Rassegna stampa. Nuove accuse, arrestato Fiorito. Primarie Pd, Vendola si candida

Pubblicato il 3 Ottobre 2012 - 09:41 OLTRE 6 MESI FA

“Case e auto con i soldi pubblici”. Il Corriere della Sera: “Franco Fiorito, ex capogruppo pdl del Lazio, è da ieri in carcere. L’accusa è di peculato: ha acquistato case e auto con soldi pubblici”. L’eterno vuoto delle riforme. Editoriale di Michele Ainis:

“C’è un nesso fra la Grande abbuffata dei consiglieri regionali e il sovraffollamento delle carceri? E cos’hanno in comune queste due vicende con la rissa fra politica e giustizia che ci ammorba da vent’anni? In apparenza, nulla: sono pur sempre spine, ma di fiori distinti. E invece no, perché la semina è la stessa, e coincide puntualmente con una riforma sciagurata. Anche se c’è voluto tempo per misurarne gli effetti, anche se ce ne accorgiamo solo adesso, quando il tempo ormai è scaduto”.

Uno sciopero così non è da Paese civile. Scrive Giangiacomo Schiavi:

“Nella metropolitana di Milano, prima dell’inizio dello sciopero, molti passeggeri hanno tentato di salire sugli ultimi treni disponibili. Nella foto, una signora alla fermata Duomo passa sotto la saracinesca mentre si sta chiudendo Non è da Paese civile uno sciopero così, con il caos, i disagi, la paura di centinaia di passeggeri sequestrati nel metrò e Milano che paga un prezzo altissimo alle ragioni contrattuali degli autoferrotranvieri. Non è accettabile scaricare ogni volta sull’utenza il peso di una protesta che appare rituale, bloccare le città italiane, da Venezia a Roma a Napoli a Bari, senza cercare un compromesso tra rivendicazioni legittime ed esigenze della comunità. Altre volte, invece, la meccanica dello sciopero con le fasce di garanzia è stata assorbita dai cittadini rassegnati a lunghe code e grandi attese”.

Batman mise le fatture nel tritacarte: “Casa in Costa Azzurra per la fuga”. Scrive Fiorenza Sarzanini:

“Franco Fiorito stava acquistando una villa in Costa Azzurra. Una splendida casa a Mentone che si aggiunge alle altre proprietà (undici sparse tra Roma, Anagni, Tenerife alle Canarie e al Circeo oltre ai due appartamenti ottenuti in affitto da enti benefici) che l’ex capogruppo Pdl alla Regione Lazio già possiede. Ed è proprio questa trattativa immobiliare, avviata ma negata dall’interessato durante l’interrogatorio del 19 settembre scorso, uno dei motivi che hanno convinto il giudice sulla necessità di farlo finire in carcere. Può fuggire in Francia, questo è il sospetto. E può farlo anche «a bordo della grande imbarcazione ancorata nel porto di San Felice Circeo». Yacht, macchine di grossa cilindrata, cene faraoniche, vacanze di lusso nei resort della Sardegna, una Jeep Wrangler acquistata in tutta fretta per affrontare le nevicate del febbraio scorso e perfino la caldaia da 1.000 euro per la magione del Circeo: questa è la vita che Fiorito conduceva con i soldi pubblici”.

Regioni e Comuni, tetto alla spesa manovra da 10 miliardi di tagli. L’approfondimento di Mario Sensini:

“Un meccanismo automatico taglia-deficit, un’Autorità di controllo indipendente ed un tetto massimo alla crescita della spesa dello Stato, ma anche delle Regioni, delle Province e dei Comuni che saranno obbligati al pareggio di bilancio e che, appena tornerà la crescita dell’economia, dovranno contribuire direttamente alla riduzione del debito pubblico dello Stato. Il Parlamento accelera sulla legge di attuazione del pareggio di bilancio, mentre, ad una settimana dalla presentazione della Legge di Stabilità del 2013, il governo è ancora alla ricerca dei 6 miliardi di euro con i quali scongiurare definitivamente il rischio di un aumento dell’Iva dal mese di luglio del 2013”.

La Repubblica: “Via i condannati dal Parlamento”. Fiorito in manette, ecco le accuse “Suv comprato per la neve a Roma e ora cercava di fuggire all’estero”. Articolo di Carlo Bonini e Maria Elena Vincenzi:

“Ventinove pagine di ordinanza consegnano Franco Fiorito a una carcerazione che per il reato contestato (peculato), «la gravità degli indizi di colpevolezza », «il rischio di reiterazione del reato, pericolo di fuga e inquinamento delle prove» si intuisce non sarà breve e indicano che l’inchiesta sull’uso dei fondi regionali del Pdl prende un nuovo giro. Promettendo di travolgere altri consiglieri regionali del partito e quei beneficiari ancora ignoti di una parte almeno dei 5 milioni e 900 mila euro movimentati dall’ex capogruppo sul conto Unicredit 401372093 della Pisana. Perché in questa storia, evidentemente, di ladroni e imbroglioni ce n’è più d’uno. Scrive il gip Stefano Aprile: «Sono tuttora in corso indagini dirette alla completa ricostruzione delle somme oggetto di illecita appropriazione, della loro destinazione e utilizzo e ad individuare eventuali ulteriori responsabili”.

Primarie, Vendola si candida Casini: orrendo allearsi con lui Bersani: tu stavi con Berlusconi. Articolo di Giovanna Casadio:

“La spinta definitiva gliel’ha data tutto questo gran parlare di un Monti-bis. Nichi Vendola si candida alle primarie in funzione anti-Monti, e scoppia la rissa tra Bersani e Casini.
Il centrosinistra di Vendola è alternativo alle politiche dell’attuale premier: dopo Monti non ci dev’essere Monti. «Accetto la sfida delle primarie per scacciare il fantasma del Monti-bis e trasformare le primarie da ennesima faida di partito a occasione di svolta per il paese: voglio vincere »: scrive il leader “rosso” alle 11,30 sul suo sito. Nella sfida per la premiership del centrosinistra, ci sarà. Il dado è tratto. Nelle primarie quindi scenderanno in campo il segretario democratico Bersani; Renzi il “rottamatore”; Tabacci dell’Api; Laura Puppato e Sandro Gozi, outsider del Pd; forse Pippo Civati”.

Ma già adesso l’Italia è al vertice di Eurolandia 200 ore sopra la media. Scrive Valentina Conte:

“Dimezzare lo spread di produttività con la Germania è il «sogno» del presidente di Confindustria. E per farlo sarebbe utile «lavorare qualche ora in più», suggerisce Squinzi. Sì, ma quante ore? «Se vogliamo recuperare il 10%, si fa presto a fare i conti». Ma poi i conti non li fa. E in effetti non è così agevole farli. A leggere i più recenti dati Ocse emerge subito un paradosso. Nella classifica dei 34 Paesi membri, il lavoratore messicano è al top per ore annue dedicate al suo impiego, ma ultimo in produttività. Indefesso, sebbene poco efficace. Al contrario, il collega norvegese è il più produttivo in assoluto, un superman nel suo campo. Ma in compenso è al terzultimo posto per ore di lavoro. Molto tempo libero e grande contributo al Pil nazionale. Un vero sogno. E in Italia?”.

“Picchiavano e urlavano bastardi la Diaz ci ha screditato nel mondo fu De Gennaro a chiedere gli arresti”. Articolo di Massimo Calandri:

“Questa è una storia di cui ci dobbiamo vergognare, dice la Cassazione. Tutti. Perché sono undici anni che pesa sulle coscienze del nostro Paese. Scuola Diaz, il G8 di Genova. I colpevoli che non hanno mai chiesto scusa e sono rimasti al loro posto, nonostante le condanne. Che sono stati promossi, mentre intorno si faceva finta di nulla, aspettando che il tempo cancellasse tutto quel sangue. Però ieri la Suprema Corte ha fermato l’orologio del silenzio, lo ha fatto con parole che non si possono più ignorare. «È stato gettato discredito sulla Nazione agli occhi del mondo intero», scrivono i giudici nelle motivazioni della sentenza per il sanguinario assalto. All’inizio del luglio scorso erano state confermate le condanne in appello nei confronti di “celerini” e dei vertici del ministero dell’Interno: di chi a colpi di manganello spezzò braccia, frantumò denti, spaccò teste, di chi ordinò il massacro, di chi fece finta di nulla, di chi provò a truccare le carte dell’indagine”.

Il Giornale: “Il cinghialone paga per tutti”. Editoriale di Vittorio Feltri:

Tanto per cambiare, galera. Pe­rò per uno solo che, possibil­mente, paghi per tutti. Stavol­ta la parte del Cinghialone espiatorio tocca a Franco Fiorito, che ha il fisico adatto: un omaccione cui non mancano neanche i peli sul faccione per interpretare l’animalesco ruolo.Non ab­biamo avuto la sfortuna di conoscerlo personalmente, però lo abbiamo visto e udito in vari programmi televisivi, e rico­nosciamo come egli abbia prestato il fianco alle fucilate con cui è stato abbat­tuto e trascinato in carcere. Il tipo è uno che parla e straparla. Per difendersi dalle accuse di sperpero di de­naro pubblico ha rovesciato nei microfo­ni quintali di chiacchiere inconcluden­ti, frasi contorte pronunciate con sicu­mera, discorsi confusi dai toni stentorei. Poveraccio. Qualsiasi cinghialone in procinto di essere catturato e trasforma­to in salamelle agisce così: si agita dispe­rato. Non pensa a ciò che dice e a cosa fa, però non si rassegna e combatte senza rendersi conto di essere stato incastrato. Fiorito è in cella, non ancora frigorife­ra ma pur sempre cella. Ce lo hanno por­tato con una motivazione che a noi sem­bra insufficiente: peculato. E il peculato non prevede il gabbio, per quel che ne sappiamo. Vabbè, queste sono sottigliez­ze”.

Il Fatto Quotidiano: “Sicurezza all’italiana. 80 milioni per i braccialetti dei detenuti”. Lodo Longo. Editoriale di Marco Travaglio:

“Libera, Legambiente e Avviso Pubblico rivelano che a più di 1 italiano su 10 è stata chiesta una tangente. Report e il Fatto rivelano che più di 1 parlamentare su 10 è nei guai con la giustizia. L’Istat rivela che più di 1 italiano su 10 è senza lavoro. Se ne potrebbe persino dedurre che, se uno rifiuta una mazzetta a un parlamentare, resta disoccupato. Ma su queste prodigiose coincidenze statistiche si attendono lumi dal sen. avv. Piero Longo, difensore di B, che a Report ha dato spettacolo: “Per me può stare in Parlamento anche un condannato definitivo. Il Parlamento dev’essere la rappresentazione mediana del popolo che rappresenta: perché dovrebbe essere migliore?”. Forse al nostro principe del foro sfugge l’etimologia di “elezione”, che deriva da “eligere”, cioè selezionare, possibilmente il meglio. Se lo scopo fosse riprodurre in scala la società, anziché eleggerli, tanto varrebbe sorteggiare i parlamentari tra le varie categorie, comprese quelle criminali”.

La Stampa: “Fiorito arrestato, trema il Pdl”. Un Monti-bis che cambia le regole. Editoriale di Gian Enrico Rusconi:

“La frenata di Mario Monti sull’ipotesi, da lui stesso ventilata, di una sua disponibilità per una nuova esperienza di governo rivela le sue vere intenzioni. Monti tornerebbe a Palazzo Chigi – non in un qualunque superministero economicofinanziario – soltanto con l’appoggio di una larga maggioranza. Non come un tirapartito di una formazione volenterosamente centrista dalle dimensioni incerte, che lo costringerebbe a «fare politica» nel senso convenzionale del termine. Ma è possibile un Monti-bis senza una modifica di alcune regole dell’attuale gioco politico-istituzionale? Ne dubito”.

Il Sole 24 Ore: “Fisco e rifiuti, un miliardo preteso e non dovuto di Iva”. I numeri, il rilancio e un discorso sul metodo. Editoriale di Fabrizio Forquet:

“Si può discutere sulle percentuali, ma il lungo comunicato con cui Palazzo Chigi ha voluto fare il punto sull’attuazione delle riforme è una buona notizia. Rivela la consapevolezza di Monti e dei suoi ministri dell’importanza di questo aspetto dell’attività di governo, senza il quale le leggi rischiano di restare inesorabilmente sulla carta. 
Sono due mesi che il Sole 24 Ore sta spingendo su questo fronte, con i ripetuti rapporti di Rating 24. E non è un atto di arroganza pensare che l’attenzione del Governo sia anche il frutto, positivo, di questo lavoro”.

 Il Messaggero: “Nuove accuse, Fiorito in carcere”. La politica batta un colpo. Editoriale di Paolo Pombeni:
“L’arresto del consigliere del Pdl alla Regione Lazio Franco Fiorito è la risposta della magistratura allo scandalo. È una notizia annunciata, sia pure nel rispetto che si deve tanto alle esigenze cautelari che la giustificano, quanto alla presunzione di innocenza che assiste ogni imputato fino a sentenza passata in giudicato, anche di fronte a evidenze abnormi a prima vista come quelle ravvisabili nella condotta di Fiorito. Ma una cosa è certa: la storia giudiziaria della crisi non si sovrappone né surroga una doverosa e tempestiva risposta politica di fronte al malcostume che è sotto gli occhi di tutti.
Anzitutto perché giustizia e politica corrono su due piani paralleli ma diversi. La prima persegue i reati. Non è chiamata a dare un giudizio morale sugli autori ma solo a verificare se la loro condotta oggettiva e le loro intenzioni soggettive fondino una colpevolezza. Per paradosso, può accadere che comportamenti penalmente irrilevanti siano tuttavia censurabili sul piano politico. Perché è invece la politica che ha il diritto-dovere di giudicare i suoi uomini, il loro agire, la loro disposizione d’animo rispetto al compito e alla missione di cui sono investiti. Il rapporto della politica con la morale è diretto e non è mediato dal diritto”.