Bersani: riforme Renzi, democrazia a rischio

di Redazione Blitz
Pubblicato il 9 Aprile 2014 - 10:54 OLTRE 6 MESI FA
Bersani: riforme Renzi, democrazia a rischio

Bersani

ROMA – Un Bersani rinnovato, rinfrescato e con le idee chiare emerge dalla cronaca di Monica Guerzoni per il Corriere della Sera:

«Io sono leale, responsabile e voglio bene alla ditta. Ma prima di tutto, viene l’Italia. Le riforme facciamole, però senza pasticci. Perché qui c’è in gioco la democrazia». Pier Luigi Bersani è appena sceso dal Colle, dove è stato ricevuto dal capo dello Stato. Approda nel Transatlantico di Montecitorio, incassa complimenti per la cravatta rosso-quirinalizio e si vede subito che ha voglia di parlare: «Ho salvato il cervello e non intendo consegnarlo». L’ex segretario del Pd, pienamente ristabilito dopo l’intervento, ce l’ha con la riforma costituzionale e le sue parole puntano dritto a Palazzo Chigi: «Il combinato disposto tra Italicum e Senato delle autonomie è inaccettabile. Se c’è il monocameralismo bisogna prevedere dei contrappesi. Non è possibile che chi vince prende tutto, governo, presidente della Repubblica, nomine…».

Con i senatori democratici divisi in due blocchi, renziani da una parte e neo riformisti dall’altra, Bersani sposta il suo peso sul secondo piatto della bilancia: quello del disegno di legge di Vannino Chiti, sottoscritto da una robusta fronda di 22 senatori. «Va bene andare avanti, ma prendiamoci una serata per discutere e pensare a un progetto per il futuro dei figli, che sia democratico e che regga negli anni. Non facciamo l’errore del Titolo V, per poi ritrovarci tra cinque anni con un bel pasticcio. Parliamone e sono sicuro che una soluzione la troviamo». Linea dura. Ma il punto non sono i tempi, è il merito. Renzi vuole arrivare al 25 maggio con la riforma approvata in prima lettura: «Va bene anche piantare la bandierina entro le Europee, perché vincere è importante, ma non possiamo sbagliare. Adesso va di moda risparmiare e quindi facciamo pure il Senato non elettivo, però con i necessari contrappesi». E la Camera? Ha un senso che restino 630 deputati mentre i senatori scendono da 315 a 148? «No, con 630 deputati non può funzionare e potremmo averne di meno anche qui. Un Senato di nominati è inaccettabile». Ha ragione chi insiste nel voler eleggere i senatori? «Aspettiamo il testo base e poi presenteremo i nostri emendamenti. Qualche correzione sarà indispensabile» (…)