Barbara Spinelli: un pilota automatico ci seppellirà. Grillo, Bersani: fate presto

di Redazione Blitz
Pubblicato il 13 Marzo 2013 - 17:25| Aggiornato il 29 Settembre 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Un pilota automatico non ci salverà: questo è il senso dell’editoriale di Barbara Spinelli, pubblicato su Repubblica il 13 marzo 2013. La giornalista e scrittrice, figlia di Altiero Spinelli, uno dei padri dell’Unione europea, parte dalle parole di Mario Draghi, governatore della Bce:

Ma Draghi ha detto qualcosa di meno placido, sul voto italiano e le sorprese (brutte o belle) che la democrazia ci riserva, specie nei paesi debitori. Ha spiegato il perché di tanta quiete, ai vertici d’Europa. Ha parlato ai mercati, e a loro nome. Dopo essersi inchinato alla democrazia ha aggiunto, quasi en passant, che l’austerità continuerà tale e quale, divinamente indifferente a quel che mugghia nei bassi mondi. In altre parole: la democrazia può emettere le sentenze che vuole, ma nelle chiome dell’Unione e dei mercati se ne udirà appena l’alito. Perché non c’è da preoccuparsi? «Dovete considerare – così Draghi completa il ragionamento – che gran parte delle misure italiane di consolidamento dei conti continueranno a procedere con il pilota automatico».

Draghi vorrebbe essere rassicurante, e lo fa dicendo chiaramente come stanno le cose. Ovvero che la sovranità nazionale è finita da un pezzo. E quindi dall’urna può uscire vittorioso anche un “clown” o un pupazzo a molla. Sarà comunque una marionetta tenuta con i fili sovranazionali dei patti di bilancio e dei trattati europei:

Nulla turba «l’unità d’intenti dei governi». L’intranquillità è d’obbligo invece, è anzi utile in epoche di crisi-trasformazione, e l’immagine del Pilota Automatico conviene pensarla, discuterla, in Italia e Spagna, Grecia, Portogallo. L’autopilota, com’è noto, è il dispositivo che fa avanzare il veicolo senza assistenza umana. È impersonale, non si cura del singolo e degli elettorati, ed è il contrario della democrazia. Molti arguiscono che Draghi prende magnanimamente atto del gioco d’azzardo racchiuso nell’urna: «È la democrazia, bellezza!». In effetti il governatore ha detto altro, facendosi paracleto dei nostri creditori, quindi dei mercati: «È il pilota automatico, bellezza!». Gli Stati possono osare, perfino inciampare, proprio perché sono ormai guidati da dispositivi esterni (trojke, Patti inviolabili), e nulla possono contro di essi. Di fatto, l’Italia è già commissariata, dunque calma e gesso, fatti giunco, la tempesta passerà. Dice passerà: non come, né se sarebbe forse meglio sostituire al dispositivo un governo fatto di uomini, e avere statisti europei con carisma non solo alla Bce.

In realtà viviamo da decenni in queste condizioni: fin dall’ascesa politica di un boss delle Tv che era ineleggibile (una legge del ’57 poteva impedirlo, e l’appello di Micromega che lo rammenta ha raccolto oltre 180.000 firme). I parametri di Maastricht che regolano i deficit pubblici, e fecero nascere l’Euro nel 2002, spiegano la tenuta dell’Unione e al tempo stesso la sua strana impassibilità, che è segno sia di forza sia di immobilità. Da vent’anni esistono vincoli economici tali, nell’Eurozona, che negli Stati si può temporaneamente giocare a far politica. L’euro ci evita disastri non solo economici, ma senza Europa politica può sortire questi effetti. Ogni Stato diventa una specie di rione municipale, dove le più varie sperimentazioni (buone e non) diventano possibili: il pilota automatico le incanalerà. Il potere vero ha cambiato sede ed è una virtual machine che simula il politico. Quella macchina varrà la pena trasformarla in sovranità del popolo europeo, se non vogliamo che ci bombardi come un drone. Ecco come stanno le cose, che i governi, i giornalisti, la Rete stessa fingono di non vedere.

Il problema è che il pilota automatico non ci salverà, anzi potrebbe farci schiantare tutti, Stati nazionali e Unione Europea. Per questo, secondo la Spinelli, le elezioni europee del 2014 devono acquistare un significato diverso: il nuovo Parlamento deve trasformarsi in un’assemblea costituente che riscriva le regole comunitarie per dare un senso politico all’Unione europea:

I piloti automatici possono tuttavia schiantarsi, non hanno la stoffa degli alberi goethiani. E si schianteranno, se l’Europa non si trasformerà e subito: non quando gli Stati avranno fatto, come dicono i custodi dei dogmi, «i compiti a casa». Il voto italiano dice una gran voglia di cambiare, ma è una prima e disordinata tappa. La seconda sarà il rinnovo del Parlamento europeo fra solo un anno. È allora che toccherà mettere al posto del pilota automatico poteri sovrani legittimati democraticamente. Il Presidente della Commissione dovranno stavolta sceglierlo i cittadini europei, non gli Stati fatiscenti.

È il senso della lettera che Luigi Zanzi, federalista, docente di teoria della storia all’Università di Pavia, ha inviato a Monti, Bersani, Renzi, al M5S e a Napolitano e Draghi, subito dopo il voto italiano: dobbiamo «cogliere al volo l’occasione delle elezioni europee del 2014 per proporre al Popolo Europeo di votare un mandato al Parlamento europeo per la convocazione di un’Assemblea Costituente», che riformi le istituzioni comunitarie «in vista di uno Stato federale in Europa». Così i popoli verrebbero chiamati a «intervenire nel governo d’Europa e, finalmente, i grandi problemi politici potrebbero essere affrontati nella giusta dimensione continentale che essi richiedono».

Se le europee devono acquistare un senso diverso, la direzione che sta prendendo l’Italia del dopo elezioni è tutta a sud-est: ci ritroveremo come la Grecia, se permane questa situazione di stallo fra un Grillo compiaciuto, un Pd diviso e un Pdl tutto preso dai processi di Berlusconi. Bisogna fare qualcosa, e il riferimento neanche troppo velato è all’appello “Un patto per cambiare” che la Spinelli e altri intellettuali hanno pubblicato qualche giorno fa:

La tragedia è che tutti i politici italiani (M5S compreso), fanno come se avessero tempo in abbondanza. Non ne hanno. La casa brucia, e noi stiamo qui a dissertare sul ruolo degli intellettuali. Ci inventiamo perfino un Grillo antisemita. Consideriamo la disperazione cui è giunta Atene: l’indecenza di una cura mortifera, gli ospedali impossibilitati a comprare medicine, l’ascesa d’un partito nazista, l’indifferenza dei mercati a questo sfascio. L’impoverimento deprime, senza redimere: è peggio di una recessione. Non per molto tempo Grillo riuscirà a incanalare le paure. A dare una mano per mettere uomini, al posto del caporalesco Pilota Automatico.