“Bartali snobbato dal Giro e Firenze perché non era comunista”, polemica del figlio

di Redazione Blitz
Pubblicato il 7 Marzo 2014 - 11:11 OLTRE 6 MESI FA
«Papà Bartali dimenticato perché non era comunista»

Gino Bartali (LaPresse)

ROMA – Nel centenario della nascita di Gino Bartali il ciclismo snobba il fenomeno italiano. E il figlio attacca: “Il Giro 2014 e Firenze lo hanno messo da parte. Forse perché non era un comunista”.

L’intervista su Libero a firma di Gianluca Veneziani:

«Avrebbe potuto essere un “Gino d’Italia”, un tributo alla memoria di mio padre, in occasione del centenario dalla sua nascita. Invece sia la Corsa Rosa che la città di Firenze hanno preferito dimenticarlo».

Sono le parole amare del figlio del grande Gino Bartali, Andrea, che a sua volta sta girando l’Italia, per inaugurare cippi e lapidi in onore di suo padre, dopo che lo scorso ottobre lo Yad Vashem ha dichiarato Ginettaccio «Giusto tra le nazioni» per aver salvato quasi mille ebrei dai nazisti. Intervenuto a Bisceglie, in Puglia, dove è stato piantato un albero col nome del ciclista, Andrea confida a Libero il suo disappunto.

Andrea Bartali, è passato un secolo dalla nascita di suo padre. Come desidera ricordarlo? «Come un grande campione e un uomo intraprendente. Nel 2006 l’allora presidente Ciampi consegnò a mia madre la medaglia d’oro al valor civile alla memoria di mio padre. Lui, nascondendo falsi documenti nella canna della bicicletta, riuscì a evitare a molti ebrei la deportazione».

Quest’anno il Giro d’Italia tributerà suo padre con la tappa di Salsomaggiore. È sufficiente per rendergli omaggio? «Mi sarei aspettato che la corsa passasse almeno da Firenze, città dove papà trascorse tutta la vita, e invece il Giro non sfiorerà neppure la Toscana. D’altronde, la Corsa Rosa non è stata l’unica a trascurarlo».

A chi altri si riferisce? «Alla città di Firenze. Il capoluogo toscano non è mai stato generoso con mio padre. Quasi tutti i sindaci lo hanno snobbato: erano comunisti mentre lui era democristiano. L’unico che gli ha reso merito è stato Piero Bargellini, “il sindaco dell’alluvione”».

E Matteo Renzi, invece? «Pur non essendo un comunista e pur dichiarandosi un “bartaliano di ferro”, ha potuto far poco anche lui» (…)