Banche Europa, perché non prestano: quasi mille miliardi di prestiti incagliati

di Redazione Blitz
Pubblicato il 10 Aprile 2015 - 13:27 OLTRE 6 MESI FA
Banche Europa, perché non prestano: quasi mille miliardi di prestiti incagliati

Banche Europa, perché non prestano: quasi mille miliardi di prestiti incagliati

ROMA – Non è solo un problema italiano quello segnalato da Christine Lagarde del Fmi: le banche europee continuano a ridurre i prestiti alle imprese, in particolare paralizzando le attività delle Pmi (piccole e medie) perché in pancia hanno una montagna da 900 miliardi di prestiti bancari incagliati, cioè non esigibili. Per questo bloccano le nuove erogazioni. Andrea Greco su Repubblica spiega contesto, specie quello italiano, e possibili soluzioni a un problema che frena la ripresa, investimenti e occupazione.

[…] Le Pmi, che rappresentano quasi il 100% dei 20 milioni di aziende e quasi due terzi dell’occupazione, detengono una quota dei prestiti inesigibili in media il 50% più alta di quella di grandi aziende. E mettere le Pmi sulla strada giusta garantirebbe maggiori profitti» al sistema. Le parole di Lagarde sono un assist anche per il governo italiano.

Nel paese, tra i più colpiti dal problema per la lunga crisi e la forte incidenza dei crediti bancari, ci sono 185 miliardi di euro di sofferenze nette – in crescita stabile del 15% a febbraio – parte di 330 miliardi di prestiti problematici. Nel documento di economia e finanza (Def) che oggi il consiglio dei ministri approva l’impegno è di trovare entro giugno la cornice per agevolare lo scarico di queste zeppe dai bilanci bancari: proprio ieri Bankitalia ha calcolato che a febbraio i prestiti al settore privato sono scesi su base annua del 2% (-1,8 per cento a gennaio), con un – 0,4% alle famiglie e – 3% alle società non finanziarie.

Lo schema cui lavora il governo è su due piani. Uno prevede di abbassare da cinque anni a uno la deducibilità delle perdite su crediti, per facilitarne la vendita e risolvere alla radice le contestazioni di Bruxelles sulla mole di imposte anticipate nei patrimoni bancari (Dta). L’altro piano è un intervento statale per i casi più difficili. «Un intervento pubblico può attenuare gli effetti dei tempi lunghi di recupero ha detto il governatore di Bankitalia Ignazio Visco ad Avvenire e a liberare risorse per nuovi prestiti, anche con una partecipazione diretta alla gestione e al recupero dei crediti deteriorati» […] (Andrea Greco, La Repubblica).