Berlusconi, la lettera di Marina e il finto videomessaggio di Travaglio: prime pagine e rassegna stampa

di Redazione Blitz
Pubblicato il 18 Settembre 2013 - 08:35 OLTRE 6 MESI FA

Il Corriere della Sera: “Verso l’aumento dell’Iva.” Un’immagine risollevata. Editoriale di Gian Antonio Stella:

“Per mesi e mesi l’errore imperdonabile di Francesco Schettino e la sua fuga dalle responsabilità, randellata a brutto muso («torni a bordo, cazzo!») dal comandante della Capitaneria Gregorio De Falco, aveva pesato sull’immagine internazionale dell’Italia. Basti ricordare il velenoso commento pubblicato online dallo Spiegel («Mano sul cuore, vi sorprendete che il capitano fosse un italiano?») che tracimava di stereotipi insultanti e s’avventurava a chiedersi se avesse senso «ignorare la psicologia dei popoli» mettendo «insieme culture economiche così diverse nella camicia di forza della moneta unica». Una tesi assurda prima ancora che offensiva. E respinta da tantissimi tedeschi che mai si sognerebbero di rovesciare su di noi tanti insopportabili luoghi comuni.
Non era un giorno qualsiasi, quel 13 gennaio 2012. La mattina Standard & Poor’s aveva declassato di due gradini il rating dell’Italia da A a BBB+, lo spread con i Bund tedeschi era tornato su a 488 punti, Milano aveva chiuso per l’ennesima volta peggio delle altre Borse europee e mentre cadevano nuovi frammenti dal Colosseo era crollato perfino il titolo della Juve. L’immagine della gigantesca nave bianca che si spegneva su un fianco per colpa di chi la governava causando danni enormi alla bellissima isola del Giglio sembrò dunque la metafora dell’Italia. Non solo agli occhi degli stranieri.”

La Cassazione sul lodo Mondadori: Fininvest deve risarcire 494 milioni. Articolo di Luigi Ferrarella:

“Il fondatore di Fininvest, tre volte presidente del Consiglio e oggi capo del Pdl, si è giovato nel 1991 di una corruzione giudiziaria del valore di mezzo miliardo di euro, operata nel suo interesse da un suo avvocato con soldi offshore della sua azienda, e valsagli il controllo della più grande casa editrice italiana (la Mondadori) in forza appunto della compravendita di un verdetto civile: quello che 22 anni fa mise la Fininvest di Silvio Berlusconi nella condizione di trattare con la Cir di Carlo De Benedetti da una truccata posizione di forza la spartizione, mediata dall’imprenditore Giuseppe Ciarrapico sotto l’egida dell’allora premier Giulio Andreotti, tra la fetta di Mondadori andata a Berlusconi (i libri, i settimanali tra cui Panorama e un conguaglio di 365 miliardi di lire) e quella a De Benedetti(L’Espresso , Repubblica e i quotidiani locali Finegil).
A stabilirlo ieri, dopo che un mese fa anche gli ultimi degli 11 giudici di tre gradi di giudizio penale del processo Mediaset hanno condannato in via definitiva Berlusconi per frode fiscale, è stata la Cassazione civile, con sentenza di 5 magistrati della Suprema Corte in linea con i 3 di appello a Milano nel 2011 e con quello di tribunale nel 2009: tutti a loro volta giunti, nel civile, alle medesime conclusioni sul lodo Mondadori raggiunte da altri 11 giudici nei tre gradi del giudizio invece penale, sfociato nel 2007 nelle condanne definitive dell’avvocato Fininvest ed ex ministro della Difesa Cesare Previti come corruttore, del magistrato Vittorio Metta come corrotto, e degli avvocati Attilio Pacifico e Giovanni Acampora come intermediari.”

Il partito della crisi aumenta le riserve di una Ue arcigna. La nota politica di Massimo Franco:

“La visita del commissario europeo agli Affari economici, Olli Rehn, è avvenuta in un momento non facile per l’Italia. È stato ascoltato dal Parlamento alla vigilia del primo voto del Senato sulla decadenza di Silvio Berlusconi da parlamentare; col suo videomessaggio annunciato e poi rinviato; e con le solite bordate di una parte del Pd contro il governo di Enrico Letta. Ma è stata un’occasione utile a misurare gli umori dei partiti italiani verso uno degli uomini-simbolo dell’austerità; e a vedere le distanze fra il tentativo di scostarsi dai vincoli dell’Ue e i bruschi richiami alla realtà che arrivano dalle istituzioni europee. Ma per quanto il governo rischi un ulteriore logoramento, una crisi appare inverosimile.
Semmai, colpisce l’insistenza con la quale esponenti del Pd e del Pdl tendono a minacciarla e a evocarla, e passano in rassegna possibili coalizioni future. Lo facciano o meno per spaventare gli avversari, l’effetto è negativo. Sembra quasi che il «partito della crisi», per quanto virtuale, non si renda conto della sensazione di precarietà trasmessa da queste simulazioni. Il primo è quello sui mercati finanziari che debbono finanziare il debito pubblico italiano; il secondo, strettamente collegato al primo, su prospettive di ripresa già aleatorie.”

La prima pagina di Repubblica: “Berlusconi, condanna da 500 milioni.”

La Stampa: “Berlusconi, mezzo miliardo alla Cir.”

“Negli occhi dei bimbi di Damasco ho visto tutto l’orrore dei gas”. L’ispettore dell’Onu italiano, Barbeschi: non dormo più. Dal corrispondente Paolo Mastrolilli:

“Trema di commozione, la voce del dottor Maurizio Barbeschi, mentre racconta l’orrore che ha visto in Siria. Lui era il capo della componente dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, nella squadra che ha fatto le ispezioni sui luoghi dell’attacco chimico del 21 agosto, ed è uno dei tre firmatari del rapporto consegnato lunedì al Consiglio di Sicurezza. Nato a Roma, Barbeschi ha studiato in Italia, a Berkeley e al Mit di Cambridge, prima di cominciare una carriera che lo ha portato nelle zone più pericolose del mondo, dai controlli sulle armi in Iraq, alle pandemie globali. Per capire il suo mestiere, bisogna immaginare uno di quei drammatici film sulle grandi epidemie, tipo «Outbreak». Solo che Barbeschi queste scene non le vede al cinema: le vive nella realtà, da protagonista.”

Il Giornale: “Rapinato Berlusconi.” Editoriale di Alessandro Sallusti:

L’omicidio perfetto sta andando a com­pimento. A Silvio Berlusconi prima hanno tolto la libertà personale (sentenza Mediaset), poi quella politica (voto in giunta sulla deca­denza), ora, con la condanna Mondadori, quella economica (quasi 500 milioni di euro da ver­sare definitivamente nelle casse di Carlo De Benedetti, editore di La Repubblica ). L’asse tra magi­stratura e sinistra, con il benevo­lo patrocinio di Giorgio Napolita­no, ha sincronizzato il plotone di esecuzione e ora si prepara a go­dersi lo spettacolo dell’uscita di scena (possibilmente in bollet­ta) del Cavaliere e della conse­guente e inevitabile fine di una Forza Italia potenzialmente vin­cente.
È stucchevole ribadire che par­liamo di tre truffe politico-giudi­ziarie. Difficile definire credibile che il primo contribuente italia­no ( per di più senza potere di fir­ma sui bilanci) sia anche un eva­sore abituale (sentenza Media­set). Impossibile accettare che una legge (la Severino sulla deca­denza dei parlamentari condan­nati) possa essere applicata in modo retroattivo violando un principio costituzionale. Incredi­bile che un imprenditore ( Berlu­sconi) sia costretto a risarcirne un altro (De Benedetti, che per di più all’epoca dell’affare si dichia­rò felice) con una quantità di sol­di s­enza precedenti e cinque vol­te superiore all’attuale valore del­la società (Mondadori) che vent’anni fa si erano spartiti di c­o­mune accordo.”

Schiaffo incompatibile con la democrazia. La lettera di Marina Berlusconi:

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Questa sentenza non è giustizia, è un altro schiaffo alla giustizia. Rappresenta la conferma di un accanimento sempre più evidente. E la sua gravità lascia sgomenti. Da vent’anni certa magistratura assieme al gruppo editoriale di Carlo De Benedetti tentano di eliminare dalla scena politica mio padre aggredendolo su tutti i fronti. E ora la magistratura ci impone definitivamente di finanziare proprio il gruppo De Benedetti, per un importo spropositato, infinitamente superiore al valore della partecipazione Fininvest nella Mondadori. Tutto ciò è compatibile con la democrazia? Davvero si può far finta di niente di fronte ad una simile anomalia? Sappiamo meglio di tanti altri che le sentenze si devono rispettare, lo abbiamo dimostrato nei fatti eseguendo alla lettera quanto stabilito dai primi due gradi di giudizio. Però le sentenze ingiuste non solo si possono, si devono criticare. E anche questo, al di là delle motivazioni che leggeremo molto attentamente, è un verdetto in palese contrasto con la realtà dei fatti ma anche con le regole deldiritto. Siamo dalla parte della ragione, lo abbiamo provato senza ombra di dubbio ma ci vediamo ugualmente condannati ad un autentico esproprio, che senza alcun fondamento colpisce così duramente uno dei più importanti gruppi imprenditoriali del Paese. Il ridimensionamento molto modesto della somma determinata dalla Cassazione non intacca in alcun modo l’eccezionale peso dell’ingiustizia di cui siamo vittime.”

Il Fatto Quotidiano: “Frodatore&Corruttore: B. ha scippato 500 milioni.” Lato B. L’editoriale di Marco Travaglio:

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“Cari italiani, ma soprattutto italiane, mi vedo costretto un’altra volta a ricorrere allo strumento del videomessaggio, vincendo la mia proverbiale ritrosia all’apparire in pubblico, a causa della censura esercitata da vent’anni nei miei confronti dai media, in particolar modo televisivi. Come sapete, nell’ultimo mese e mezzo mi ha abbandonato anche la Cassazione, in cui riponevo la massima fiducia perché finora, almeno lì, l’avevo sempre fatta franca. Invece mi ha colpito a tradimento con due sentenze politiche sui casi Mediaset e Mondadori, che mi vedono totalmente estraneo. Nel senso che, come mi assicurano i miei avvocati, anch’essi molto cari ma in un altro senso, in entrambi i processi ho dimostrato di non aver mai avuto nulla a che fare né con Mediaset né con Mondadori: questi due nomi non mi dicono nulla e li ho appresi recentemente dai giornali, visto che dal 1994 io mi occupo d’altro, cioè di figa.”