Bce e Fed: “Lavoro, priorità comune”. Vittorio Da Rold sul Sole 24Ore

di Redazione Blitz
Pubblicato il 23 Agosto 2014 - 12:40 OLTRE 6 MESI FA
Bce e Fed: "Lavoro, priorità comune". Il Sole 24Ore

Draghi (LaPresse)

ROMA – La Fed e la Bce hanno un mandato comune molto impegnativo: la lotta alla disoccupazione. Lo spiega Vittorio Da Rold sul Sole 24 Ore di oggi 23 agosto, in articolo dal titolo “Il lavoro, priorità comune”: 

“Se il mandato della Bce prevede solo la stabilità dei prezzi per la Fed c’è un secondo obiettivo ben più impegnativo: quello dell’occupazione. Per questo motivo Janet Jellen, presidente della banca centrale americana, ha voluto spiegare perché, con una disoccupazione al 6,2% contro l’11,5% nell’Eurozona, la Fed sposa una politica prudente e «pragmatica» prima di alzare i tassi. Certo senza dimenticare come ha detto Mario Draghi, presidente della Bce, che «il tasso di disoccupazione dell’eurozona all’11,5% è la media ponderata di tassi vicini al 5% in Germania al 25% in Spagna»”.

“Comunque per la Bce «le economie che hanno resistito alla crisi meglio in termini di occupazione tendono ad essere quelli con più flessibilità nel mercato del lavoro». «E, anche quando non ci sono rischi alla stabilità dei prezzi – ha spiegato Draghi – ma la disoccupazione è alta e la coesione sociale minacciata, allora immancabilmente cresce la pressione sulle banche centrali per trovare una risposta». Insomma un problema comune con soluzioni diverse. Ripensare le dinamiche del mercato del lavoro», cioè occuparsi della disoccupazione, era proprio il tema clou del tradizionale incontro che si è svolto nel Wyoming, dove la Federal Reserve ospita i maggiori banchieri centrali, accademici e economisti, alla ripresa dell’attività dopo la pausa estiva”.

“Negli Usa il tasso di disoccupazione è calato a luglio al 6,2% (mezzo punto sopra alla sua media secolare), e l’inflazione è al 2%, eppure la banca centrale è prudente perché considera i disoccupati di lunga durata, i troppi part-time, i sottoccupati (i “Lost in Recession”, i dispersi nella recessione, come li definì il New York Times ricordando la bassa quota di occupati rispetto al totale potenziale di forza lavoro. Insomma la Yellen ha spiegato nel discorso inaugurale a Jackson Hole perché sente che prendere in considerazione solo il tasso di disoccupazione è un modo insufficiente per valutare la forza del mercato del lavoro statunitense in un mondo occidentale a rischio di «stagnazione secolare», come ha ricordato l’ex sottosegretario al Tesoro Usa, Lawrence Summers che aveva parlato anche di “Downton Abbey economy”, economia britannica da anni 20, per ricordare gli effetti delle diseguaglianze di reddito sempre maggiori. Tema descritto recentemente anche da Thomas Picketty per spiegare perché è difficile uscire dalla “Grande recessione””.

“Il tasso di disoccupazione è sceso più rapidamente del previsto – ha ammesso la Yellen – ma gli sconvolgimenti economici degli ultimi cinque anni hanno lasciato milioni di lavoratori ai margini del mercato, scoraggiati nella ricerca di posti o bloccati in lavori part time – tutti fatti che non vengono acquisiti dal tasso di disoccupazione» In questo contesto «non esiste una ricetta semplice», ha concluso il presidente Fed puntando a un «approccio pragmatico» che consenta di avere margini per valutare i dati senza impegnarsi preventivamente in un percorso prestabilito”.