Berlusconi tra Giustizia e Agcom, Governo sugli scogli, per noi Imu

Pubblicato il 18 Maggio 2012 - 10:47 OLTRE 6 MESI FA

Rigore e crescita, i Governi europei promettono carote, ma, come piange il Secolo XIX, “in Europa cresce soltanto il panico” e, come spara il Corriere della Sera, sta per aumentare l’Imu. Intanto l’Italia rolla e beccheggia davanti agli scogli della corruzione e della nomina del Garante delle comunicazioni. Lo spread è la traduzione in numero di tutto questo: ieri ha chiuso a 440,9, 100 punti sopra il livello sul quale era stato collocato il livello di guardia dal troppo ottimista Mario Monti. Stamattina lo spread ha aperto a 447,7.

Annuncia il Corriere della Sera nel suo titolo principale: “Imu, mancano 2,5 miliardi. I sindaci stimano che il Governo dovrà alzare l’aliquota” perché, come avevano detto subito i Comuni, rende il 30% in meno dell’Ici e pertanto “le aliquote IUmu aumenteranno. La seconda rata sarà più cara”. Intanto a Napoli (Il Mattino) si comincia a parlare di condono. Pare, dico pare…

Per il resto, le chiacchiere, come dicono a Roma, stanno a zero. a parte il Secolo, anche il Mattino e il Messaggero, che leggono con il filtro di quella vecchia volpe di Marco Conti, sembrano scettici e titolano: “Appello Ue alla Merkel”, “Crisi, pressing sulla Merkel”; anche la Stampa ha un po’ di ritegno: “Crisi, l’Europa prende tempo”. Ma Repubblica sposa , per una volta, l’ottimismo: “I leader Ue, rigore e crescita”, mentre il Sole 24 Ore va anche oltre: “Rigore e crescita, accordo europeo”. Il Corriere della Sera si vergogna di mettere la notizia in prima pagina, non ha il coraggio di interpretarla e si limita ad alludere a pagina 5: “Rigore e crescita: il nuovo consenso europeo. Merkel d’accordo con Hollande, Monti e Cameron: Vanno di pari passo”. Come dire, va be’, ragazzi, clap clap, intanto ratificate il fiscal compact e poi ne parliamo.

Come dimostra la lezione di Barack Obama, che ha portato gli Usa fuori della crisi lasciando le tasse follemente (per i nostri standard) basse e profondendo quasi un miliardo di dollari nei vari stimoli all’economia, rigore e crescita sono una antinomia, come ben sanno quei giovanotti che cercano la moglie vergine e…

A complicare le cose in Italia c’è sempre Berlusconi con i suoi conti aperti con la giustizia, il suo penchant verso chi con la giustizia ha qualche problema, il moralismo estremo della sinistra in un intenso dibattito fra trave e pagliuzza.

Abilissimo a confondere gli avversari e l’opinione pubblica, Berlusconi è abituato a suonare su più tastiere e è sempre difficile capire quale sia la sua vera priorità. I giornali sono sempre molto affascinati dalla Rai, molti là dentro sono colleghi, molti hanno sognato di finirci la loro carriera e molti ce l’hanno finita. Ma appare poco probabile che Mario Mandrake Monti possa fare qualcosa alla Rai, se non provare a nominare gente di sua fiducia, cosa che peraltro appare piuttosto difficile visto che il consiglio lo nomina il Parlamento, dove Berlusconi ha la maggioranza relativa, e Monti può solo scegliere il direttore generale, che se non va bene a Berlusconi può avere la vita difficile assai.

In questo momento la vera partita, come ha denunciato Giuseppe Giulietti proprio su Blitzquotidiano, si gioca sull’Autorità garante per le Comunicazioni, in teoria un consiglio comunale con metà consiglieri della maggioranza e metà dell’opposizione e il presidente in mezzo, in realtà un organismo dove Berlusconi ha sempre dominato, non solo con uomini chiaramente e apertamente suoi, come Giancarlo Innocenzi. Quando presidente dell’Agcom era un costituzionalista eccelso come Enzo Cheli, uomo di sinistra, nominato dalla sinistra, c’è chi ancora ricorda le polemiche degli editori di quotidiani contro la sua gestione, troppo e se si vuole anche comprensibilmente soggetta alle influenze degli interessi della tv (attraverso la Rai, nomine a parte, tutti i partiti, Pd e Pdl in primis, sono oggettivamente collusi con Mediaset).

Della questione Agcom si occupa oggi in prima pagina solo il Fatto Quotidiano: “Rivolta in Parlamento: Agcom, no a candidati imposti. Ottanta deputati dei vari gruppi chiedono a Fini procedure trasparenti sulla elezione dei componenti della Authority delle Comunicazioni: Ci rifiutiamo di votare i nomi indicati dai partiti con sms”.

Intanto i partiti ora stanno litigando sulla Giustizia. Corriere della Sera: “Corruzione, pene più pesanti. Il Pd fa passare il suo testo e salta il tavolo del confronto. Alfano attacca Bersani: cerca l’incidente contro il Governo”. Messaggero: “Lite sull’anti corruzione. Il Pdl: Governo a rischio”. Stampa: “Ddl corruzione, pene inasprite. Scontro Pd-Pdl. Alfano: il Governo rischia”. Sole 24 Ore: “Il Ddl corruzione spacca la maggioranza, salta il vertice con la Severino”. Il Manifesto estremizza: “Arresto di Monti. La giustizia terremota la maggioranza”. Repubblica ne parla solo a pagina16: “Corruzione, la maggioranza si spacca. Blitz del Pd, carcere fino a 8 anni”, forse prendono le distanze dal popolo delle manette. Silenzio sulla prima pagina del Giornale, forse è un segnale distensivo verso Monti che l’altro giorno ha esibito a Berlusconi un dossier di ritagli con tutti gli attacchi alla sua sacra persona. L’articolo è solo a pagina 12: “Caos Giustizia, Alfano accusa: il Pd vuole fare saltare il Governo”. Sì sì signora maestra, è stato Bersani.  Un altro segnale di fumo bianco da Arcore? Il titolo in prima pagina, alto, proprio sotto l’apertura: “Tasse, Monti allenta il cappio. Equitalia sarà meno spietata”, che è molto diverso da Repubblica: “Desk d’ascolto e rate più lunghe”, limitato alle imprese. Per i cittadini comuni, vittime dei soprusi di Vigili urbani e gabellieri vari, non c’è nulla da sperare.

Giornale e Libero preferiscono dedicare la loro prima pagina al polverone sollevato da Luigi Lusi, ex cassiere della Margherita, nella sua deposizione davanti alla Giunta per le immunità del Senato. Lusi è accusato di essersi appropriato di parecchi milioni di euro dei fondi del partito, rimasti nella sua cura dopo la fusione con i Ds nel Pd. Ieri ha risposto facendo una serie di nomi di politici cui ha dato soldi, migliaia di euro che gli interessati si sono affrettati a precisare necessari per manifestazioni e attività politica in genere, non per comprare ville o Porsche. Ma per il Giornale questo basta: “Trema la Margherita. Soldi anche alla Bindi. Ho pagato pure Rutelli, Renzi e Enrico Letta. Il Pd che fa? Insabbia e vieta di verbalizzare le accuse. Invece tutte le grane della Lega sono finite sui giornali”. Nella foga polemica, la differenza sfugge al titolista e anche a quello di Libero (“Davo la paghetta a mezza sinistra”): un conto è l’attività politica, fine per cui sono dati quei soldi dallo Stato ai partiti, un conto sono gli investimenti in Tanzania, le lauree in Albania e le spese del dentista.

Ancora una volta i comunisti, nelle loro varie discendenze, si sono rivelati i più bravi: questi hanno Lusi, loro avevano Greganti. Non è da escludere un nuovo regolamento di conti nel Pd.

Roberto Saviano è nel ciclone. Sul Fatto Giampiero Rossi lo accusa di avere ampiamente utilizzato, nel suo intervento all’ultima puntata di Servizio Pubblico di Michele Santoro, passi di un libro dello stesso Rossi, senza citarlo. La stessa pagina del fatto dà anche notizia che Saviano a chiesto 4,7 milioni di euro di danni per un articolo in cui la ex segretaria di Benedetto Croce metteva in dubbio la sua parola: macchina del fango è sempre la parola d’ordine di Saviano.  Libero ci salta sopra: “Parla di libertà, poi chiede 4,7 milioni di danni a chi lo critica. Quello che Saviano non ha è la decenza”.

Giorgio Bocca affidava le sue polemiche alla carta del suo giornale, non alla carta bollata.

Poi vi chiedete perché lo spread sale. Ma non basta. Solo Enzo Marro sul Corriere della Sera sembra ancora appassionarsi a uno dei passaggi cruciali perché l’Italia passi l’esame dei mercati, la riforma del lavoro e ci mette in guardia sulla “riforma incompiuta” del lavoro e descrive il suo “cammino a ostacoli”.

Per fortuna che c’è un mondo a parte, quello dello sport e leggere la Gazzetta, nonostante lo schifo delle scommesse, è rinfrescante. Oggi il tema principale è una intervista a Milito, dell’Inter : “Il cannoniere nerazzurro si confessa: Lavezzi? Mi piace. E’ un campione, sarebbe bello giocare con lui”.