Boom allergie pollini: colpa di caldo e inquinamento

di redazione Blitz
Pubblicato il 1 Febbraio 2016 - 14:55 OLTRE 6 MESI FA
Boom allergie pollini: colpa di caldo e inquinamento

Boom allergie pollini: colpa di caldo e inquinaBoom allergie pollini: colpa di caldo e inquinamentomento

ROMA – Boom allergie pollini: colpa di caldo e inquinamento. L’inverno atipico, con picchi di caldo, ha fatto sì che in pieno gennaio ci fosse un picco di allergie. Un “regalo”, certamente sgradito, del cambiamento climatico. Scrive Stefano Rizzato su La Stampa:

Quella all’anticipo è del resto una tendenza già chiara, quando si parla di pollini, a guardare le serie storiche. Ed è un altro regalino del cambiamento climatico. Certo, gli esperti lo spiegano: non bisogna associare le allergie solo alla primavera. Esiste un calendario pollinico che parte con cipressi e noccioli a fine inverno, passa per graminacee e composite in primavera, termina con l’ambrosia in estate. Il guaio è che questo calendario non è immutabile. Cambia come cambia il clima. «E in questi anni il trend è chiaro: un anticipo dell’inizio e un posticipo della fine», dice Giovanni Rolla, docente di allergologia all’Università di Torino. La stagione delle allergie si è allungata. In media, solo di pochi giorni rispetto a trent’anni fa. Ma arrivando ai picchi di quest’anno, con l’anticipo di oltre un mese sulla tabella di marcia di alcune piante. Su tutti spiccano i cipressi, schizzati già a metà gennaio a quota 107 pollini per metro cubo d’aria al Nord, e addirittura 214 al Centro. «E il grande problema – prosegue Rolla – è la polisensibilizzazione. Su 100 allergici, 80 reagiscono a più di una pianta».

Anche qui pare c’entri il cambio climatico. Perché chi è allergico è sempre più incline ad esserlo a più di un tipo di polline. Polisensibili, li chiama la medicina. A patire sono soprattutto loro, se i cicli dei pollini si dilatano. Si finisce per soffrire da febbraio (o prima) fino a fine settembre. E ci si salva per tre o quattro mesi l’anno, almeno per ora. Perché poi chissà, con un altro mezzo grado di temperatura in più, cosa può succedere. «Non è ancora stata fatta una valutazione sistematica in materia, ma già sappiamo che le malattie allergiche e l’asma sono fortemente influenzate dai cambiamenti climatici», conferma Renato Ariano, responsabile della rete Aaito di monitoraggio aerobiologico con indirizzo clinico. Ecco perché se n’è parlato, anche al Cop21, la recente conferenza sul clima di Parigi. Scoprendo che anche lo smog fa la sua parte. «La gravità di allergie e asma – aggiunge Ariano – è strettamente legata alla qualità dell’aria».