Allarme erosione in Italia: a rischio una spiaggia su tre

di Redazione Blitz
Pubblicato il 18 Agosto 2014 - 22:44 OLTRE 6 MESI FA
Allarme erosione in Italia: a rischio una spiaggia su tre

La spiaggia di Ostia a Roma

ROMA – Allarme erosione in Italia: a rischio è una spiaggia su tre. A dipingere questo quadro estremamente grave, è un articolo di Valeria Arnaldi pubblicao sul Messaggero. La costa laziale è tra le più minacciate in quanto bassa e sabbiosa: ad Ostia, il “ripascimento” dell’arenile è fallito e il livello del mare sale di 1,8 millimetri l’anno. La situazione è preoccupante anche nel resto del mondo, dove l’innalzamento delle acque avviene ancora più velocemente che nel Mediterraneo. Scrive Valeria Arnaldi:

“Campi Flegrei, alto Adriatico, piane costiere del Tirreno, Sardegna, Calabria ionica, isole Eolie. Ma anche la costa laziale a nord e a sud di Roma, la Versilia, la foce del Volturno e del Po, la laguna Veneta. Sono alcune delle località più belle e attrattive dal punto di vista turistico le zone dove più forte è il rischio di erosione e arretramento della costa. Circa un terzo delle nostre spiagge è a rischio. Il livello del Mar Mediterraneo sale ogni anno di 1,8 millimetri, mangiando le nostre spiagge e aumentando la possibilità di allagamenti. Dunque, rischiando di mettere in pericolo molte delle nostre bellezze. A lanciare l’allerta è uno studio dell’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia che negli ultimi dieci anni ha analizzato la variazione delle coste del Mediterraneo, appunto, per fotografarne lo stato attuale e verificare le aree di maggiore subsidenza, ossia quelle dove l’aumento del livello marino è più evidente per il progressivo abbassamento verticale del fondale”.

“‘La risalita delle acque nel Mediterraneo di circa 1,8 millimetri l’anno, a fronte dei 3,2 millimetri su scala globale – dice Marco Anzidei, primo ricercatore Ingv e coordinatore dello studio – documenta nel nostro mare un innalzamento più basso della media, che rischia però di far vedere prima i suoi effetti proprio nelle aree che tendono a scendere verso il basso per motivi geologici e antropici. Il mare trasporta via la sabbia e le spiagge si riducono di ampiezza. In alcune zone la progressiva erosione sarà facilmente riscontrabile a occhio nudo. Un esempio per tutti, la costa laziale, bassa e sabbiosa, dunque facilmente erodibile». La costa italiana è a rischio e lo sono pure quelle di Grecia e Turchia”.

“I tempi sono lunghi ma non lunghissimi, secondo le previsioni dell’Intergovernmental Panel on Climate Change, che stima l’aumento di livello del mare di circa un metro entro fine secolo e di oltre due entro il 2200, «con conseguente arretramento delle coste e danni alle strutture»”.

“I FIUMI E LE DUNE E i ritmi di innalzamento potrebbero aumentare: a far crescere il mare sono i cambiamenti climatici e il riscaldamento globale. «Il ciclo naturale della spiaggia prevede momenti di avanzamento alternati a fasi erosive – spiega Giorgio Zampetti, responsabile scientifico Legambiente – Il problema ora c’è perché si è rotto l’equilibrio, intervenendo sui fiumi che portavano sedimenti, con dighe e sbarramenti, e sulle spiagge. Le dune di sabbia che le delimitavano erano un serbatoio che compensava quanto portato via dalle mareggiate. I tratti di costa ancora in condizioni naturali sono pochi». Tra le zone a rischio erosione, pure Alta Toscana, Basilicata ionica e Marche. «Non possiamo dire quanto l’innalzamento del mare sia un fenomeno naturale e quanto invece dipenda dall’uomo – precisa Anzidei – Di fatto, ad oggi, un contributo importante potrebbe venire dalle politiche per la riduzione del gas serra». E da diverse strategie di gestione delle coste stesse. «Spesso per combattere l’erosione si effettuano interventi molto impattanti e rigidi, come le scogliere artificiali, che non portano reali benefici – conclude Zampetti – Bisognerebbe optare per azioni meno forti e più durature. Ad Acciaroli, in Campania, si sta effettuando la ripiantumazione della posidonia, pianta acquatica con effetti antierosione». E in Toscana si studia un progetto basato su filari di cozze usati come barriere per ridurre l’impatto delle onde. La Natura sfida se stessa”.