Antonio Socci. La rivoluzione: Papa Francesco si libera dei “padroni”

Pubblicato il 15 Luglio 2013 - 14:30 OLTRE 6 MESI FA
Antonio Socci. La rivoluzione: Papa Francesco si libera dei "padroni"

Antonio Socci. La rivoluzione: Papa Francesco si libera dei “padroni”

ROMA – Antonio Socci. La rivoluzione: Papa Francesco si libera dei “padroni”. La novità del papa argentino inizia dal nome, da Francesco, la sua emancipazione comincia dal rifiuto di abitare la torre d’avorio degli appartamenti papali, la sua rivoluzione è il ritorno al Vangelo. Antonio Socci su Libero descrive quella che anche a suo giudizio è una svolta epocale per la Chiesa di Roma. In tempi difficilissimi per il pontificato, schiacciato tra “il crollo di una civiltà” e “le invasioni barbariche”, Papa Francesco può contare solo sulla “grazia” , tutto ciò di cui ha bisogno la Chiesa, e sul saggio consiglio del predecessore.

L’altro ieri un amico ed ex alunno del papa, lo scrittore e giornalista argentino Jorge Milia, ha riferito i suoi colloqui telefonici col pontefice. E ha dato flash illuminanti. Ha sottolineato anzitutto «la riconoscenza e la tenerezza» che Francesco ha per il suo predecessore: «A me fa un po’ l’effetto di uno che ha ritrovato un vecchio amico». «Non ti immagini l’umiltà e la saggezza di quest’uomo», gli ha detto papa Francesco parlando di Benedetto XVI. «Allora tienilo vicino », gli ha risposto lo scrittore. E il papa:«Non ci penso nemmeno a rinunciare al consiglio di una persona del genere, sarebbe sciocco da parte mia!»

Socci passa poi in rassegna i passaggi fondamentali di questa rivoluzione: ritorno all’essenzialità del messaggio evangelico da condividere attraverso la parola, i gesti, il contatto fisico con i fedeli. Senza la mediazione di quella che il papa considera una “corte rinascimentale”.

Egli ha preso questa decisione perché molti papi lassù hanno finito col diventare «prigionieri» delle loro segreterie e non voleva che accadesse così anche a lui: «Sono io che decido chi vedere, non i miei segretari…». Jorge Milia aggiunge: «Mi ha detto che i papi sono stati isolati per secoli e che questo non va bene, il posto del Pastore è con le sue pecore… ».

L’essenziale, questo cerca Bergoglio. Lo spirito e la lettera delle parole di Cristo. L’annuncio e la consolazione del Vangelo, la salvezza: l’umiltà e la tenerezza con gli umili, i sofferenti, di cui Cristo bacia le piaghe. Qui è la scommessa salvifica a dispetto di un mondo ostile, di un mondo che non consce più Dio secondo Socci:

Non è che a papa Francesco sfugga l’enormità dell’attacco che il mondo, su tutti i fronti, sta portando alla Chiesa. Ma di che natura è questo attacco? Permangono le grandi persecuzioni ai cristiani in tutto il mondo islamico e sotto i regimi tirannici (dalla Cina al Vietnam, da Cuba ai diversi paesi africani). E a questo, dopo il crollo del comunismo in Europa, venti anni fa, quando la Chiesa non serviva più come argine contro il marxismo, si è sommata l’ostilità anticristiana che dilaga dagli Usa di Clinton e di Obama, all’Europa della tecnocrazia. Si attacca non solo la fede cristiana, ma anche le fondamenta della legge naturale: la famiglia, unione di uomo e donna, che è stata la base di tutte le civiltà, dall’antichità prima di Cristo ad oggi, è ormai radicalmente travolta e svuotata.