Bersani pensa dream team ma se metodo Grasso fosse boomerang? Bei su Repubblica

Pubblicato il 18 Marzo 2013 - 11:58 OLTRE 6 MESI FA
Pierluigi Bersani (Foto Lapresse)

ROMA – Rinfrancato dall’esito positivo della “mossa del cavallo” con l’elezione di Laura Boldrini e Pietro Grasso alle presidenze delle Camere, Pier Luigi Bersani è determinato a continuare su questa strada. Tanto più che la carta al momento si è rivelata vincente, facendo scricchiolare il Movimento Cinque stelle dall’interno. Tuttavia, avverte Francesco Bei sul quotidiano la Repubblica, il segretario rischia di essere la prima vittima del suo successo: in molti trai democratici si stanno chiedendo perché non applicare lo stesso schema anche per il premier.

L’idea di trovare un outsider per palazzo Chigi, un Rodotà o un Prodi, che spiazzi i cinque stelle e li costringa a uscire dal loro splendido isolamento si va facendo strada. Ne parlano in molti sottovoce, ma nessuno esce allo scoperto finché è in campo il segretario. L’unico che ha il coraggio di teorizzarlo è Pippo Civati, che nel suo blog l’ha definito il Piano C: «Si fa un governo a tempo determinato, un governo del Parlamento, sulla base dei punti che si stanno discutendo in questi giorni, e si cerca una figura che piaccia al Pd e al M5S, se a quest’ultimo non dovesse andare bene il governo Bersani». Una prospettiva che, al momento, il leader del Pd non prende in considerazione.

L’idea di Bersani è quella di ripetere lo schema delle Camere, ideando una squadra di governo con profili di novità e fatta di nomi spendibili anche di fronte all’opinione pubblica. Bersani continuerà a battere sul tasto del “cambiamento”. Così come è immaginabile che giocherà in questo modo anche la partita del Quirinale magari contrapponendo a un eventuale nome Pdl uno al quale i grillini fatichino a dire di no.  Forte di un presidente del Senato Pd, eletto anche con voti al di fuori della coalizione, e di una maggioranza di 340 seggi alla Camera, Bersani è convinto che a questo punto gli spetti un mandato pieno al di là dei numeri. A Napolitano, spiega, ”vado a dire che per me in questo momento non funzionerebbero accordi politici preventivi” ma ”va chiesto alle forze politiche di sostenere un programma di cambiamento sui punti che la gente percepisce come più urgenti”. Tra i provvedimenti che Bersani annuncia di voler mettere all’ordine del giorno una riforma del finanziamento pubblico dei partiti da fare entro luglio e che fa sempre parte del pacchetto del ”governo del cambiamento”.

Scrive Bei, che Bersani ha in testa questi nomi:

Costituire un «dream team» di personalità di altissimo profilo, con un programma inattaccabile dai grillini (prova ne è la nuova proposta sul finanziamento pubblico ai partiti, prima difeso ora sostanzialmente superato). I nomi che circolano per la squadra Bersani sono già un manifesto: da Carlin Petrini (il fondatore di Slow Food, per l’Agricoltura) a Milena Gabanelli, da Fabrizio Barca a Don Ciotti, dallo stesso Stefano Rodotà a Giuseppe De Rita. Che il criterio sia quello della massima apertura a personalità esterne lo dimostra, del resto, una battuta fatta ieri dal leader del Pd a Maria Latella su SkyTg24: «Grasso e Boldrini? Ho buttato via due ministri».

La strada è stretta ma Bersani è intenzionato a percorrerla fino in fondo continuando su una linea di rottura come quella su Boldrini e Grasso che finora ha dato i suoi frutti e che potrebbe venire comunque buona anche in caso di elezioni a giugno alle quali il Pd (che in in quel caso potrebbe anticipare le primarie) potrebbe andare mostrando di averle tentate tutte per un vero cambiamento di rotta del Paese. Per assicurarsi il sostegno dei senatori di Scelta Civica, scrive Bei, “raccontano che il segretario abbia riaperto alla grande il canale con Pierferdinando Casini”. E conclude: “Anche la Lega, con i suoi diciassette senatori, resta un interlocutore del Pd. Quanto meno per ottenere una fiducia “tecnica” che consenta alla legislatura di partire. Insomma, il governo Bersani potrebbe assomigliare al calabrone, che riesce a volare nonostante le leggi della fisica dicano il contrario”.