Cara Mineo, numeri migranti gonfiati per prendere più soldi Ue

di redazione Blitz
Pubblicato il 23 Giugno 2016 - 10:10 OLTRE 6 MESI FA
Cara Mineo, numeri migranti gonfiati per prendere più soldi Ue

Cara Mineo, numeri migranti gonfiati per prendere più soldi Ue

PALERMO – Elenchi migranti gonfiati tra il 2011 e il 2015 per ottenere rimborsi indebiti. E’ di nuovo bufera sul Cara di Mineo, il Centro di accoglienza per i richiedenti asilo in provincia di Catania. Almeno stando alle indagini condotte dalla Procura di Caltagirone che hanno fatto luce su una presunta truffa, ai danni dello Stato Italiano e dall’Ue, per un ammontare di oltre un milione di euro. Soldi che sarebbero indebitamente finiti nelle tasche dall‘Associazione temporanea di imprese (Ati) aggiudicataria dell’appalto per la gestione dei servizi nel centro.

L’indagine è sfociata in sei avvisi di garanzia notificati mercoledì 22 giugno in varie regioni dagli uomini della squadra mobile di Catania e del locale commissariato, che hanno compiuto perquisizioni e sequestri. Gli indagati sono il direttore del Cara Sebastiano Maccarrone, il presidente e al consigliere delegato della cooperativa Sisifo Salvo Calì e Roberto Roccuzzo, l’amministratore delegato della “Casa della solidarietà consorzio di cooperative sociali” Cosimo Zurlo, il direttore generale del Consorzio calatino terre d’accoglienza, Giovanni Ferrera e una componente del vertice amministrativo del Cara, Andromaca Varasano.

Lara Sirignano sul Messaggero del 23 giugno spiega nel dettaglio:

Nell’avviso di garanzia si ipotizzano i reati di falso ideologico commesso da pubblico ufficiale in atti pubblici e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche ai danni dello Stato e dell’Unione Europea.

LA GARA D’APPALTO – L’indagine della polizia è nata approfondendo un filone del procedimento dei pm romani Mafia Capitale. L’attenzione degli investigatori si è concentrata sulla gara d’appalto, indetta il 24 maggio 2014, per la gestione triennale dei servizi del Cara di Mineo. Una gara che, a febbraio 2015, l’Autorita’ nazionale Anticorruzione, con parere del presidente Raffaele Cantone, ha dichiarato illegittima. Sulla gara e sul centro si sono sviluppate tre indagini: due della Procura di Caltagirone e un’altra dei pm catanesi.

Al centro del filone calatino è finita la contabilità relativa alle presenze giornaliere dei migranti ospiti del Cara di Mineo finalizzata alla liquidazione delle somme spettanti al cosiddetto ente gestore: secondo la Procura di Caltagirone sarebbero stati rendicontati e corrisposti, dal 2012 al 2015, importi superiori a quelli dovuti, grazie all’attestazione di presenze fantasma, per un ammontare di circa un milione di euro. A Caltagirone, inoltre, si indaga su una presunta parentopoli nelle assunzioni per i servizi di gestione del centro. L’indagine coinvolge anche il sindaco di Mineo: i reati ipotizzati sono istigazione alla corruzione e corruzione in atti d’ufficio. Secondo l’accusa a un consigliere comunale di minoranza sarebbe stata proposta l’assunzione della fidanzata in cambio di un suo passaggio nelle file della maggioranza. Il politico però ha rifiutato.

Il capo della Procura di Caltagirone ha definito quello relativo al Cara di Mineo un caso di Stato alludendo ai molteplici filoni di indagine nati sul centro. Nella tranche catanese invece è coinvolto, tra gli altri, il sottosegretario alle Politiche Agricole Giuseppe Castiglione (Ncd) – accusato di turbativa d’asta e turbata libertà del procedimento di scelta del contraente. Sotto indagine anche Luca Odevaine, uomo chiave dell’indagine Mafia Capitale.

LA STRUTTURA – Quattrocento villette a schiera identificate ognuno con un numero, che avrebbero dovuto ospitare i militari della base americana di Sigonella: tutto attorno una recinzione di filo spinato. Abitazioni rosa a due piani, ora casa di circa 4.000 migranti: il rischio che il Cara diventasse una realtà-ghetto, teatro di gravi fenomeni di marginalità e degrado sociale fu denunciato subito. E nel tempo, dal 2011, anno in cui gli gli americani se ne andarono e il Residence degli aranci divenne, per decisione dell’allora premier Silvio Berlusconi e dell’ex ministro degli Interni Roberto Maroni, uno dei centri per richiedenti asilo più grandi d’Europa, nel centro di Mineo è accaduto di tutto. l Cara allora, come spesso accade, era sovraffollato e le condizioni di vita dei migranti ai limiti della decenza. Poi gli scandali delle indagin