Berlusconi; aumento Iva; Grillo contro la Rai: rassegna stampa e prime pagine

di Redazione Blitz
Pubblicato il 1 Ottobre 2013 - 09:47 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Berlusconi attacca, scontro con Napolitano. Il Corriere della Sera: “Berlusconi ribadisce lo strappo: il Pdl non voterà la fiducia a Letta. Sostiene di aver chiarito con i ministri ma le distanze restano. E Alfano: non ci faremo intimidire dal metodo Boffo. In serata il Cavaliere in un fuorionda attacca Napolitano: agì a mio danno sul processo Mondadori. La replica: diffama.”

Berlusconi vuole andare alle elezioni. Il premier prepara la sfida alle Camere. L’articolo a firma di Lorenzo Fuccaro:

“Silvio Berlusconi rientra a palazzo Grazioli sotto un nubifragio, che è non soltanto un fenomeno meteorologico perché simboleggia bene che cosa sta capitando al Pdl-Forza Italia e ai mercati con lo spread risalito e la Borsa che ha chiuso in rosso. In particolare sul partito da lui fondato si addensa una tempesta dopo la decisione di fare dimettere i cinque ministri e aprire di fatto la crisi di governo. Tanto che sono diventate di pubblico dominio le voci di forti dissensi non soltanto tra i componenti del governo (che ieri hanno comunque consegnato le dimissioni a Palazzo Chigi rendendole irrevocabili) ma anche tra deputati e senatori.

Berlusconi mette tutti a tacere e non cambia linea. Anzi, precisa: «Il governo è finito qui». Deputati e senatori lo ascoltano ma, per la prima volta, lo applaudono solo due volte, per giunta debolmente, a conferma dello stato di incertezza che regna nel corpaccione di quel partito. «Ho deciso tutto io. Forza Italia non è una forza estremista. Nessuno mi ha costretto», afferma alludendo alla «deriva estremista» denunciata proprio dai ministri.

Non solo. Tira le orecchie (in senso figurato) a chi ha sollevato delle critiche: «I panni sporchi si lavano in casa. Dopo il chiarimento di oggi, però, le polemiche sono rientrate». E riferendosi ai ministri, cerca di giustificarne il comportamento: «Loro temono che le dimissioni facciano perdere consenso. Ma ora tutto è superato. Dobbiamo restare uniti non dobbiamo dare all’esterno l’impressione che sta dando il Pd».”

Alfano guida i ministri: «Non ci faremo intimidire» A un passo dalla rottura. L’articolo a firma di Andrea Garibaldi:

” I cinque ministri del Pdl si muovono come una pattuglia. A tratti determinata. A tratti disorientata. Nella notte, delusa ma per niente domata. Alfano, Lorenzin, De Girolamo, Quagliariello, Lupi: sempre assieme, per tutta la giornata di ieri. Pochissimi i momenti d’intimità.

Assieme, leggono con sospetto un articolo del Giornale , nel quale il direttore Sallusti li equipara a «quel genio di Fini». Assieme, nel primo pomeriggio, dicono a Berlusconi che ha sbagliato tutte le ultime mosse, che non può decidere in base ai consigli di quattro «falchi». Con un sentimento comune, a sera, escono dalla riunione dei gruppi parlamentari dopo il monologo di Berlusconi: non soddisfatta la Lorenzin, nessun problema risolto per Lupi, ascolterà Letta in aula e poi deciderà, Quagliariello. Alfano ha un drammatico incontro a due con Berlusconi a palazzo Grazioli nella notte. Minaccia di lasciare il partito, di formare gruppi autonomi pro Letta.

I cinque si sentono impegnati in una «battaglia vera» e sono intenzionati a restare uniti, proprio per non essere messi in difficoltà uno per volta e raggiungere Fini nel ridotto della politica. Sono convinti che ci sia ancora spazio per combattere: chiedono più democrazia interna, vogliono che deputati e senatori Pdl, prima della fiducia o sfiducia al governo in Parlamento, si esprimano con un voto sulle decisioni da prendere. Non come è accaduto ieri: Berlusconi parla, ogni replica vietata. «Ridicolo», ha sussurrato qualcuno. L’obiettivo dei ministri è portare il partito a dare la fiducia a Letta.”

Ultimatum, annunci e qualche dubbio Le mosse del Cavaliere per blindare il Pdl. L’articolo a firma di Paola Di Caro:

“Come la pensi Berlusconi, in pubblico, lo ha detto lui stesso: «Questa esperienza di governo per noi è finita». Ma siccome come in Rashomon ognuno dei protagonisti dello psicodramma politico collettivo del Pdl ha una sua versione, anche le parole apparentemente chiarissime pronunciate ieri dal Cavaliere possono essere lette in tanti modi.

A sentire esponenti del partito difficilmente inquadrabili nelle file dei falchi o delle colombe tout court come la Gelmini e Gasparri, un «piccolo spiraglio» rispetto allo sganciamento della bomba atomica di sabato c’è stato: «Bisognerà capire cosa farà adesso il Pd…». Perché l’ex premier, dicono quelli che l’hanno ascoltato nella riunione dei gruppi che si è rivelata un mero monologo, ha lanciato segnali contrastanti. Per la prima volta ha ammesso che «forse ho fatto un errore» accelerando in maniera così drammatica la crisi, ha chiesto ai parlamentari di ritirare le dimissioni, ha ipotizzato il sostegno a Imu, Iva (sempre alle sue condizioni però) e legge di stabilità, pur avvertendo che poi si deve «andare subito al voto».

Segnali che potrebbero apparire forieri di un possibile ripensamento. E però, spiegano altri presenti all’incontro e alla lunga giornata che lo ha preceduto, è anche vero che Berlusconi, al contrario, ha costruito un quadro a tinte così fosche da rendere inevitabile il distacco della spina: ha attaccato i magistrati e il Pd sulla giustizia in modo furibondo, ha parlato del tema per il «90% del suo discorso», ha accennato a Imu e Iva «solo su sollecitazione di Schifani» e, soprattutto, per tutto il giorno ai suoi ministri ha ripetuto che per lui non c’è altra strada che quella delle elezioni.”

Crisi, è l’ora dei veleni. La Stampa: “Da Berlusconi attacco al Quirinale. La replica: parole deliranti e diffamatorie Il Cavaliere: via libera a Iva e legge di stabilità, poi elezioni. Il Pd: irricevibile.”

Sulla fiducia Letta non si fa illusioni ma punterà il dito sui “colpevoli”. L’articolo a firma di Fabio Martini e Tony Gentile:

“Sul far della sera, quando la scissione del Pdl è tornata a diventare una chimera, Enrico Letta si è quasi definitivamente arreso. E ha ricominciato a lavorare al discorso, forse quello finale, che pronuncerà domani mattina alle 9,30 al Senato. Una resa, quella di Letta, giunta allo spirare di una giornata paradossale. Uno dopo l’altro tutti i poteri più o meno forti – da Angela Merkel al Vaticano, da Confindustria alla Cgil – si erano platealmente schierati contro la crisi di governo. Ma per scongiurarla, oltre a quella raffica di dichiarazioni, serviva una cosa sola: una corposa secessione dal Pdl ad opera dei tanti scontenti per la linea durissima decisa (e ieri confermata) da Berlusconi. Sulla scissione – o comunque su un evento politicamente rilevante – aveva puntato Enrico Letta due sere fa, arrivando a dichiarare in tv – proprio lui così prudente che quella era la sua «speranza». Una speranza coltivata a palazzo Chigi per tutto il giorno ma sfiorita nel tardo pomeriggio, quando il drappello dei non-allineati – i cinque ministri dimissionari del Pdl più Chicchitto, Sacconi e pochi altri hanno fatto sapere a chi di dovere che non era aria di lasciare il Pdl. Certo, Letta sa bene che una maggioranza per la sopravvivenza, forse, si potrebbe mettere assieme. Sa che una ventina di senatori pronti a tutto si potrebbero trovare, ma un piano del genere il premier non lo ha mai coltivato neppur dietro le quinte. Per non sporcare la propria immagine.”

Grillo contro la Rai “I suoi telegiornali mentono al popolo”. L’articolo a firma di Andrea Malaguti:

“Piove. Governo ladro. E qui davanti al Cavallo della Rai più che una pioggia viene giù un diluvio. Dunque governo ladrissimo. E bugiardo, manipolatore e baro. Incivile e infingardo. Letta in testa. Il premier. In persona. Che nel salotto di Fazio si è permesso di dire che Grillo chiede di votare col porcellum. Mentre lui, Letta, il sistema elettorale lo vuole cambiare. Ha detto proprio così, davanti a cinque milioni di persone, omettendo di aggiungere (e questo è difficile negarlo) che assieme al suo partito ha bocciato la mozione Giachetti che avrebbe riportato le lancette ai tempi del più sano mattarellum. «Mente al popolo». Così il Caro Leader, l’uomo della rete, quello che la televisione è inutile, cattiva, obsoleta e controproducente, non ci ha visto più. Ha chiamato Roberto Fico, il suo presidente della Commissione di Vigilanza Rai, e gli ha detto: vengo a Roma e ne canto quattro a Gubitosi, il direttore generale. Perchè lui può. Prende e va. Al Quirinale o a viale Mazzini. Ogni porta si apre. Con o senza appuntamento. «Basta con le manipolazioni. Basta con Letta. Basta con Fazio. E già che sono lì gli dico pure: basta con questo Orfeo a dirigere il Tg1». E , va da sè, basta con l’intero sistema di servi dell’informazione che tengono all’oscuro il Paese della rivoluzione culturale a Cinque Stelle.”

Scatta l’aumento dell’Iva “Una mazzata alla ripresa”. L’articolo a firma di Francesco Spini:

“Dal vino al caffè, dai frigoriferi alle tv, dagli smartphone ai tablet. E ancora: dai prodotti per la casa a quelli per la cura della persona, dall’ingresso in piscina ai pacchetti vacanza. E prodotti di cartoleria, giocattoli, bibite gassate, succhi di frutta, mobili e biancheria, per dirne alcuni. Un elenco lungo così. La vita, per molti aspetti, da questa mattina costa l’1% in più.

Scatta l’aumento dell’Iva. L’aliquota più elevata – applicata ai prodotti non di prima necessità – passa dal 21 al 22%. E son dolori. Per Federdistribuzione comporterà tra i 105 e 110 euro di costi l’anno in più per famiglia, secondo Coop Italia saran quasi 200 euro. Più pessimisti i consumatori del Codacons: 349 euro in più. La benzina verde – informa Quotidiano Energia – dalla mezzanotte di ieri costa 1,5 centesimi in più, il gasolio 1,4. Insomma, un salasso. «Calcoliamo che il 40% dell’Aumento dell’Iva riguardi i prodotti di acquisto abituale», spiega Giovanni Cobolli Gigli, presidente di Federdistribuzione. Il gettito atteso sarebbe pari a 4,2 miliardi. «In realtà – avverte Cobolli Gigli – succederà che in primo luogo aumenterà l’evasione e creerà quello che sostanzialmente è una concorrenza sleale tra operatori. Quindi ci sarà comunque un calo dei consumi. E il gettito ne soffrirà». Intanto, a soffrire, sarà il carrello della spesa. «Le famiglie che già stanno facendo delle rinunce saranno costrette a farne altre». Così se tra gennaio e luglio i consumi son già crollati a valore del 2,6% «per fine anno mi aspetto fino al -3%, tra l’Iva e un ritorno di sfiducia dovuto anche all’instabilità politica».

E pensare che le cose iniziavano, seppure lentamente, a migliorare. «Segnali deboli», li chiama Maurizio Motta, direttore generale di Mediamarket, cui fanno capo i marchi Mediaworld e Saturn, il quale aveva notato «da marzo una nuova crescita dei visitatori nei punti vendita e qualche timido segnale negli acquisti e nell’interesse per le novità tecnologiche». Poi «la farsa e la tragedia» dell’Iva: «Una mazzata psicologica, che raffredda ogni tipo di segnale». Così gli ultimi tre mesi, che «per noi potevano essere positivi tra lo 0 e il 2%, con una stabilizzazione», con l’aumento saranno «più vicini allo zero, se non ancora in negativo». In ambito hi-tech, tra i più colpiti dall’aumento, saranno «gli acquisti importanti, come il televisore o il grande elettrodomestico». Non i tablet o gli smartphone «che sono ormai prodotti quasi necessari». Ma i primi effetti non arriveranno oggi, spiega Motta, «ma nel giro di 15-20 giorni, con i primi adeguamenti». Poi nel tempo «le aziende stesse modificheranno i listini: una parte dell’aumento verrà assorbito dalle aziende, parte, purtroppo, sarà sulle spalle dei consumatori. Contando le promozioni, nel tempo, si parla più o meno della metà».”

Netanyahu frena Obama “L’Iran vuole distruggerci”. L’articolo a firma di Maurizio Molinari:

“Benjamin Netanyahu porta alla Casa Bianca i timori di Israele per il riavvicinamento UsaIran e Barack Obama tenta di fugarli assicurando che «non ci bastano le parole di Teheran, servono azioni» sul blocco del programma nucleare.

Nello Studio Ovale, il premier israeliano e il presidente americano vestono in maniera identica – completo scuro, camicia bianca e cravatta celeste – e parlano con il tono dei vecchi amici, ma fra loro c’è tensione perché la telefonata di Obama al presidente iraniano Hassan Rohanì ha colto di sorpresa Gerusalemme. «La priorità è impedire all’Iran di arrivare all’atomica», esordisce Netanyahu, sottolineando che «persegue l’eliminazione di Israele» e «deve smantellare il programma nucleare militare». E al fine di arginare il dialogo Usa-Iran aggiunge: «Se l’Iran è tornato a negoziare è solo grazie alle sanzioni e alla credibile minaccia della forza». «Per ottenere risultati diplomatici tali pressioni devono continuare – aggiunge il premier – e se dovessero accelerare verso la bomba le sanzioni dovranno aumentare».”