Beppe Pericu: “Aster? Privatizzazione era unica soluzione”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 22 Agosto 2015 - 06:15 OLTRE 6 MESI FA
Beppe Pericu: "Aster? Privatizzazione era unica soluzione"

Beppe Pericu: “Aster? Privatizzazione era unica soluzione”

GENOVA – La privatizzazione graduale è l’unica soluzione per far funzionare Aster. Questa l’opinione di Beppe Pericu, ex sindaco di Genova tra il 1997 e il 2007,  ha spiegato in una intervista che la privatizzazione era ed è necessaria.

Nell’intervista rilasciata ad Alessandra Costante del Secolo XIX Pericu racconta la nascita di Aster e sottolinea la sua tesi della privatizzazione:

” Professore, Aster nacque sotto il suo mandato di sindaco. Cosa vi indusse a costituire la società?

«In effetti Aster esisteva già, da poco ma c’era già. A consolidarla ci spinse l’esigenza di concentrare in un solo organismo tutto il settore delle manutenzioni cittadine che, prima, era frazionato. Organizzare il settore significava anche controllare le spese».

Come vennero assunti i dipendenti?

«Non ci furono assunzioni: passarono ad Aster i dipendenti comunali della manutenzione. E la società aveva come dotazione economica ciò che veniva riservato alle attività di manutenzione. Devo anche dire che tanto il G8 quanto Genova capitale della cultura aiutarono Aster perché uscì dal circuito delle sole manutenzioni».

Ma ai suoi tempi Aster funzionava?

«Abbastanza bene nonostante le carenze sul verde pubblico e sui marciapiedi, ma non era neppure responsabilità solo della società. Lo stato della manutenzione di tutte le nostre città è molto carente. Con qualunque città europea, le nostre sono perdenti. Allora il rapporto del denaro speso per la manutenzione del verde pubblico tra Marsiglia e Genova era di 3 a 1. I cittadini francesi pagano molto di più».

Non che i genovesi paghino poco, professore…

«Pagano moltissimo in percentuale al reddito perché le aliquote sono altissime, ma il reddito dei cittadini francesi è più alto. In Italia poi bisogna capire quanto del prelievo fiscale è destinato alle manutenzioni».

Pochi soldi e molti dipendenti. Esiste una soluzione per Aster?

«Secondo me la strada giusta, già dieci anni fa, era quella della progressiva privatizzazione. Tutto passava attraverso il coinvolgimento di alcuni imprenditori privati. Ci fu una polemica con alcuni imprenditori edili che sostenevano che la creazione di Aster avesse portato via appalti: dal loro punto di vista avevano anche ragione. Così con alcuni di loro si avviò un discorso per far entrare i privati nella società delle manutenzioni, anche con capitale minoritario, per farla funzionare meglio. Dal canto suo il Comune chiedeva che fosse tutelata l’occupazione».

Con quali imprenditori parlò?

«Non ricordo, sarà stato il 2005, dieci anni fa….»

Qualche maligno sostiene che Aster di fatto era stata creata come feudo di Rifondazione comunista.

«Sciocchezze. In vita mia non ho avuto nessun rapporto ufficiale o ufficioso con esponenti di Rifondazione a proposito di Aster, nessuno di loro mi ha mai chiesto niente».

L’inchiesta del Secolo XIX ha messo in evidenza che i cantieri vanno al rallenty e che al lavoro ci sono poche persone. La società però fa quadrato. Da sindaco quale sarebbe stata la sua reazione?

«Tassi di assenza come quelli che sono stati riportati non sono tollerabili, gli amministratori della società devono verificare, non possono lasciare che le cose vadano così»”.