Berlusconi e Imu, sondaggi, nozze gay a Londra: prime pagine e rassegna stampa

Pubblicato il 6 Febbraio 2013 - 09:04 OLTRE 6 MESI FA

Apertura di Bersani a Monti. Il Corriere della Sera: “No di Maroni al condono proposto da Berlusconi”. Il rompicapo del voto utile. Editoriale di Michele Ainis:

“Sui cieli della campagna elettorale volteggiano promesse, favole, miraggi. Normale: non si raccontano mai tante bugie come prima delle elezioni, durante una guerra e dopo la caccia, diceva Bismarck. Ed è altrettanto normale, in questi casi, che ciascuno punti l’indice contro la menzogna altrui. Ma c’è invece un assioma che trova sempre d’accordo almeno un paio fra i contendenti. E non si tratta più di blandire l’elettore, quanto piuttosto d’intimargli un altolà. Voto utile, ecco il suo nome di battaglia. Insomma, attento a dove metti la tua croce sulla scheda, altrimenti sprecherai la scheda. Così ripetono all’unisono Bersani e Berlusconi, nemici nell’urna, alleati nell’assioma.
Lì per lì, non fa una grinza. Specie con questa legge elettorale, dove chi ha un voto in più dell’avversario s’accaparra il 54% dei deputati. Perché disperdere le forze, perché sciupare fieno per il cavallo zoppo, quando a sinistra come a destra corre un unico cavallo che può tagliare i nastri del traguardo? Sennonché c’è una trappola logica dietro questo imperativo logico. Anzi due, anzi tre, anzi quattro”.

Il sì di Londra alle nozze gay. Ma metà dei tory vota contro. Articolo di Fabio Cavalera:

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“Le accuse più pesanti gli sono piovute addosso dalla schiera dei tory ribelli: «Lei, signor primo ministro, adotta tattiche orwelliane». Ossia tattiche che frantumano la società e la famiglia. 
Schiaffi a David Cameron dalla inferocita pattuglia della metà (o forse più) dei parlamentari conservatori (sono in tutto 303) per nulla disposta a legalizzare le nozze fra omosessuali e fra lesbiche. 
La fronda è uscita allo scoperto nel dibattito e nel primo voto del «Gay Marriage (Same Sex Couples) Bill» dando l’esatta dimensione del dissenso e della forte spaccatura fra «social liberalist tory» e «traditional tory» che su questo tema si registra tanto nelle fila dell’esecutivo (quattro ministri sulle barricate) quanto del gruppo parlamentare conservatore. Ma che tocca pure l’opposizione, visto che almeno venti laburisti (su 255) si sono pronunciati in modo difforme dalle indicazioni del loro leader Ed Miliband. Hanno però vinto i 400 sì (i no 175) e il principio fondamentale della nuova legge, sponsorizzata da Downing Street, è passato: due gay hanno il diritto di sposarsi secondo il rito civile e religioso”.

L’Italia e il conto amaro dell’Europa. Un saldo negativo per 22 miliardi. Scrive Giuseppe Sarcina:

“Nelle notte del 16 dicembre 2005, sotto gli occhi di Tony Blair, presidente di turno del Consiglio europeo, e di Angela Merkel, Silvio Berlusconi pensò, probabilmente, di aver limitato il danno. Il bilancio europeo aumentava di poco, ma andava diviso tra gli otto Paesi dell’ex blocco sovietico, più Cipro e Malta. Anzi, all’ultimo minuto, la delegazione italiana aveva addirittura strappato 1,4 miliardi extra per i «Fondi strutturali» (investimenti per le aree più svantaggiate) e altri 500 milioni per lo sviluppo rurale. 
La medicina europea, però, ha due caratteristiche: può essere amara se non si regge il confronto negoziale con i partner più forti e soprattutto agisce con rilascio lento, differito nel tempo. Oggi, in piena trattativa sulle «prospettive finanziarie» per il 2014-2020, fa testo una tabella che si può costruire elaborando i dati ufficiali diffusi dalla Commissione europea”.

La restituzione dell’Imu attira il 4% degli indecisi. Scrive Renato Mannheimer:

“Le proposte di Silvio Berlusconi in ordine alla restituzione «in contanti» dell’Imu sulla prima casa e alla possibilità di un nuovo condono fiscale hanno scosso il mondo politico e suscitato l’immediata reazione negativa dei mercati. Come era forse ovvio, l’idea del Cavaliere è stata fortemente criticata dalle altre forze politiche: c’è chi l’ha giudicata impossibile, chi addirittura ridicola e chi, infine, ha ricordato il mancato rispetto delle promesse avanzate negli ultimi anni. Ma che ne pensano gli italiani? Qual è la loro reazione di fronte a una idea, nelle parole di Berlusconi, così «scioccante»? 
C’è da dire, anzitutto, che tutti — o quasi — gli italiani ne hanno sentito parlare: solo il 4% dichiara di essere all’oscuro della proposta”.

La prima pagina de La Repubblica: “Monti e Bersani: pronti all’intesa”.

La Stampa: “Monti-Bersani, prove di alleanza. Il segretario “pronto a collaborare”. E il premier rilancia la Grande Coalizione”. L’incubo di un risultato alla greca. Editoriale di Marcello Sorgi:

“La svolta che nel giro di due giorni ha riportato l’armonia tra Monti e Bersani, dopo settimane di scontri quotidiani, ha colpito un po’ tutti. In effetti il presidente del Consiglio e il segretario del Pd se ne erano dette di tutti i colori: il Professore era arrivato a ribattezzare all’indietro il Pd fino al 1921, data della scissione di Livorno e della fondazione del Partito comunista d’Italia («Forse s’è confuso con la sua data di nascita», gli aveva replicato Matteo Renzi con una delle sue battute fulminanti). E Bersani non si dava pace, visto che in oltre un anno di leale collaborazione al governo, il premier non aveva mai trovato tanti difetti al suo partito”.

Hollande sfida Londra: no all’Ue à la carte. Scrive Alberto Mattioli:

“Alla vigilia, l’Eliseo aveva fatto sapere che il discorso euroconvinto di François Hollande al Parlamento europeo in trasferta a Strasburgo, «non sarebbe stata la risposta» a quello euroscettico di David Cameron. Però ieri lo è proprio sembrata, con tanto di citazione: il Président proclama che non vuole «un’Europa à la carte». Non è solo questione di massimi sistemi ma soprattutto di molti soldi. Domani inizia a Bruxelles la maratona negoziale per il bilancio 2014-2020 dell’Unione”.

E il samurai Ahmadinejad va alla guerra contro tutti. Dal corrispondente da Londra Claudio Gallo:

“Che situazione paradossale. La Guida suprema iraniana, il grande ayatollah Ali Khamenei è riuscito in questi anni a spianare l’opposizione riformista, ha troncato alla radice ogni chance politica della fazione del presidente: le prossime elezioni saranno vinte da suoi uomini, non si discute. Eppure Ahmadinejad rifiuta di andarsene in silenzio guastando le giornate al successore di Khomeini che è costretto a fare il Pompiere Supremo”.

Il Fatto Quotidiano: “Montepaschi controllato da massoni”. ‘Sto partito qua. Editoriale di Marco Travaglio:

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“Anche se lui negherà sempre, pure sotto tortura, pare quasi che Massimo D’Alema legga Il Fatto. L’altro giorno ha detto che il Pd deve iniziare a fare campagna elettorale, mentre finora ha pensato di aver già vinto le elezioni e preferito parlare di alleanze dopo le urne e spartirsi i posti del futuro, sempre più immaginario, governo. È quello che scriviamo da due mesi. Se si domanda a un normale cittadino che cosa ricorda di ciò che han detto in campagna elettorale Bersani, Monti, Ingroia, B. e Grillo, la risposta è: di Grillo ricordo quasi tutto, di B. molte cose, di Ingroia qualcosa, di Monti poche cose, di Bersani niente (a parte che vuole sbranare chi accusa il Pd per Montepaschi, così anche i pochi che lo ritenevano estraneo capiscono che c’è dentro fino al collo). Magari Bersani avrà detto anche cose giuste e sensate, ma nessuno se n’è accorto. Perché non parla: biascica, bofonchia, borbotta masticando il sigaro. Non finisce mai le frasi”.

Il Giornale: “Bersani prende ordini a Berlino deve allearsi con Monti e Fini”. Che vergogna, lo Stato condanna chi ci difende. Editoriale di Luca Fazzo:

Tra sei giorni, se non accadran­no fatti nuovi, cinque uomini dei servizi segreti italiani saran­no condannati a pene assai pe­santi – dagli otto ai dodici anni di carcere -dalla Corte d’appello di Milano,con l’ac­cusa di avere aiutato dieci anni fa la Cia a sequestrare Abu Omar, un predicatore islamico già allora indagato per terrori­smo. È, quella che si prepara, una senten­za senza precedenti: non solo in Italia ma nell’intero occidente alleato degli Usa, dove le renditions , ovvero i prelievi infor­mali di terroristi, decisi da George W. Bu­sh dopo l’11 settembre, sono avvenute con una certa frequenza, e senza che i Pa­esi civili e democratici ove la Cia manda­va i suoi uomini si scandalizzassero. In Italia, invece, si va verso una condan­na esemplare. Poco conta, nel valutare lo scenario che si crea, l’opinione dell’uo­mo dello strada: che probabilmente non si duole più di tanto per la scomparsa dal­la circolazione di un predicatore della jihad, di un fan della guerra santa che mi­na­le stazioni ferroviarie e i vagoni del metrò“.