Berlusconi, arretrati alle imprese, Egitto: rassegna stampa e prime pagine

di Redazione Blitz
Pubblicato il 23 Agosto 2013 - 08:48 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Letta al Quirinale: vado avanti. Il Corriere della Sera: “A Napolitano, al Quirinale, ha mostrato di avere fiducia: io vado avanti. Il premier Enrico Letta ha insistito sulla necessità di separare il piano giuridico da quello politico per tenere in piedi il suo governo. Ma da Berlusconi è altolà: colpa del Pd se cade tutto.”

Non sprechiamo il lavoro che c’è. L’editoriale a firma di Dario Di Vico:

“Molti, dentro e fuori il governo, temono che la ripresa prossima ventura si riveli, come dicono gli anglosassoni, jobless ovvero senza lavoro. Non produca un significativo calo della disoccupazione e tutt’al più serva a riassorbire un po’ della cassa integrazione che aziende piccole e grandi sono state costrette ad usare in quantità inedite per non licenziare. Se davvero il rilancio dell’economia non dovesse essere visibile anche agli occhi di chi oggi è fuori dai cancelli del lavoro è evidente che correremmo il rischio di un’ulteriore accentuazione dell’apartheid, i figli contrapposti ai padri. Per tentare di evitare, almeno in parte, questo pericolo la prima cosa da fare è non sprecare nessuna occasione di lavoro. Il comportamento esemplare è stato quello degli operai della Electrolux di Susegana, che hanno lavorato nei giorni di Ferragosto per produrre lavatrici e frigoriferi di una commessa straordinaria. Non sarà la presenza in fabbrica con il solleone a risolvere i nodi strutturali dell’industria degli elettrodomestici ma sarebbe stato suicida opporsi e i tre sindacati hanno fatto la cosa giusta.”

«Non mi faranno tacere, la crisi dipende dal Pd». L’articolo a firma di Melania Di Giacomo:

«Se due amici sono in barca e uno dei due butta l’altro a mare di chi è la colpa se poi la barca sbanda?». Silvio Berlusconi rompe il suo silenzio e con una metafora si affida alla fisica per spiegare quali rischi il governo corra, scaricando le responsabilità di un’eventuale crisi al buio sul Pd, che avrebbe invece nella Costituzione gli strumenti per evitarla. «Diranno che è colpa mia», dice, avvertendo che le eventuali dimissioni in massa dei ministri del Pdl non sarebbero altro che una diretta conseguenza, azione e reazione, del «massacro giudiziario del loro leader eletto da milioni di italiani». Un nuovo intervento dell’ex presidente del Consiglio sui dubbi e le ipotesi sul futuro suo e del governo, dopo la condanna in Cassazione, lo si aspettava da giorni, ed eccolo all’indomani del faccia a faccia tra il premier Enrico Letta e il vice Angelino Alfano. In un’intervista a Tempi , che sarà in edicola il 5 settembre, ma che è stata anticipata sul sito proprio nel giorno dell’arrivo di Alfano al Meeting di Rimini, Berlusconi mette in chiaro i termini della questione: «La Costituzione e il buon senso offrono molte strade». Una frase che poi tocca ad Alfano declinare. Sulle possibili vie d’uscita per la cosiddetta «agibilità politica» del leader del Pdl il ministro dell’Interno è molto chiaro. Arrivando all’evento annuale di Cl, chiama le cose con il loro nome: «Noi chiediamo che il Pd rifletta, astraendosi dalla storica inimicizia di questi venti anni, sulla opportunità di votare no alla decadenza di Berlusconi». Chiedendo «una valutazione giuridica» e non politica, di non dare un voto «contra personam», in sostanza la condizione per il prosieguo del governo è di non pronunciare «una sentenza politica sull’avversario storico». Parole che possono sembrare definitive, dopo avere appurato, nel vertice di mercoledì con Letta, che non ci sono margini per un voto del Pd favorevole al Cavaliere. E che, però, stridono con quelle scritte in serata dal ministro Maurizio Lupi, tra le colombe del Pdl, che su Twitter ha sottoscritto «con forza l’appello del premier Letta»: «C’è bisogno di traghettare il Paese in una fase nuova!».

Letta a Napolitano: il governo può farcela. L’articolo a firma di Marco Galluzzo:

“In quella che appare anche come un’estenuante partita psicologica, in cui i giocatori sono figure istituzionali e la posta in gioco è la stabilità del Paese, il capo del governo Enrico Letta ieri ha compiuto un altro passo: dopo aver ascoltato le richieste di Alfano e del Pdl, dopo averle giudicate irricevibili, si è recato dal capo dello Stato, ha spiegato la sua posizione, riferito una sintesi dell’incontro con il segretario del Pdl e discusso dei prossimi provvedimenti, alcuni per decretazione d’urgenza, del governo. Al capo del Stato, secondo quanto riferiscono fonti di Palazzo Chigi, il presidente del Consiglio ha ribadito la sua posizione, la stessa rimarcata ad Alfano il giorno prima: il governo non ha alcun ruolo nella vicenda della sentenza contro Berlusconi, sarebbe un’anomalia se intervenisse sulla materia, non è nemmeno rappresentato in sede di Giunta che dovrà decidere sulla decadenza o meno, dalla carica di parlamentare, del Cavaliere. Insomma Letta continua a pensare solo ai provvedimenti dell’esecutivo, con un occhio al consiglio dei ministri di oggi e soprattutto a quello della prossima settimana, in cui dovrebbe arrivare l’ultima parola sulla riforma dell’Imu. Continua a tenere distinti i due piani, quello politico e quello dell’agenda dell’esecutivo e, nonostante tutto, resta fiducioso che alla fine si troverà un modo per preservare la stabilità del Paese e non tornare alle urne: «Non ho piani alternativi, non penso ad altre maggioranze, penso soltanto a lavorare, ottimista che il governo riuscirà ad andare avanti», è la sintesi della posizione del premier.”

Il governo e l’Imu «Il 70% dei proprietari può essere esentato». L’articolo a firma di Mario Sensini:

“Il presidente del Consiglio, Enrico Letta, e il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, sono «fiduciosi» sulla possibilità di trovare un’intesa nella maggioranza sull’Imu. Anche se, a pochi giorni dal Consiglio dei ministri del 28 agosto, chiamato a una decisione definitiva sull’imposta per il 2013, non c’è ancora la copertura necessaria per la sua abolizione totale sulla prima casa. Ieri il premier ed il ministro hanno fatto il punto della situazione, ma il nodo è fondamentalmente politico e verrà sciolto solo all’inizio della prossima settimana quando la proposta di «sintesi» del Tesoro sarà sottoposta alla verifica dei tecnici e dei segretari dei partiti di maggioranza. Che allo stato restano sulle loro posizioni iniziali. Per il Pdl è tornato a parlare dell’Imu Silvio Berlusconi, ed in termini quanto mai espliciti. «Il governo Letta è nato con l’obiettivo di un alleggerimento fiscale per tutti gli italiani. L’abolizione dell’Imu su prima casa e terreni agricoli è un primo passo decisivo per ridare slancio all’economia». «Noi siamo per esentare il 70% dei proprietari meno abbienti e far pagare il 30% dei più ricchi», replica il ministro degli Affari regionali Graziano Delrio.”

Arretrati, le Regioni sono le più lente. Dai Ministeri versati 2,6 miliardi. L’articolo a firma di Lorenzo Salvia:

“«Proprio in questi giorni stiamo procedendo ai primi versamenti», dice Valerio Fabio Alberti, presidente della Fiaso, la federazione delle Asl. Il segnale è arrivato anche al ministero dell’Economia che controlla lo stato di avanzamento dei lavori e all’inizio di settembre aggiornerà le tabelle pubblicate poco prima di Ferragosto. Un dato importante perché i debiti delle Asl e più in generale delle Regioni valgono una bella fetta dell’arretrato che lo Stato si è impegnato a saldare entro il 2013. E perché se si muovono gli ultimi della fila, si può ancora sperare di rispettare la road map di un’operazione che al momento ha fatto solo un quarto della sua strada. Sui 20 miliardi di euro stanziati dal decreto per il 2013 finora ne sono stati effettivamente versati 5. I più veloci a pagare sono stati proprio i ministeri: sui 3 miliardi di loro competenza ne sono stati pagati già 2,6. Meno bene le Province e i Comuni, che comunque su 6,8 miliardi ne hanno versato uno e mezzo. Il vero problema sono le Regioni, che su dieci miliardi non sono arrivate nemmeno a uno. Ed è proprio in questo capitolo che ci sono le Asl, visto che la sanità è materia di competenze dei governatori. Perché questo ritardo? Non è solo che c’è una tappa in più, visto che i soldi devono andare prima dallo Stato alle Regioni, poi dalle Regioni alle Asl e poi, finalmente, alle aziende che aspettano una boccata d’ossigeno. E non è nemmeno un problema di particolare lentezza della burocrazia regionale, visto che vizi e virtù sono equamente ripartiti su tutti i livelli della pubblica amministrazione. Il vero problema sta a monte perché è lo stesso decreto a prevedere una procedura più complessa per le Regioni, sia per i debiti sanitari sia per tutti gli altri. A differenza di ministeri e Comuni, prima di pagare le Regioni dovevano preparare una sorta di piano di ammortamento, con una serie di misure per coprire le somme ricevute dallo Stato a titolo di prestito. Il Molise, solo per fare un esempio, ha deciso di aumentare il bollo auto, a dimostrazione che i soldi non vengono fuori dal cilindro e che alla fine tutto si paga. Che i versamenti delle Asl siano partiti è una buona notizia non solo per le aziende che aspettavano da tempo ma anche per tutti i cittadini. In questo settore la montagna di arretrati è concentrata in tre Regioni, Lazio, Campania e Calabria, dove ci sono addirittura 2 miliardi di euro pignorabili. La Asl non paga e allora l’azienda si prende il macchinario per la tac con tanti saluti a chi è in lista d’attesa? Per fortuna le cose non sono così semplici.”

Crisi, Berlusconi accelera. La Stampa: “Il governo è appeso a un filo. Berlusconi lancia l’ultimatum al Pd: o votano no alla decadenza o si va a casa. «Non mi faranno tacere» assicura il Cavaliere che incontra Alfano ad Arcore: «Nella Costituzione ci sono le soluzioni». Letta va da Napolitano e l’Anm attacca: «Basta linciaggi». Grillo: subito al voto.”

Ok al decreto statali Casa e rifiuti nella “service tax”. L’articolo a firma di Raffaello Masci:

“Ieri il ministro Saccomanni ha pranzato con il presidente Letta a Palazzo Chigi. Il menù, come al solito, è stato di una sobrietà francescana. D’altronde d’indigesto c’era l’argomento al centro del tavolo, che da solo bastava a guastare l’appetito: l’Imu, vera croce di questo governo che di fronte alle strettoie del bilancio si vede costretto a sopprimere (non rinviare, non rimodulare) perché questo, almeno per il 2013, è il dikat del Pdl. Oggi ci sarà un consiglio dei ministri che approverà il decreto D’Alia sulla pubblica amministrazione: auto blu, consulenze, sistemazione dei precari, testimoni di giustizia, più un provvedimento che impone ai comuni una modalità unica e trasparente per scrivere i bilanci. La questione Imu – invece – troverà una soluzione entro il mese e, con ogni probabilità, in un consiglio dei ministri il 28 agosto. In quella data però non ci sarà un decreto specifico che si possa configurare come una riforma della tassazione sugli immobili ma solo una soluzione tampone per l’anno in corso: la prima rata sarà abolita e il costo di questa operazione – 2,4 miliardi – sarà recuperato nelle pieghe di bilancio. Ma l’abolizione totale per il 2013 richiede un esborso di un ulteriore miliardo e mezzo (totale circa 4 miliardi) . Dove si trovano questi soldi? Tanto più che ai comuni – lo ha confermato ancora ieri il ministro Delrio – dovranno essere restituiti i due miliardi di mancato gettito. Il problema Imu 2013 è più grave e più urgente che non quello della sostituzione di questa imposta per l’anno venturo e rischia di spaccare il governo. Quei 2 miliardi che mancano devo essere trovati: il Pd propone che a pagare l’Imu sulla prima casa per quest’anno siano almeno i più abbienti, mentre il Pdl è irremovibile, «nessuno deve pagare». Che fare? Sussiste un problema di copertura.”

Mubarak esce, ricoverato I generali: reato protestare. L’articolo a firma di Giovanni Cerruti:

“Il mare di Sharm El Sheik lo può aspettare ancora qualche giorno: Hosni Mubarak non è più un detenuto, è un ricoverato in ospedale nella città che non si riprende. Che aspetta, e teme, questo venerdì. Protesteranno all’uscita dalle moschee i Fratelli musulmani. Vorrebbero protestare i ragazzi di piazza Tahrir, da ieri sera messi sotto accusa da Hicham Barakat, il Procuratore: «Manifestare contro Mubarak può essere reato». Il vecchio Faraone Mubarak e il nuovo Faraone Al Sisi vanno alla prova della piazza. È sicuro di vincere, Al Sisi. Il Vecchio e il Nuovo assieme, dopo due anni si ricomincia? Ad aspettare Mubarak i suoi tifosi. Hussain che quasi butta la moto contro un albero e fruga nel portapacchi. Prende una foto di Mubarak, una rosa di plastica e la sua tromba lucida. Corre davanti a questo carcere di Tora e cerca le tv, grida e suona, suona e grida: «È tornato, Mubarak è tornato!». Sono le tre del pomeriggio e l’elicottero bianco si avvicina. Ha le fiancate blu e rosse, arriva dall’ospedale militare di Maadi. Viene a prendere il vecchio Faraone. Attorno alla tromba di Mohamed Hussain ci sono le donne velate di nero. Ballano, cantano: «Mubarak siamo con te!». Fateya è qui dalle sette del mattino: «Con Mubarak mai una guerra e una vita sempre dignitosa, dopo di lui il disastro».”

Giovani, europei Gli insospettabili corrieri della coca. L’articolo a firma di Gian Antonio Orighi:

“I Narcos della cocaina cambiano corrieri: prima erano in stragrande maggioranza i latino-americani a trasportare la «neve», adesso la tendenza, in un’Europa in crisi, si è rovesciata. Sono sempre più i giovani del Vecchio Continente a fare da «mulas» (muli), in gran parte ragazze. L’ultima conferma viene dalla storia dell’irlandese Michaella McCollum, 20 anni, e di Melissa Reid, inglese di 19, entrambe arrestate il 6 agosto scorso nell’aeroporto di Lima con 11,9 chilogrammi in valigia. Destinazione finale: Ibiza, la Gomorra delle Isole Baleari, la Isla Blanca, la più trasgressiva meta del turismo internazionale. Le due ragazze erano partite proprio da Ibiza, dove entrambe erano arrivate a giugno per cercare lavoro. Stando alle foto pubblicate sui social network, sono felici: nelle foto scattate in discoteca sorridevano, raggianti, molto eleganti, truccatissime. Ma a fine mese scompaiono senza lasciar tracce. Samantha e Deborah, sorelle di Michaella, lanciano l’allarme. Nessuno, però, riesce a localizzarle o a scoprire dove si trovano. Poi si saprà che sono arrivate a Lima il 1° agosto con un volo partito proprio da Ibiza, la madre di tutte le «movidas» dell’Arcipelago delle Mille Isole. Il 6 agosto arriva la cattiva notizia: le due ragazze, che nel frattempo erano avevano stretto amicizia, vengono intercettate nell’aeroporto Jorge Chávez della capitale del Perù, secondo produttore mondiale della cocaina dopo la Colombia. Il loro comportamento, molto nervoso, insospettisce gli agenti dell’Antidroga peruviana, che aprono loro le valigie. All’interno, celate in 18 buste di avena e cioccolata in polvere, una quantità di neve delvalore di 2,3 milioni di dollari. «Siamo rimasti di sasso. Pensavo che Melissa fosse ancora a Ibiza e che si divertisse con gli amici e invece scopro che l’hanno arrestata in Perù – dice disperata Debra Reid, mamma di Melissa, che vive a Lenzie, vicino a Glasgow -. Probabilmente nostra figlia ha conosciuto Michaella, di cui ignoravo l’esistenza, solo nell’isola delle Baleari».”