Burocrazia, dai Saggi di Napolitano, opzione zero salvare economia

Pubblicato il 13 Aprile 2013 - 12:09 OLTRE 6 MESI FA
Stefano Lepri: Opzione zero burocrazia

Per rilanciare l’economia in Italia, i saggi del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano hanno ipotizzato una “Opzione zero burocrazia” che Stefano Lepri sulla Stampa traduce nella necessità di

“rifare importanti pezzi dello Stato”, perché “una macchina amministrativa e burocratica come l’attuale può rendere poco efficaci anche le politiche migliori”

Dalla “lista delle medicine”, nota Lepri, sono state escluse dai saggi

“scelte discriminanti sulle tasse e sui tagli alle spese, faccenda troppo politica per essere risolta da un gruppo misto di tecnici e politici senza caratterizzazioni di parte”; anche se  “è detto con chiarezza che il livello di tassazione non deve più aumentare”.

E così, con un po’ di sarcasmo, Lepri scopre che i saggi hanno

“concluso che l’Italia è tanto frammentata da non appagarsi di proposte scarne; hanno scritto oltre cinquanta pagine dove si trova un po’ di tutto”. […Ci]  sono tuttavia alcuni punti chiave.

“Quelli sullo Stato suonano chiari, perentori. Tutte le autorizzazioni non necessarie devono essere abolite («Opzione zero»). Se una burocrazia pubblica tarda a decidere, il potere di farlo passa al livello amministrativo superiore. Si devono stabilire indennizzi precisi, automatici, per chi è danneggiato dalle lungaggini.

“Ancora, quando una legge è approvata, i regolamenti per attuarla devono arrivare in tempi brevi. Quando una legge è in vigore, occorre accertare quanto sta funzionando e quali effetti produce; gli strumenti per farlo ci sono ma non vengono utilizzati. Per conoscere bene come lo Stato spende, occorre formare al più presto l’organismo indipendente di controllo sui conti pubblici già previsto per legge, inviso ad alcuni burocrati”.

Siamo purtroppo nell’utopia, perché come ha dimostrato il fallimento del Governo Monti i burocrati, non i politici sono il vero male della politica italiana e sono pronti a tutto, anche a portare l’Italia oltre le soglie della rovina cui già ci hanno condotto, pur di tutelare i loro privilegi, posti, stipendi. Però è giusto scriverlo, come fa Lepri:

“riforme di questo tipo toglierebbero spazi alla corruzione, oltre a ridurre le inefficenze involontarie. Non costano, in prospettiva rendono”.

Dato che le tasse non si possono “più aumentare” e quindi

“al momento i soldi mancano per fare cose utili incluse nel lungo elenco, nell’immediato il rilancio dovrebbe essere affidato soprattutto a tre misure che possono «pagarsi da sole»: l’imposta negativa sui redditi da lavoro più bassi, per favorire le assunzioni (invece di incassare l’Irpef lo Stato dà un sussidio), il credito di imposta sulle spese di ricerca, un forte aumento del Fondo di garanzia alle piccole e medie imprese”.