Berlusconi e liste Pdl, studenti Erasmus, lavoro e Mali: prime pagine e rassegna stampa

Pubblicato il 21 Gennaio 2013 - 08:37 OLTRE 6 MESI FA

La rassegna stampa di Blitz quotidiano del 21 gennaio 2013. Il Corriere della Sera: “La sfida nelle Regioni chiave”. La fiducia che non c’è. Editoriale di Angelo Panebianco:

“Più che gli economisti, al capezzale dell’Italia, servirebbero gli psicologi. La ripresa dei consumi interni, senza la quale non si esce dalla fase recessiva, è bloccata da una generalizzata crisi di fiducia, da aspettative negative sulle condizioni future. La campagna elettorale in corso non sta fornendo rimedi per modificare questi atteggiamenti. La vera causa della sfiducia nel futuro non è presente, se non marginalmente, fra i temi della campagna elettorale. Essa consiste nell’aggravamento — dovuto alla crisi economica — della tradizionale diffidenza dei cittadini nei confronti dello Stato, una diffidenza che, a sua volta, alimenta le aspettative negative di ciascuno sul (proprio) futuro”.

Partita aperta in cinque Regioni. Il risiko della maggioranza al Senato. Articolo di Renato Mannheimer:

“Come ormai tutti gli osservatori hanno riconosciuto, l’esito delle prossime elezioni si giocherà sul numero dei seggi senatoriali assegnati a questo o a quel partito. Per ciò che riguarda la Camera dei deputati, infatti, il responso delle urne è sin qui netto: la coalizione di centrosinistra ottiene in tutti i sondaggi di opinione la netta maggioranza. È vero che il centrodestra di Berlusconi appare, in queste ultime settimane, in ascesa — anche se secondo alcuni il trend si è esaurito — ma la distanza che lo separa dal centrosinistra è a tutt’oggi ancora relativamente ampia, tale da essere difficilmente recuperata (anche se, come suggerisce Ricolfi su La Stampa di ieri, forse una quota di elettori «nasconde» la propria preferenza per il Cavaliere, che quindi sarebbe sottostimato nei sondaggi)”.

Studenti Erasmus senza voto, spunta il decreto. Scrive Alessandra Arachi:

“E adesso, chissà, forse gli studenti all’estero per l’Erasmus potranno votare, lì dove sono a studiare. Lo ha chiesto ieri il premier Mario Monti, con decisione, rivelando in forma quasi privata, lontano da microfoni e telecamere, che si sta già lavorando a un decreto. Il ministro degli Esteri Giulio Terzi di Sant’Agata e quello degli Interni Anna Maria Cancellieri si sono subito messi al lavoro: la soluzione deve arrivare domani sul tavolo del Consiglio dei ministri.
I tempi stringono. C’è poco più di un mese di tempo per trovare una soluzione e far votare all’estero i quasi 25 mila studenti universitari del programma Erasmus. Il problema non è di facile soluzione. Secondo il ministro Cancellieri fino a ieri era assolutamente senza soluzione, visto che per poter votare all’estero gli italiani devono essere iscritti alle liste dell’Aire, e per poter essere iscritti a queste liste bisogna stare fuori Italia almeno un anno. Tutti i programmi Erasmus durano meno di un anno”.

Lavoro, come può cambiare la Riforma. L’approfondimento di Antonella Baccaro:

“Contratto unico, aiuti per il reimpiego, incentivi per giovani, donne e over 55, tutela degli esodati. Sulle anticipazioni relative alle integrazioni dell’Agenda Monti sul tema del lavoro, che andrebbero a modificare la riforma Fornero, secondo linee molto simili a quelle anticipate sul proprio sito dal giuslavorista Pietro Ichino, Mario Monti sceglie la linea della cautela. 
Per ora «non c’è nessun orientamento deciso, siamo in un cantiere aperto» ha precisato ieri alla sua conventionbergamasca. E c’è da capirlo: «Abbiamo la fortuna di avere con noi molte persone che sono molto esperte sul mondo del lavoro come Bombassei, Ichino e Cazzola» ha aggiunto, lasciando così capire di voler evitare contrapposizioni tra i candidati ma anche di non voler offrire agli altri schieramenti ulteriori argomenti per attaccare”.

La Repubblica: “Pdl, rissa sulle candidature”. La guerra delle monete scatena l’attacco all’euro. Editoriale di Federico Rampini:

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“La Federal Reserve lo dica apertamente: l’America non desidera un dollaro forte. La provocazione viene lanciata da Christina Romer, un personaggio chiave nell’entourage di Barack Obama”.

La Stampa: “Monti sfida destra e sinistra”. Una politica per cercare lavoro. Editoriale di Stefano Lepri:

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“Per limitare il numero di licenziamenti, per creare duraturi posti di lavoro, servirebbe proprio quello che nelle casse dello Stato italiano manca: un sacco di soldi. Nemmeno ci sono distanze enormi, tra le ricette che i partiti propongono in campagna elettorale. Il guaio è che al momento non tornano i conti perfino per coprire la pura emergenza, ossia la cassa integrazione”.

L’Italia del 2013 3,5 milioni di senza lavoro. Articolo di Paolo Baroni:

“L’Italia, come un aereo in caduta libera, continua a perdere posti di lavoro. Tutte le previsioni per quest’anno, nonostante le attese di una ripresa dell’economia a partire da metà anno, segnano un ulteriore peggioramento: la disoccupazione «ufficiale» arriverà al 12%, e toccherà il 12,4 nel 2014 stima Confindustria. In realtà, calcolando i lavoratori che sono in cassa integrazione a zero ore da mesi e mesi e quelli che beneficiano della cassa in deroga, ultimo stadio degli ammortizzatori sociali, l’indice «reale» fa segnare almeno un punto in più. Si arriverà «al 13,6%», ha calcolato il Centro studi Confindustria. Mentre la Uil parla di mezzo milione di disoccupati in più quest’anno, dato che ci porterà a toccare la non certo invidiabile quota di 3,5 milioni di senza lavoro”.

Mali, in marcia con i francesi per riconquistare Diabaly. Dal corrispondente Domenico Quirico:

“Sarà oggi che dovranno morire? La guerra era là oltre il ponte sul canale, non c’era altro che seguire quella strada, fino a Diabaly, la spina che i ribelli e i jihadisti hanno piantato, a sorpresa, lunedì scorso nel fianco dell’operazione per riconquistare il Nord. Abu Zeid, «il macellaio», l’emiro del deserto, sa bene giocare le sue carte. Per liberarsi di Diabaly i francesi hanno dovuto fermare l’operazione sul fronte Nord, verso Gao e Timbuctu. Troppo esigue ancora le forze, per dividersi a grande distanza.

Hanno scelto bene per colpire. Questa è zona wahabita, qui le tombe dei santoni riveriti da secoli richiamano pellegrinaggi e fervori. Qui parte della popolazione simpatizza per la guerra santa. Gli uomini di Abu Zeid si battono casa per casa, con ferocia, determinazione, abilità. La città che i francesi davano «ufficialmente» libera da tre giorni è ancora incerta, i sessanta chilometri che collegano Niono e Diabaly sono terra di nessuno”.

Il Giornale: “Tecnicamente incapaci”. Orologi e Fiat, il falso mito dell’avvocato. Editoriale di Vittorio Feltri:

Sono passati dieci anni dalla sua mor­te, ma di lui si parla ancora, natural­mente bene, checché ne dica Ferruc­cio de Bortoli, che sul Corriere della Sera lo ha commemorato con una prosa stra­namente accorata per uno che di cuore ne ha poco e, di solito, nasconde anche quello. Gianni Agnelli comunque è stato un grande: un grandissimo bluff, ed è giusto non venga dimenticato. Difatti è passato alla storia co­me re d’Italia non tanto per ciò che ha dato al Paese, quanto per ciò che ha avuto.
Noi italiani siamo fatti così: cerchiamo di fottere il sovrano per tirare a campare, ma se è lui a fregarci gli riconosciamo volentieri una certa superiorità. Onore al merito, anzi ai meriti, dell’Avvocato che fu promosso tale coram populo senza mai esser­lo stato; che cominciò a lavorare a 45 anni, età alla quale i suoi dipen­denti an­davano in pre­pe­nsio­namento; che presiedette Confindustria in­ciuciando con Luciano Lama, segretario ge­nerale della Cgil, e concordando con lui il punto esiziale di contingenza; che fu nomi­nato senatore a vita grazie all’incosciente ge­nerosità di Francesco Cossiga; che prima fondò a Venezia il museo di Palazzo Grassi, poi lo affondò; che ricevette in eredità dal nonno (e da Vittorio Valletta) una stupenda fabbrica di automobili riducendola a rotta­me, successivamente rimessa in piedi dal fra­tello Umberto e da Sergio Marchionne”.