Aldo Moro, uomo ‘ndrangheta in via Fani: è Antonio Nirta

di redazione Blitz
Pubblicato il 21 Gennaio 2016 - 12:22 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Aldo Moro, spunta la pista della ‘ndrangheta nel sequestro del segretario della Dc. A far indirizzare le indagini verso questa nuova strada, spiega Italo Carmignani sul Messaggero, è un particolare della foto in bianco e nero della tragedia di via Fani a Roma il 16 marzo del 1978. C’è un uomo con la sigaretta che guarda con aria indifferente. Quell’uomo sembrerebbe essere Antonio Nirta, calabrese, esponente della ’ndrangheta, confidente del generale Francesco Delfino, già implicato nelle stragi di terrorismo e, secondo alcuni pentiti, vicino ai servizi segreti deviati.

Scrive Carmignani sul Messaggero:

“A 38 anni da quello scatto firmato dal reporter Gherardo Nucci, la commissione parlamentare, presieduta da Giuseppe Fioroni, cerca di dare un profilo all’uomo misterioso comparandolo con la faccia di Antonio Nirta, calabrese, esponente della ’ndrangheta, confidente del generale Francesco Delfino, già implicato nelle stragi di terrorismo, già raccontato vicino ai servizi segreti deviati. E senza alzare i toni, la commissione si chiede: perché l’uomo con la sigaretta era sul luogo della strage e chi l’aveva mandato?

La foto arriva dall’archivio della Procura di Perugia, dopo essere transitata in quello del Messaggero. Nella città dei baci, l’immagine arriva quando il pool dei magistrati (…) cerca di dare un autore (venne indagato e assolto Carminati) e un mandante (venne indagato e assolto Andreotti) all’omicidio di Mino Pecorelli, giornalista a conoscenza, come Moro, di tanti segreti italiani. Anche per Pecorelli si segue per un po’ la pista dei calabresi. E così si arriva all’interrogatorio di Ubaldo Lauro, collaboratore di giustizia”.

Laura parla molto di Nirta:

“Dice: «…a dire del Palamara, Antonio Nirta era un infame e confidente del Generale Delfino». E aggiunge: «Nirta e i De Stefano erano infami, tragediatori e legati ai Servizi Segreti dice Pasquale Condello… E Pasquale Condello dice realtà».

L’ipotesi di Nirta coinvolto nel rapimento di Aldo Moro e addirittura infiltrato nelle Brigate rosse era circolata negli anni ’90, quando nell’ambito del processo “Moro quater”, il pm Antonio Marini interrogò il pentito di ‘ndrangheta Saverio Morabito circa quello che l’organizzazione criminale calabrese aveva saputo sul delitto. E Morabito confermò a modo suo, annuendo e spiegando: «Nirta fu fisicamente presente al rapimento Moro». Ora parla la foto”.

All’epoca fu lo stesso fotoreporter Nucci a consegnare al pubblico ministero che coordinava le indagini sul sequestro Moro, Luciano Infelisi, quella foto. Ma, scrive Carmignani sul Messaggero,

“la contraddizione è in agguato: alla commissione di Fioroni, Infelisi ora racconta che gli scatti non avevano particolare importanza. Ma un cronista dell’Unità dell’epoca spiega il contrario con un dettaglio: aver notato nelle stanze della questura delle gigantografie di quelle stesse foro appese, con i volti dei personaggi sullo sfondo cerchiati in rosso, anche se negli archivi non ce n’è traccia. Un cerchio rosso avrebbe indicato proprio Antonio Nirta. Già allora, quindi, correva il sospetto. E ancora. Il primo maggio del 1978, Benito Cazora, deputato Dc vicino alla famiglia Moro, disse al telefono: “Dalla Calabria mi hanno chiamato per informarmi che in una foto presa sul posto quella mattina si individua un personaggio a loro noto”. A chi si riferisce Cazora? Sicuramente alla ‘ndrangheta e probabilmente a un loro affiliato. Il doppiogiochista Antonio Nirta, detto Toni “Due Nasi”. Chissà perché”.

(Foto Lapresse)