Berlusconi/Antonio Esposito, Matteo Renzi e Pd: prime pagine e rassegna stampa

di Redazione Blitz
Pubblicato il 8 Agosto 2013 - 08:36 OLTRE 6 MESI FA

Il Corriere della Sera: “Berlusconi: ora pronti a tutto.” Angeli occulti della povertà. Editoriale di Alberto Alesina e Francesco Giavazzi:

“L’Italia è ferma da due decenni. In questo periodo il reddito medio degli italiani (dati Eurostat) si è ridotto del 14 per cento, mentre rimaneva sostanzialmente invariato nel resto dell’area euro e cresceva del 12 per cento negli Stati Uniti. Da che cosa dipende questo risultato drammatico? Il Fondo monetario internazionale ha confrontato i progressi compiuti da alcuni Paesi nel riformare le proprie economie (Fostering Growth in Europe, aprile 2012). Ha suddiviso le riforme in due gruppi: quelle che possono tradursi più rapidamente in maggior crescita (riforme del mercato del lavoro; privatizzazioni; liberalizzazioni nel campo dei trasporti, della distribuzione dell’energia, delle professioni, della distribuzione commerciale) e quelle che invece richiedono tempi più lunghi per produrre effetti positivi (formazione del capitale umano, cioè scuola e università; pubblica amministrazione; giustizia civile).
Per ogni tipo di riforma (i dati si riferiscono al 2011-12), il Fondo ha assegnato a ciascun Paese un voto: A se le riforme in quel campo sono state completate, B se il Paese è a metà strada, C se il più rimane da fare. Alcuni Paesi nordici (Svezia e Danimarca, ma anche la Gran Bretagna) sono in cima alla classifica, con quasi tutte A. Vanno abbastanza bene anche gli Stati Uniti (tre B e sei A) e non male neppure il Giappone. Fra i Paesi dell’euro l’Olanda ha otto A e una sola B; la Germania quattro B e cinque A. L’Italia ha cinque C e quattro B. Solo la Grecia (nove C) è piu o meno al nostro livello. C’è una sola area dove l’Italia appare ai primi posti: le pensioni. Per questo possiamo ringraziare il governo Dini la cui riforma, nel 1995, fu votata dal Parlamento solo perché sarebbe entrata in vigore 15 anni più tardi. Ma quella legge aprì la strada a provvedimenti successivi, come la riforma Fornero che ne ha accelerato i tempi di attuazione.”

Il Cavaliere si prepara: devono capire che io resto il leader. Articolo di Tommaso Labate:

“«Io aspetto un segnale dal Quirinale». E sull’invito a «fare un passo indietro» che Epifani gli ha indirizzato nell’intervista di ieri al Corriere , c’è anche la risposta: «Il Pd deve capire che sono il leader del Pdl. E deve sapere che se vuole che il governo rimanga in piedi, non può continuare a vergognarsi di noi». La rotta non è ancora tracciata. Ma il messaggio che Silvio Berlusconi manda alla prima cerchia di fedelissimi ieri al tramonto è chiaro. Chiarissimo. Ad Arcore, rinchiuso in quello che assomiglia sempre più a un fortino e circondato soltanto da familiari e amici più stretti, l’ex premier aspetta quello che lui stesso definisce «un segnale». E lascia intendere che la sopravvivenza del governo Letta dipende solo da questo. Dal «segnale».
Gliel’hanno spiegato fino allo sfinimento, sia Gianni Letta che il tandem Schifani-Brunetta che gestisce operativamente i contatti col Colle. Gli hanno detto che il Quirinale e i vertici del Pd non possono tirare troppo la corda con la storia della «pacificazione a tutti i costi», anche perché il centrosinistra si ritroverebbe mezzo secondo dopo con gli elettori in rivolta.”

La giunta dà 20 giorni a Berlusconi. Scrive Dino Martirano:

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“Sulla decadenza dal Senato di Silvio Berlusconi la giunta di Palazzo Madama produrrà una sua prima relazione, affidata ad Andrea Augello (Pdl), il 9 settembre. E, forse, quel documento sarà votato lo stesso giorno o in quelli successivi: la proposta poi arriverebbe (con il voto segreto) in Aula in data però ancora da stabilire.
Tuttavia, in caso di proposta bocciata il relatore verrà sostituito e, a quel punto, la giunta fisserà la convocazione di una udienza pubblica (alla quale potrebbe partecipare Berlusconi) in cui si possono presentare memorie e controdeduzioni prima che la stessa giunta si riunisca in camera di consiglio. La relazione dovrà poi essere presentata all’Aula entro 20 giorni.
Questo è il fitto calendario di massima fissato ieri sera — «in un clima di grande serietà», ha notato Benedetto Della Vedova (Sc) — al termine di una seduta della giunta che si annunciava infuocata e che invece ha prodotto un risultato accettabile da tutte le parti. Anche dai grillini che avevano promesso fuoco e fiamme e che invece hanno apprezzato il buon lavoro di mediazione del presidente Dario Stefano (Sel): è merito suo, infatti il certosino lavoro di preparazione della seduta che solo la pazienza e la professionalità non ha trasformato in rissa.”

Cedere o non Cedere il Dilemma Sentimentale di Amleto Moratti. Articolo di Beppe Severgnini:

“Il motivo per cui i tifosi nerazzurri accettano il probabile, imminente cambio di proprietà è più semplice e, insieme, più sofisticato: siamo convinti che la proprietà inevitabilmente passa, come passano gli allenatori, i giocatori, gli sponsor, gli stadi. Solo due cose restano: una città, la maglia e i suoi colori.
È la riduzione di una squadra di calcio a idea platonica. Il tifoso non ha bisogno d’altro, per ottenere la continuità in cui crede. Al resto pensano i ricordi: quelle prime domeniche con papà, il figlio che voleva la maglia di Emre, gli spettacoli della curva, le attese spasmodiche, gli abbracci con gli sconosciuti, i ritorni delusi, gli entusiasmi brucianti e le malattie psicosomatiche, le ansie inspiegabili e le soddisfazioni indimenticabili. Ah, il 2010! Che anno, quell’anno.
Non è ingratitudine e non è insensibilità. La famiglia Moratti molto ha fatto, molto ha dato e molto ha speso per l’Inter. Da Angelo, lo scopritore di Helenio Herrera, a Massimo del Triplete, con l’eterna sigaretta e la smorfia da esistenzialista francese. Rimarranno nella memoria di una società fondata un giorno di marzo in un ristorante di Milano, e colorata come il termine della notte. Ma la famiglia Moratti, come ogni cosa nella storia del Football Club Internazionale, è funzionale a un progetto più vasto e più longevo di qualsiasi maggioranza azionaria.”

La prima pagina de La Repubblica: “Renzi, niente sconti a Berlusconi.”

Il Fatto Quotidiano: “Processano il giudice, assolvono il condannato.” Il pregiudicato innocente. L’editoriale di Marco Travaglio:

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“Oltre ad aver respinto tre ricorsi di Previti contro le sue condanne per Imi-Sir e Mondadori, la Corte di Strasburgo il 29 maggio 2012 ha dato ragione a un pm del-l’Estonia accusato di aver rilasciato interviste e dichiarazioni alla stampa e alla tv su una sua indagine contro un giudice corrotto, condizionando i giudici e violando la presunzione di innocenza. E, secondo la Corte, fece benissimo perché l’opinione pubblica “dev’essere informata su questioni di interesse collettivo”, come le inchieste su personaggi pubblici; e, se il magistrato indica “le accuse all’imputato”, non pregiudica i suoi diritti. Figurarsi se un giudice parla di un pregiudicato. Si spera dunque vivamente che B. ci vada davvero, a Strasburgo. Troverà pane per i suoi denti: fortuna vuole che Strasburgo non sia in Italia..”

La Stampa: “Lite Pd-Pdl, stop a nuove leggi.” Matteo Renzi torna rottamatore. Editoriale di Michele Brambilla:

“Forse mai come ieri sera Matteo Renzi ha abbandonato quel che resta della sua vecchia origine democristiana per parlare senza giri di parole. Dal palco della festa democratica a Bosco Albergati, fra Modena e Bologna, ha urlato un colossale «basta!». Un «basta» rivolto soprattutto al suo partito: basta pensare al proprio ombelico anziché ai problemi del Paese.”

Famiglie in crisi? Si taglia tutto ma non la paghetta. Il dossier di Francesco Spini:

“A sei anni un bambino su quattro può già dichiarare un «reddito» di 8 euro la settimana. A undici il primo «scatto di anzianità» a 11 euro, a quattordici ne incasserà 20 e così sarà finché a diciotto potrà cercarsi se non lo ha già fatto prima nonostante le difficoltà dei tempi – un lavoro vero e proprio. Insomma il 25% che incassa la paghetta si porta a casa mediamente 16 euro, secondo l’ultima rilevazione dell’Istat e che risale al 2011. Rispetto ai «colleghi» tedeschi, nel club dei bambini italiani che lo stipendio lo trovano in famiglia, non ci si può lamentare. Dalle parti di Berlino (dove il Pil l’anno scorso è cresciuto dello 0,7% contro il nostro -2,4%) uno studio commissionato dalla Egmont-Ehapa Verlag, casa editrice per ragazzi, mostra come i bambini tra i 6 e i 13 anni ottengano dai genitori mediamente 27,56 euro al mese, il valore più alto mai toccato. Equivalgono a circa 6,89 euro alla settimana, quasi il 40% in meno degli italiani della stessa fascia d’età. In particolare i bambini tedeschi tra i 6 e 9 anni ricevono in media 19,47 euro al mese (4,86 euro a settimana, quasi la metà di un italiano), quelli tra i 10 e i 13 anni pigliano 34,47 euro: 8,62 euro ogni sette giorni contro gli 11 euro degli italiani.”

Il Giornale: “Lo strano doppio lavoro del giudice bugiardo.” Il dovere della pulizia. Editoriale di Vittorio Feltri:

Come ha ben scritto Angelo Panebianco nel suo editoriale sul Corriere della Sera alcuni giorni fa, la magistratura è l’unico potere davvero forte esistente in Italia. Le cosiddette toghe sono spesso in contrasto fra lo­ro, ma basta un urlo nella foresta a richiamarle al­l’ordine, cioè a ricompattarle in difesa della catego­ria eventualmente minacciata.
Una volta c’era il timor di Dio, adesso prevale il timore dei giudici. Cosicché molti politici e moltis­simi giornalisti preferiscono stare dalla loro parte, cercano la loro benevolenza. Non si sa mai. Perso­nalmente, visto quanto è successo ad Alessandro Sallusti, direttore del Giornale , e a Giorgio Mulè, di­rettore di Panorama , condannati a pene detentive (e senza contare altri casi recenti), confesso di esse­re terrorizzato di subire la stessa loro sorte e mi tre­mano i polsi a scrivere il presente articolo. Con la prudenza e la codardia meglio abbondare. Tutta­via gli episodi di cui si parla in queste ore sono tal­mente eccezionali da meritare riflessioni.
La Cassazione ha confermato la sentenza d’ap­pello a carico di Silvio Berlusconi: quattro anni di reclusione per frode fiscale. Normale? Mica tanto, ma fingiamo che lo sia. Seguono polemiche di fuo­co dei berlusconiani e salti di gioia spontanei degli antiberlusconiani che, nella circostanza, sembra­no assai meno eleganti e composti di quanto credo­no di essere.”