Camera, dipendenti categoria gastronomicamente protetti: pranzo completo 5 euro

di Redazione Blitz
Pubblicato il 7 Ottobre 2014 - 10:40 OLTRE 6 MESI FA
Camera, per i dipendenti pranzo completo a 5 euro. Claudio Marincola, Messaggero

Camera, per i dipendenti pranzo completo a 5 euro. Claudio Marincola, Messaggero

ROMA – “Di più economico c’è solo la mensa della Caritas, l’unica che potrebbe reggere la concorrenza visto che è gratis – scrive Claudio Marincola del Messaggero – Tutte le altre, quelle di ferrovieri, postelegrafonici, studenti, perderebbero il confronto dei prezzi. Che variano a secondo del redditometro interno: ai dipendenti, un pasto completo, primo, secondo, contorno, e frutta, sconto su sconto, fanno 5 euro; ai gruppi che svolgono un servizio per la Camera, esempio i militari o i pompieri 7 euro; deputati e senatori 10, ospiti 12,80″.

Siamo a due passi da Montecitorio. La concorrenza per tutti gli altri, i bar e le tavole calde è agguerritissima. Qualcuno ha dovuto adeguarsi e abbassare i prezzi. Quando c’è seduta, cioè in genere martedì, mercoledì e giovedì, per arrivare al un vassoio si fa la fila. In media si consumano 400 pasti al giorno.
SCONTO SU SCONTO

Il self service low cost propone ai dipendenti della Camera – come da capitolato – un primo di mare e un altro di terra e tre secondi a scelta. Piatti semplici, sia chiaro: pennette alle zucchine e al salmone, spaghetti pomodoro e basilico o asparagi e zafferano, la “capperi e olive”; lasagne, pomodori al riso, minestre. Un primo al Marini-self service può costare anche 1.40 euro; un secondo a base di pesce o carne 2,80. Un contorno 1.05, la frutta 80 centesimi. Acqua minerale, coperto e pane gratis. Nutrire bene chi lavora nei Palazzi è invece la mission non meno impegnativa della Milano 90. I loro clienti sono assistenti, collaboratori, legali, deputati, senatori, funzionari.
Con una punta d’orgoglio, un dipendente della mensa – anonimo per ovvie ragioni – ne elenca i pregi: pesce che arriva fresco due volte a settimana, orate, spigole, pesce spada, sogliole, ricciole, tonno. Tracciabilità dei cibi certa. Controlli fatti a puntino. A dimostrazione che i dipendenti della Camera erano e restano una categoria – gastronomicamente – protetta. Anzi, molto protetta. Sia dal punto di vista alimentare che da quello del portafoglio. Perché quand’anche la buvette dovesse impazzire e aggiornare ulteriormente i prezzi, c’è sempre il Marini self-service di piazza San Silvestro a ricordarci i privilegi sono duri a morire.
La mensa è frequentata soprattutto dagli amministrativi, ma è sempre più amata anche dai parlamentari. E’ la preferita dai grillini, per dire. Mosso da scrupoli, proprio agli inizi della legislatura, fu il 5Stelle Ferdinando Dino Alberti a mettere su Facebook lo scontrino chiedendo ai suoi se fosse corretto pagare per un pasto completo così poco. Passato quello stupore da neofita, finita l’ossessione grillina per gli scontrini, tutto è continuato come prima. Il tema della ristorazione ha continuato però ad appassionare i nostri onorevoli.
Nel novembre dello scorso anno il vice presidente della Camera, il 5Stelle Luigi Di Maio presentò un ordine del giorno per segnalare un problema che lo affliggeva.
BUNDESTAG

Con l’arrivo dei suoi colleghi in Parlamento il ristorante restava vuoto ma la mensa dei dipendenti si congestionava. Si creavano file lunghissime. Di Maio propose allora di convertire il ristorante della Camera in self service. Il democrat Roberto Giachetti, che all’epoca stava mettendo in atto lo sciopero della fame, si dimostrò sensibile al problema: intervenne per ricordare che in Germania il Bundestang è aperto al pubblico «e si potrebbe fare così anche da noi». Il dibattito durò qualche ora e l’Aula alla fine bocciò l’odg. Poi sono successe tante cose: il ristorante di San Macuto, quello con la terrazza con vista sulla Cupola del Pantheon ha chiuso. Quello del Senato così come a Montecitorio hanno aumentato i prezzi (del resto il servizio resta di un altro livello, con le relative spese), la buvette ha aggiornato i listini. Ma bastava svoltare l’angolo, arrivare a piazza San Silvestro per ritrovare i cari, vecchi prezzi stracciati, sia pure con un trattamento diverso.
Ora però i Palazzi Marini dovranno essere dismessi (con un risparmio per il bilancio della Camera di 32 milioni di euro). L’edificio tra via della Mercede e piazza San Silvestro dovrà essere liberato, la mensa chiuderà i battenti. Addio filetti di orata, trance di pesce spada, addio pennette alle zucchine e al salmone. E addio ai 30 lavoratori della Milano 90 srl. Nonostante siano in “solidarietà”, con una riduzione dello stipendio del 20%, hanno continuato fino a ieri a garantire il servizio. A qualcuno però è passato l’appetito.