Berlusconi, incidente Irpinia, Federica Pellegrini: rassegna stampa e prime pagine

di Redazione Blitz
Pubblicato il 31 Luglio 2013 - 09:13 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – L’accusa: condannare Berlusconi. Il Corriere della Sera: “Il pg della Cassazione chiede la conferma della condanna sui diritti tv Mediaset: «Berlusconi ha ideato il meccanismo delle frodi fiscali». Ma no all’interdizione di 5 anni dai pubblici uffici: va ridotta a tre.”

Lo sformato legislativo. L’editoriale a firma di Michele Ainis:

“Troppo? No, è troppo poco. Nel Paese in cui perfino i carabinieri sono dotati di un ufficio legislativo, in questo Paese senza autorità ma con cento authority, le sartorie del diritto s’incontrano a ogni angolo di strada, e ciascuna ha un abito normativo che ci cuce addosso. Il 18 luglio il Garante della privacy ha varato un provvedimento sulle intercettazioni: 41.196 caratteri. Il 4 luglio ne aveva licenziato un altro sul contrasto allo spam: 7.767 parole. Risale invece a maggio il regolamento della Banca d’Italia sulla gestione collettiva del risparmio: 171 pagine. Senza contare statuti e regolamenti comunali (a Parma ce n’è uno sulla Consulta del verde, un altro dedica 14 articoli al Castello dei burattini). O senza ricordare le mitiche ordinanze dei sindaci-sceriffi, dal divieto della sosta di gruppo in panchina (Voghera) a quello dei bagni notturni (Ravenna), fino al divieto d’imbrattare i cartelli di divieto. Ma di che pasta è fatto questo sformato normativo? Proviamo ad assaggiare il menu del governo Letta, accusato ingiustamente di battere la fiacca, mentre ha messo in forno 20 provvedimenti negli ultimi 30 giorni. Il più importante è il «decreto del fare», dove figura un capitolo sulle semplificazioni burocratiche. Vivaddio, era ora. Peccato tuttavia che per semplificare il decreto spenda 93 commi, oltretutto scritti nel peggior burocratese. Così, il comma 1 dell’articolo 52 si suddivide in 11 punti contrassegnati in lettere (dalla A alla M); la lettera I s’articola poi in 3 sottopunti, numerati con cifre arabe come gli articoli; e il sottopunto 2 si scinde in altri 2 sotto-sottopunti, ciascuno distinto da una lettera.”

«Condanna da confermare, ma va ridotta l’interdizione». L’articolo a firma di Flavio Haver:

“Silvio Berlusconi è «l’ideatore del meccanismo delle frodi fiscali» al centro del processo Mediaset. È il passaggio più significativo della requisitoria del sostituto procuratore generale Antonio Mura, secondo il quale «è stato perdurante il controllo» del leader del centrodestra sull’azienda. Per questi motivi, il magistrato ha chiesto alla sezione feriale della Cassazione di confermare la condanna a quattro anni di reclusione (tre coperti da indulto) per Berlusconi, pur sollecitando la Suprema Corte a «ricondurre la sanzione accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici ai termini di legge», abbassandola a tre anni. Ad avviso del pg, la sentenza della Corte di Appello di Milano non dà spiegazioni sulla scelta dell’applicazione della stessa per cinque anni, dal momento che c’è una legge che consentirebbe l’interdizione da uno a tre anni. Anche l’avvocato dello Stato Gabriella Vanadio, in rappresentanza dell’Agenzia delle entrate (che si è costituita parte civile), ha chiesto il rigetto dei ricorsi. Deluso (e polemico) uno dei difensori di Berlusconi, Franco Coppi: «Il calcolo dell’interdizione è stato un errore palese dei giudici di Milano. Per il resto, rimango ammirato dallo sforzo del pg di difendere una sentenza che è indifendibile».”

Nel Pdl tensione e speranza. Il silenzio del Pd. L’articolo a firma di Paola Di Caro:

“Silvio Berlusconi ha passato a Palazzo Grazioli la giornata, e le visite sono state ridotte al minimo: Gianni Letta, Paolo Bonaiuti, i suoi legali tra i pochissimi ad avere accesso al suo studio, oggi dovrebbero arrivare a sostenerlo nel momento del verdetto i figli Marina e Pier Silvio. Con i suoi dunque il Cavaliere ha parlato solo al telefono mostrando, raccontano, «un atteggiamento molto freddo e razionale». Nessuno sfogo, niente che potesse essere riferito all’esterno come sua decisione in caso di condanna. E anche i contatti limitatissimi appartengono a una strategia evidente e dichiarata del suo avvocato Franco Coppi: evitare che si alzino i toni, che nell’aria aleggino minacce, che argomenti extragiuridici vanifichino il suo lavoro. «Abbiamo ottimi argomenti per vincere, ragioni fortissime. Tutti mantengano la calma ed evitino dannosissime uscite», il diktat del legale. E così, ora dopo ora, il clima è sembrato in qualche modo cambiare. Berlusconi, dicono, resta «angosciato» per quella che ritiene la più grande ingiustizia commessa ai suoi danni, per la requisitoria del Pg della Cassazione che comunque conferma fin nelle virgole l’impianto accusatorio di Tribunale e Corte d’appello di Milano. Resta preoccupatissimo. Ma è anche, nonostante l’umor nero di fondo che non passa, «un po’ più ottimista» sul fatto che l’esito finale possa non essere catastrofico. Si augura insomma che «vinca la verità», perché qualche segnale, oltre alle parole stentoree di Coppi, potrebbe essere letto in controluce come positivo. La crescita in Borsa di oltre il 3% del titolo Mediaset, come se il mondo finanziario si aspettasse un’assoluzione, totale o parziale. La richiesta del Pg di ricalcolare la pena accessoria, nonostante Coppi derubrichi la cosa come una sorta di atto dovuto.”

De Gregori: non voto più. La mia sinistra si è persa tra slow food e No Tav. L’articolo a firma di Aldo Cazzullo:

“Francesco De Gregori, sono sei anni, da quando in un’intervista al «Corriere» lei demolì la figura allora emergente di Veltroni, che non parla di politica. Che cosa le succede?

«Succede che il mio interesse per la politica è molto scemato. Ha presente il principio fondativo delle rivoluzioni liberali, “no taxation without representation?”. Ecco, lo rovescerei: pago le tasse, sono felice di farlo, partecipo al gioco. Però, per favore, tassatemi quanto volete, ma non pretendete di rappresentarmi».

Cos’ha votato alle ultime elezioni? «Monti alla Camera e Bersani al Senato. Mi pareva che Monti avesse governato in modo consapevole in un momento difficile. Sono contento di com’è andata? No. Oggi non so cosa farei. Probabilmente non voterei. Con questo sistema, tanto vale scegliere i parlamentari sull’elenco del telefono».

Dice questo proprio lei, considerato il cantautore politico per eccellenza? L’autore de «La storia siamo noi», per anni colonna sonora dei congressi della sinistra italiana? «Continuo a pensarmi di sinistra. Sono nato lì. Sono convinto che vadano tutelate le fasce sociali più deboli, gli immigrati, i giovani che magari oggi nemmeno sanno cos’è il Pd. Sono convinto che bisogna lavorare per rendere i poveri meno poveri, che la ricchezza debba essere redistribuita; anche se non credo che la ricchezza in quanto tale vada punita. E sono a favore della scuola pubblica, delle pari opportunità, della meritocrazia. Tutto questo sta più nell’orizzonte culturale della sinistra che in quello della destra. Ma secondo lei cos’è oggi la sinistra italiana?».”

Berlusconi, chiesto mini sconto. La Stampa: “Processo Mediaset in Cassazione: il procuratore generale nella requisitoria chiede di mantenere la condanna a 4 anni per Berlusconi, con la riduzione da 5 a 3 anni dell’interdizione dai pubblici uffici. Oggi la replica dei difensori: puntiamo all’annullamento. Sentenza entro venerdì.”

Kyenge a Maroni “Fermi gli attacchi contro di me”. L’articolo a firma di Antonio Pitoni:

“Non basterà un semplice messaggio di scuse né un omaggio floreale. Perché se alla fine il mazzo di rose promesso da Roberto Calderoli, per quell’«orango» costato al vicepresidente del Senato un pubblico mea culpa nell’aula di Palazzo Madama, è arrivato davvero a destinazione, stavolta, ad archiviare il caso, Cécile Kyenge non ci pensa neppure. E dopo l’ultima «sceneggiata» di Cantù, dove due consiglieri (e un ex) del Carroccio hanno abbandonato l’aula per protesta, finite le guance da porgere, è partito l’ultimatum. O il segretario della Lega, Roberto Maroni, si impegna «affinché cessino immediatamente questi continui attacchi alla mia persona», che «feriscono la coscienza civile della maggioranza di questo Paese», avverte il ministro per l’Integrazione, oppure addio confronto con il governatore Zaia alla festa del partito a Milano Marittima programmato per il 3 agosto.”

L’Italia tira la volata della fiducia. L’articolo a firma di Marco Zatterin:

“I grafici dicono tutti la stessa cosa. Tolto il settore delle costruzioni ancora scioccato dallo sboom della bolla d’inizio secolo, gli andamenti insinuano una marcia solida verso i valori di media degli ultimi vent’anni. In Italia l’indice Esi (Economic sentiment indicator) ha segnato un progresso di 2,9 punti rispetto al +1,2 della media Eurozona, della Francia, della Spagna, e allo 0,7 della Germania. E’ un incoraggiamento. Il 2013 sarà negativo di almeno mezzo punto per il pil dell’Europa e di quasi 2 per il Bel Paese. Il segno positivo si riavrà l’anno prossimo, dicono sia Bce che Fmi, entrambi attenti a ricordare la «natura sfuggente» dell’uscita della recessione. Certo le circostanze sono facilitate da agosto che si presenta, per la prima volta da almeno tre anni a questa parte, senza un grave senso di incertezza per una possibile bancarotta sovrana o una guerra di speculazione sui mercati. Gli gnomi della finanza hanno ridotto i volumi degli affari e sono andati in vacanza lasciando i computer gestire l’ordinaria amministrazione. Un anno fa la Bce ha colmato il vuoto politico e convinto tutti che l’euro non sarebbe crollato. Le nuove regole Ue, sopratutto l’Unione bancaria, hanno ridisegnato il campo di gioco. Ora si attendono le riforme nei paesi in ritardo di competitività, così che le imprese riescano a sprigionare il loro potenziale.”

“Barriere inadatte ai mezzi pesanti” Sotto accusa anche Autostrade. L’articolo a firma di Guido Ruotolo:

“Maledette coincidenze. Incredibile che il pullman perda pezzi decisivi per mantenere il suo controllo, all’inizio di una discesa con curve a rientrare che non sono facili da affrontare. Incredibile che l’autista provi a frenare il mezzo strusciando le barriere protettive di cemento armato (per evitare di piombare addosso alle auto) e i «New Jersey» invece di dimostrarsi complici in questo disperato tentativo di salvarsi e di salvare vite umane, si rivelano barriere di ricotta. Certo, la Procura di Avellino, che ha delegato le indagini alla Polizia Stradale, vuole verificare anche se l’autista si trovasse in condizioni psicofisiche normali, insomma che non fosse ubriaco, e sulla sua personalità-professionalità la polizia giudiziaria sta raccogliendo testimonianze, ma l’inchiesta che sta conoscendo i suoi primi passi in queste ore si sta muovendo sostanzialmente su due binari (in attesa dell’autopsia dell’autista Ciro Lametta): verificare l’idoneità del mezzo (controllo dello stato dei freni, dei pneumatici, esito della revisione del marzo 2013); analizzare se le condizioni della strada fossero secondo le norme. «Ci sono i primi indagati – ripete il procuratore Rosario Cantelmo -. Stiamo valutando la posizione di Autostrade». È una corsa contro il tempo l’identificazione di tutti i possibili destinatari di avvisi di garanzia, per notificare agli ipotetici indagati tutti gli avvisi di atti irripetibili o comunque che contemplano la presenza dei legali delle parti. E intanto sono quasi trecento le possibili parti offese individuate. Ottanta-cento metri di vuoto. I blocchi in cemento armato sono precipitati dal viadotto insieme al pullman. Colpisce l’impacciata autodifesa di «Autostrade», che sembra mettere le mani avanti: «Quelle barriere laterali sono state concepite per ammortizzare al meglio gli urti delle autovetture, che costituiscono la stragrande maggioranza degli urti». E cosa succede se al posto di una auto il tamponamento coinvolge un mezzo pesante? Risponde «Autostrade»: «Le barriere laterali non sono costruite con muro rigido (che sarebbe l’unico idoneo a resistere a tutti gli urti) ma con elementi collegati tra di loro, appoggiati alla pavimentazione e fissati ad essa con perni che devono permettere lo sganciamento di qualche elemento in caso di urti particolarmente forti. In caso di urti con mezzi pesanti queste barriere sono pertanto idonee a resistere solo entro certe angolazioni di impatto ed entro certi limiti di velocità, perché una maggiore rigidità sarebbe molto pericolosa per gli automobilisti in caso di urto violento».”

Fede e speranza. Pellegrini in finale nei 200 sl con il miglior tempo «Ora ho tanta adrenalina». L’articolo de Il Corriere della Sera a firma di Roberto Perrone:

“Ancora tu, ma non dovevamo vederci più (almeno nei 200 sl)? La Divina riemerge al Palau St. Jordi che normalmente ospita Madonna e Lady Gaga con effetti speciali e costumi ultravioletti, amaranto da matinée, verdone da cocktail pomeridiano. La Divina sostiene di venire da un anno sabbatico, ma ormai è chiaro che la sua stagione in costume da bagno e non da gara, Federica Pellegrini l’ha vissuta da Shanghai 2011 a Londra 2012. Non dopo, non da quando ha ritrovato Philippe Lucas che l’ex meno ex della storia, Filippo Magnini, definisce «uno spaccaossa». Fede che apparentemente si riposa, Fede che prende tutto in allegria, nuota i 200 stile libero, la sua distanza, le quattro vasche di cui difende il doppio titolo mondiale in 1’55”78 a venti centesimi dal tempo con cui confermò il titolo di Roma a Shanghai, terza prestazione del 2013, crono che a Londra l’avrebbe collocata sul podio. Ma non doveva dedicarsi al dorso? In attesa di quella gara, stasera sarà nella finale dei 200 stile libero come le accade dal 2005: quattro Mondiali, sempre sul podio: argento, bronzo, oro, oro. Ma cosa c’è dietro questo exploit? La verità sul caso dei 200 sl «leggeri» di Fede. Qualche giorno fa Federica comunica a Cesare Butini, capo allenatore, l’intenzione di gareggiare ma gli chiede riservatezza. Federica è iscritta. Un’eventuale rinuncia deve essere comunicata prima che comincino le gare. Ma la mancata cancellazione («corsia vuota» in termine natatorio-burocratico) comporta una multa di 60 euro. La Divina resta iscritta. Il sospetto che la decisione non sia maturata negli ultimi giorni e che sia stato tutto programmato da tempo, è forte. Versione di Fede. «Ho parlato con Philippe (Lucas) e Matteo (Giunta) e abbiamo sciolto le riserve, anche Filippo (Magnini) mi ha convinto a tentare. Tutti mi hanno detto: se stai bene, buttati in acqua, se dopo la mattina non ti senti a posto, fine».”