detto contrario. Il presidente dei senatori del Pdl Maurizio Gasparri si è rivolto direttamente a Grasso: «Pur rispettando il procuratore e il suo impegno nella magistratura, gli chiedo: con questa sua scelta ritiene di aver rafforzato o indebolito il concetto di indipendenza della magistratura, già così messo a dura prova da troppi togati?». In attesa della risposta, interviene Angelino Alfano, che si dice «molto rammaricato» dalla notizia perché «Grasso era un patrimonio nella lotta alla mafia. Questa sembra la risposta di Bersani alla candidatura di Ingroia». Fabrizio Cicchitto «al netto della stima che nutriamo per il dottor Grasso», giudica «paradossale e francamente inquietante che alcuni dei magistrati in prima linea nella lotta alla mafia entrino in politica». Gli attacchi del Pdl costringono il Pd a chiarire subito qualche aspetto, anche prima della conferenza stampa. Tre i punti: primo, i contatti tra il capo dei pm antimafia e i democratici sono iniziati prima della crisi del governo Monti; secondo, soltanto dopo l’Epifania si saprà in quale collegio correrà il procuratore; terzo, la scelta di Grasso non è maturata in chiave alternativa alla figura di Antonio Ingroia. «Non è nel nostro stile presentare candidature della magistratura ispirate al “dipietrismo”. Quello di Grasso — spiegano dal Pd — è un nome giusto da spendere per la sua storia, il suo equilibrio e il suo impegno». Non solo Pdl, comunque. L’arrivo di Grasso sulla scena politica non piace anche ai Fratelli d’Italia (per Massimo Corsaro «il passaggio da un potere all’altro può sempre suonare sospetto») e a Francesco Barbato dell’Idv, che giudica la scelta di Grasso «un colpo basso alla democrazia». Perplesso Pietro Ichino: «Sulla persona non posso che dire bene, sul passaggio così rapido dalla magistratura alla carica parlamentare sarebbe opportuno prevedere un intervallo che separi nettamente le due funzioni».”

I numeri dei sondaggisti e la gara per il Senato: il rischio del pareggio c’è. L’articolo a firma di M.Antonietta Calabrò:

“«Per i dati che stiamo raccogliendo in questi giorni», spiega Renato Mannheimer dell’Ispo, docente di Analisi dell’opinione pubblica, «al Senato siamo veramente sul filo di lana». Mannheimer parla di un possibile riproporsi «dello spettro del 2006» e concorda: «Tutto si giocherà in Lombardia, che assegnerà ben 49 seggi senatoriali». I fattori che rendono la Lombardia determinante sono almeno tre. Il primo riguarda quello che possiamo chiamare l’effetto election day e cioè, spiega Alessandra Ghisleri, di Euromedia research (che fornisce i sondaggi a Silvio Berlusconi), «l’effetto trascinamento della corsa a presidente della Regione dei tre candidati, Umberto Ambrosoli, Bobo Maroni, e Gabriele Albertini, sul voto dei collegi del Senato per le politiche». Un trascinamento che potrebbe spostare fino al 5 per cento degli elettori. Anche considerando le differenze dei collegi in cui i candidati sono più forti (Maroni in Lombardia 2 e 3, cioè Varese e Brescia, Albertini e Ambrosoli su Milano e Monza). Il secondo fattore è la redistribuzione dei seggi in base al censimento del 2011 che attribuiscono due scranni in più a Palazzo Madama alla regione lombarda, rispetto al 2008 e a scapito della Campania (-1) e della Sicilia (-1). Ma è il terzo ed ultimo, il vero elemento fondamentale, quello che farà la differenza: cioè i due scenari completamente diversi che si delineeranno a seconda che il Pdl riuscirà o no a stringere l’accordo elettorale con la Lega Nord. «È questo il vero, ultimo tassello che dobbiamo conoscere per mandare a posto tutti gli elementi del puzzle» spiega D’Alimonte.”

Via a mini patrimoniale e tobin tax. Ecco tutte le imposte sul risparmio. L’approfondimento a firma di Marco Sabella:

“Sotto l’albero di Natale del 2012 un dono sgradito era riservato ai risparmiatori. La piccola patrimoniale sull’investimento finanziario — probabilmente un primo assaggio di altre imposte patrimoniali destinate a entrare nell’agenda e nel lessico della politica economica nel 2013 — passerà a partire da gennaio dall’1 per mille all’1,5 per mille. In pratica come già previsto per l’anno che sta per concludersi tutti gli strumenti e i prodotti finanziari — fondi, polizze, azioni, obbligazioni, titoli di Stato e buoni fruttiferi postali — pagheranno un’imposta pari, appunto, all’1 per mille del loro valore di mercato, che salirà all’1,5 per mille a partire dal prossimo anno. Salta, nel computo della nuova imposta sugli investimenti il tetto massimo di 1.200 euro e l’aliquota si applicherà integralmente all’intero capitale investito, senza limiti superiori. Rimane, per contro, un limite inferiore di 34,2 euro, analogo a quello del bollo sui conti correnti (che in questo caso, tuttavia, è applicato solo per giacenze superiori ai 5 mila euro).”

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“I nuovi mercati sognano l’Italia Per questo abbiamo un futuro d’oro”. La Stampa: “Il re del cashmere è stato l’unico a quotarsi alla Borsa di Milano durante l’anno “Sarà ancora dura, ma a lungo termine il meglio per il nostro Paese deve arrivare”. L’articolo a firma di Luca Ubaldeschi:

“La sua azienda è stata l’unica a quotarsi alla Borsa di Milano nel 2012. Un record impreziosito dall’andamento del titolo: il 27 aprile le azioni Brunello Cucinelli hanno debuttato a 7,75 euro, oggi viaggiano stabilmente sopra i 13. D’altronde, il fatturato di questa impresa nata da un’intuizione nel 1978 – colorare i pullover in cashmere – è cresciuto costantemente in doppia cifra, anche in questi anni di recessione, passando dai 120 milioni del 2007 ai 280 attesi quest’anno, con utili superiori ai 20 milioni a fine 2011. Al punto che l’imprenditore umbro ha deciso di regalare un premio extra di cinque milioni ai suoi 783 dipendenti, poco più di 6 mila euro a testa distribuiti alla vigilia di Natale. Un successo imprenditoriale, insomma. Eppure, durante un colloquio di oltre un’ora per preparare questa intervista, Brunello Cucinelli ha raccontato la storia sua e della sua azienda senza pronunciare mai – mai – espressioni come «budget», «Ebitda» o «tassi di interesse». Ha invece parlato di umanesimo e di moralità, del suo sogno di diventare un monaco, di Socrate e della passione per l’imperatore Marco Aurelio («Un genio dell’umanità»), dell’importanza di vivere in un borgo umbro del Trecento – Solomeo – che ha restaurato e in cui ha sede l’azienda o delle regole organizzative che si è dato (alle 18 gli uffici chiudono, anche per il titolare, e si fa altro).”

Obama ha solo 3 giorni per evitare il fiscal cliff. L’articolo a firma di Paolo Mastrolilli:

“Questione di giorni, quasi di ore ormai, per evitare la tempesta economica perfetta che aspetta gli Usa a mezzanotte del 31 dicembre. A quell’ora, infatti, comincerà la discesa nel “fiscal cliff”, mentre lo stato raggiungerà il tetto del debito massimo che può contrarre. In assenza di interventi dell’ultimo momento da parte del Congresso, improbabili secondo il leader democratico al Senato Reid, l’America rischierà la recessione. Nell’estate del 2011, il presidente Obama e lo Speaker repubblicano della Camera Boehner non trovarono l’accordo sui tagli alla spesa e gli aumenti alle tasse da fare per affrontare il problema del debito, provocando il primo “downgrade” nella storia degli Usa da parte delle agenzie di rating. Quindi decisero che lo stato avrebbe potuto prendere i prestiti necessari ad evitare il default, ma dal gennaio 2013 sarebbero scadute una serie di agevolazioni fiscali, e scattati tagli automatici alla spesa per 1,2 trilioni in dieci anni.”

Stangata su bollette e servizi. Da gennaio aumenti fino al 6%. L’articolo a firma di Barbara D’Amico:

“È un 2013 salatissimo quello che attende le famiglie italiane, costrette a pagare di più non solo luce, gas e riscaldamento ma anche i servizi aeroportuali, il canone Rai e persino il conto bancoposta. L’allarme lo lanciano Adusbef e Federconsumatori partendo dai rincari sulla corrente che oggi l’Autorità per l’energia dovrebbe confermare. Analizzando il settore trasporti, dal primo gennaio, secondo le tabelle delle associazioni, ogni nucleo sarà gravato da circa 132 euro in più per sostenere la spesa carburante, nonché da una maggiorazione di 38 euro per quanto riguarda le tariffe autostradali e di ben 61 euro per l’assicurazione auto. Gli aumenti sono ormai confermati anche per le tariffe aeroportuali, con un incremento di circa 8,50 euro a biglietto.”

Il top player. Il Corriere della Sera: “Jovetic: «Se sto bene non mi ferma nessuno solo la Juve è più forte della Fiorentina».” L’articolo a firma di Alessandro Bocci:

“Seduto su una poltroncina bianca del centro sportivo, Stevan Jovetic dribbla il futuro e si concentra sul presente. È inutile spingersi troppo in avanti se quello che vedi ti riempie il cuore e ti rende felice. A maggio ci sarà tempo per parlare con Andrea Della Valle e prendere, insieme al presidente, la decisione migliore. Oggi Jo-Jo, il top player viola, è concentrato sulla nuova Fiorentina che nessuno, neppure lui, si immaginava tanto bella. Stevan che anno è stato il 2012? «Il migliore della mia carriera, a parte un paio di infortuni. Mai ho segnato così tanto e con tanta continuità». Ormai la considerano un campione: lei è d’accordo? «Tocca a voi giudicare. Per quanto mi riguarda penso a migliorare, a fare gol, ad aiutare la squadra. So che il 2012 è stato buono, ma credo che il 2013 possa essere anche migliore». Messi o Ronaldo: chi sceglie? «Verrebbe naturale dire Messi. Ma per me sono sullo stesso piano: Ronaldo ha vinto lo scudetto con il Real e ha trascinato il Portogallo, che è una buona squadra ma non eccezionale, sino alle semifinali dell’Europeo». Da giovane straniero cosa ne pensa dei giovani italiani? «Mi ha colpito El Shaarawy. Non è facile a vent’anni caricarsi il Milan sulle spalle e trascinarlo fuori dai guai. Lui lo ha fatto con semplicità, segnando a ripetizione e lavorando sempre nell’interesse della squadra. Gli auguro di continuare così».”