Beppe Grillo, Berlusconi e la Consulta, Obama a Berlino: prime pagine e rassegna stampa

di Redazione Blitz
Pubblicato il 20 Giugno 2013 - 08:25 OLTRE 6 MESI FA

Il Corriere della Sera: “No della consulta a Berlusconi.” La fine dell’equivoco. Editoriale di Massimo Franco:

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“La reazione di Silvio Berlusconi alla sentenza con la quale ieri la Corte costituzionale ha negato che la sua assenza da un’udienza del marzo 2010 fosse giustificata, è apprezzabile: se non altro perché, pur ripetendo le accuse alla magistratura di volerlo eliminare dalla vita politica, garantisce che non verrà meno il sostegno al governo di Enrico Letta. Si tratta di un gesto di responsabilità che risponde all’esigenza di tenere separati i due piani, come d’altronde fanno Palazzo Chigi e il Pd. E per ora disarma quanti nel centrodestra evocano dimissioni in massa se il Cavaliere in autunno fosse condannato e subisse l’interdizione dai pubblici uffici.
Ma, sebbene atteso e temuto, il «no» al legittimo impedimento nei processi che vedono Berlusconi imputato è un cuneo nel futuro della legislatura. Prolunga il conflitto tra i giudici e l’ex presidente del Consiglio. Dà fiato a quanti, nella maggioranza anomala che sostiene la coalizione, sono tentati di usare il verdetto come un’arma impropria. E rischia di perpetuare tesi come quella che vede nella decisione di ieri la conferma di una politica subordinata ai giudici; e nelle Procure il braccio provvidenziale dell’antiberlusconismo. Significherebbe una interpretazione grave delle decisioni della Corte, che però trova udienza in una parte dell’opinione pubblica.”

Ora Grillo e Casaleggio chiamano i dissidenti: dobbiamo restare uniti. Articolo di Emanuele Buzzi:

“La strategia è quella della falange. Il mantra è il ritorno alla compattezza. Gli scricchiolii, le tensioni, le dichiarazioni (e ovviamente anche gli allontanamenti e le espulsioni) hanno lasciato il segno anche sui leader del Movimento, che hanno deciso di prendere in mano di persona la situazione. Un giro di telefonate con i dissidenti per tastare il polso dei Cinque Stelle, capire quanto ci sia di vero nei progetti di scissione. Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio sono intervenuti in prima persona con senatori e deputati. Lo stratega nei giorni scorsi dovrebbe avere contattato direttamente Lorenzo Battista, ieri invece il capo politico dei pentastellati ha telefonato a Tommaso Currò e a Paola Pinna.
Colloqui lunghi, per tranquillizzare e sondare gli animi. Specie nel caso della deputata sarda, duramente attaccata sul web dopo le prese di posizioni contro i fedelissimi bollati come «talebani». Proprio Pinna racconta: «Abbiamo parlato di dinamiche interne al gruppo». E aggiunge: «Beppe era abbastanza sereno, c’è voglia di risolvere i problemi». Un primo passo in vista del summit con i parlamentari che si dovrebbe tenere la prossima settimana. Un passo decisivo. «C’è un tentativo di evitare altri strappi e tenere unita anche la base degli attivisti», commentano nei Cinque Stelle. Una strategia che dovrebbe rafforzarsi ancor di più dopo l’esito del voto su Adele Gambaro, con gli attivisti spaccati in una proporzione di due a uno. «I timori che al prossimo voto si arrivi a una maggioranza stiracchiata sono elevati», spiegano nel Movimento.”

Aumento Iva, l’ipotesi del rinvio di 3 mesi. Scrive Mario Sensini:

“Il ministro dello Sviluppo Economico, Flavio Zanonato, garantisce che il governo «sta facendo tutto quanto il possibile per trovare una copertura alternativa» all’aumento dell’imposta sui consumi, il cui incasso è già previsto in bilancio, dal prossimo primo luglio. Scontata la reazione positiva del Pdl, finora molto critico sul pessimismo manifestato fin qui dal ministro. Anche se, a dieci giorni dalla scadenza, una soluzione ancora non c’è. L’ipotesi più accreditata, anche perché è la meno onerosa da sostenere per i conti pubblici, è quella di un mini-rinvio di tre mesi, che potrebbe arrivare sul tavolo del Consiglio dei ministri, insieme alle misure per favorire l’occupazione giovanile, martedì o mercoledì prossimi, all’immediata vigilia del Consiglio Europeo.”

Un super-comitato per le nomine Ecco i criteri per i manager di Stato. Articolo di Sergio Rizzo:

“All’esponente del Pd si erano prontamente uniti alcuni senatori del suo partito oltre a esponenti delle forze che sostengono Enrico Letta, dal Pdl a Scelta civica. Ma al momento del voto, ieri, i montiani si sono sfilati: astenuti. Il che, al Senato equivale al voto contrario. La ragione è l’esito delle trattative, cui hanno partecipato anche i capigruppo del Pd, Luigi Zanda, e del Pdl, Renato Schifani, che hanno portato a significative amputazioni della versione iniziale. Per esempio l’eliminazione dei limiti anagrafici per gli amministratori e del tetto massimo al numero di mandati. Un tetto qualificante, quest’ultimo, che Linda Lanzillotta e i parlamentari di Scelta civica avevano chiesto di ripristinare, fissandolo a tre, insieme all’inasprimento dell’ineleggibilità dei politici, che avrebbero voluto estendere non solo a quelli in carica, ma pure a coloro che fossero cessati dall’incarico da meno di un anno. Obiettivo dichiarato, favorire il ricambio ai vertici delle aziende di Stato e impedire l’invasione dei trombati nei consigli di amministrazione di prossima nomina. Immaginiamo che paletti come quello dei tre mandati siano stati giudicati indigeribili ai vertici di molte aziende pubbliche. Tanto per fare un esempio, il prossimo anno sarebbe stata impossibile la riconferma di Fulvio Conti all’Enel, o di Massimo Sarmi alle Poste. Ma gli emendamenti sono stati bocciati e la mozione è passata nella versione più edulcorata.”

La prima pagina de La Repubblica: “La Consulta boccia Berlusconi.”

La Stampa: “Consulta, stop a Berlusconi.” Il paradosso del leader resuscitato. Editoriale di Marcello Sorgi:

“La sentenza con cui la Corte Costituzionale ha dato torto a Berlusconi e ragione ai giudici di Milano – rifiutatisi di rinviare un’udienza tre anni fa, di fronte a un’ennesima richiesta di aggiornamento dell’allora premier – non cambierà di molto, a meno di sorprese, il percorso politico del centrodestra, né gli equilibri del governo di larghe intese.”

Meno burocrazia e più risparmi Via libera alle semplificazioni. Scrive Andrea Pitoni:

“Parte la fase due delle semplificazioni: come da programma ieri il consiglio dei ministri ha dato semaforo verde al disegno di legge preparato dal ministro della Funzione pubblica Giampiero D’Alia. Rinvio ormai scontato (alla prossima settimana?), invece, per il pacchetto lavoro, gli incentivi per le assunzioni dei giovani ed i ritocchi alla legge Fornero a cui sta lavorando da giorni il ministro Giovannini e su cui restano da risolvere diversi problemi, innanzitutto di copertura. Come ha spiegato ieri il ministro per gli Affari regionali Graziano Delrio, queste misure non arriveranno sul tavolo del governo neppure per il prossimo consiglio in programma domani. Alla vigilia, guarda caso, della manifestazione convocata sabato a Roma, proprio sul lavoro, da Cgil, Cisl e Uil. Per il resto, via libera scontato al ddl semplificazioni.”

“Più pane, meno circo” Fra il popolo deluso da Dilma “la banchiera”. Articolo di Paolo Manzo:

“Angela, la chiameremo Angela il transessuale che martedì sera, davanti al Municipio di San Paolo, ha letteralmente salvato una collega giornalista dalla furia cieca di pochi ma esaltati vandali. A viso coperto, volevano scavalcare le transenne con spranghe, pietre e calcioni quello che per loro altro non è che il «palazzo del potere». Angela era lì assieme ad altri 50mila manifestanti brasiliani pacifici e sino all’ultimo ha tentato di bloccare i vandali. Senza riuscirci. Poi ha chiamato la Polizia Militare affinché intervenisse ma, per quasi due ore, davanti al Municipio paulista non si è presentato nessuno, neanche un agente in borghese della P2, l’equivalente della nostra Digos. Quando la Pm è finalmente arrivata a salvare il Comune, i 50mila manifestanti pacifici si erano intanto spostati sull’Avenida Paulista, il centro finanziario della metropoli, sventolando con orgoglio cartelli del tipo «Non è solo per 0,20 centesimi», un concetto ormai chiaro a tutti. Anche alle Tv e ai giornali brasiliani, compresa la tv Globo che ha acquistato i diritti dei Mondiali e che ieri è stata costretta a mettere in secondo piano persino la Seleçao impegnata contro il Messico per dare spazio agli indignati brasiliani.”

Il Fatto Quotidiano: “La corte sbugiarda B. Lui abbaia ma non morde.” Senti chi sparla. Editoriale di Marco Travaglio:

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“C’è un solo spettacolo deprimente come i 5 Stelle che cacciano una senatrice per aver criticato Grillo: i partiti che danno lezioni di democrazia. Anziché tacere e guardare al proprio interno, nella speranza che non lo facciano anche i loro elettori superstiti, i partiti dei soldi pubblici in barba al referendum, delle tessere false, dei congressi taroccati o mai fatti, delle regole violate o cambiate su misura per gli amici, degli statuti carta straccia, dei probiviri dormienti e del Porcellum, montano in cattedra col ditino alzato: “Eh no, certe cose non si fanno”. Il socialista Nencini si appella addirittura a Grasso perché salvi la Gambaro, e lui la democrazia dei partiti la conosce bene perché viene dal Psi: il partito di Craxi che cacciava i dissidenti Codignola, Bassanini, Enriques Agnoletti, Veltri e altri e si autocelebrava nei congressi con le piramidi di Panseca facendosi eleggere per acclamazione. Anche il centrosinistra inorridisce per le 4 o 5 espulsioni grillesche, forse perché ne ha all’attivo centinaia: quando si tratta di democrazia interna, fa le cose in grande fin dai tempi della cacciata del gruppo “manifesto” e dei “pidocchi” di togliattiana memoria.”

Il Giornale: “A un passo dalla fine.” Editoriale di Alessandro Sallusti:

Tutto come previsto. Ora tra la vita e la morte politica di Sil­vio Berlusconi c’è solo un passo, una sentenza della Cassazione. È quella sul processo diritti Mediaset che dovrà confermare o no, entro l’autunno,la condanna a quat­tro anni di carcere e cinque di interdizione dai pubblici uffi­ci inflitta in secondo grado al leader del Pdl. Ieri infatti la Corte costituzionale non ha in­validato quel processo- come chiesto dalla difesa- sostenen­do che un Consiglio dei mini­stri convocato d’urgenza (su pressione dell’Europa)dall’al­lora premier Silvio Berlusconi non poteva valere come legitti­mo impedimento a partecipa­re a un’udienza (che i giudici svolsero senza l’imputato). In sintesi: dei giudici che de­cidono che cosa è utile, neces­sario per un governo e quindi per il Paese. Un’arrogante in­terferenza di un potere dello Stato (la magistratura) nei confronti di un altro potere (l’esecutivo), ultimo atto di una persecuzione formale e sostanziale iniziata all’indo­mani della famosa discesa in campo. Tra pochi mesi, quin­di, il leader del Pdl perderà l’agibilità politica. Non uso il condizionale perché sono si­curo che la sentenza di morte è in realtà già scritta. Non c’è motivo perché la casta dei ma­gistrati, se lasciata libera di scorrazzare, si fermi sul più bello. So che non pochi, den­tro il Pdl e nella corte, consi­gliano Berlusconi di stare fer­mo immobile perché in qual­che modo le cose ancora si possono aggiustare. Sono le fa­mose colombe, le stesse che garantivano il buon esito del­la sentenza di ieri. Io non sono contrario alle mediazioni, ma ai fallimenti sì.”