Chiara Rizzo. L’infanzia, le passioni e i mariti di Lady Matacena

di Redazione Blitz
Pubblicato il 15 Maggio 2014 - 11:53 OLTRE 6 MESI FA
Chiara Rizzo. L’infanzia, le passioni e i mariti di Lady Matacena

Chiara Rizzo

ROMA – Un abitino di quelli, co­me dire, stuzzicanti. Il “top” color rosa cipria, la gonnellina nera, di quelle che frusciano e ondeggiano al­la prima bava di vento. Che sia il vento che soffia a Panarea, o sul­lo Stretto di Messina o a Monte­carlo, poco importa, non fa dif­ferenza. O, meglio, quell’abitino sì che fa la diffe­renza per Chiara Rizzo sposata, in se­conde nozze, Matacena. Le ricorda una fe­sta importan­te, e lei lo cu­stodisce e lo custodirà, pro­babilmente per sempre, tra le istanta­nee più dolci e sensuali rac­chiuse nel suo guardaroba d’amore.

Scrive Gabriele Villa sul Giornale:

Da dove tutto è cominciato. Da dove è cominciata la vita di Chiara. «Chiara la timida, Chia­ra che arrossiva tra i banchi di scuola, alla prima domanda della maestra, così come al pri­mo rimprovero dei genitori», racconta la dottoressa Clara Germanà, docente universita­ria, con cui idealmente attraver­siamo, a Messina, la strada e la vita della signora Rizzo Matace­na. «Siamo diventate prima compagne di giochi, poi ami­chette e poi, come ha sempre amato ripetere Chiara, due so­relle. E lo siamo ancora, perché io continuo a provare per lei l’af­fetto che si prova per una sorel­la e perché, almeno una volta al mese, abbiamo sempre conti­nuato a sentirci per telefono. Ec­co perché tutta questa vicenda che oggi vede coinvolta Chiara mi stranisce, perché la Chiara che dipingono oggi non è quel­la che ha diviso la sua vita con la mia, almeno fino a quando è ri­masta in Italia. Fino a quando ha sposato, qui a Messina, un medico stimatissimo come Franco Currò,di vent’anni mag­giore di lei. Una persona straor­dinaria, che le ha voluto un gran bene e nelle cui braccia Chiara si è buttata forse anche perché cercava una figura di ri­ferimento importante, certa­mente più calda e affettuosa di suo padre, un uomo dal tempe­ramento freddo e austero».

Una pausa, accompagnata da uno di quei sospiri che sotto­lineano una sorta di rimpianto, e la signora Germanà riprende. «Certo che poi l’incontro con Amedeo, Amedeo Matacena l’ha profondamente cambiata. In qualche modo l’ha un po’al­lontanata da noi, dalla sua Mes­sina. Perché il denaro e un certo tipo di vita possono cambiare le persone. E forse è questo che ac­caduto a lei. Che era già bellissi­ma, che era già attratta dal lus­so e dai bei vestiti. Vezzosa, sicu­ramente molto vezzosa, fin da bambina. Anche se per me Chiara è rimasta la piccola Chia­ra, di quei tempi, quando un niente bastava per renderla si­lenziosa, titubante. Anche un po’ imbranatina». Altro che la frizzante «coppa di Champagne», tutta bollicine ed effervescenza, che entrerà, tanti anni dopo,nell’orbita me­diatica del jet-set monegasco. «Io e Chiara, ci siamo conosciu­te a scuola, alla Canizzaro, per­ché, dai quattro-cinque anni in poi, la mia vita e la sua sono an­date avanti pari pari, si sono in­trecciate: stessa scuola, stesse amicizia, stesse frequentazio­ni ». Il padre, Angelo, laureato in Giurisprudenza e funziona­rio dell’allora Asl, e la madre, Giulia Attanasio, casalinga e un fratello, maggiore, che oggi vi­ve a Roma. Famiglia molto buo­na la sua, resa ancora più impor­tante e fors’anche «ingombran­te » dalla presenza sulla scena dello zio, Turi, il potente pleni­potenziario socialista del luo­go, nonché vicesindaco, fratel­lo di papà Angelo. Chiara Rizzo nasce nel cuore del cuore di Messina, il 12 febbraio del 1971. Strategico osservatorio sulla città, la casa, in via XXVII Luglio, dove muove i suoi primi passi. Vicino all’università, al tribunale, quasi di fronte alla scuola elementare Tommaso Canizzaro che poi, ovviamen­te, frequente­rà. E, pratica­mente accan­to, anche dal­la storica pa­sticceria Billè (quella dei set­tanta chili di gelato al gian­duia spediti a Ciriaco De Mi­ta, ad ogni suo compleanno) di piazza Cai­roli, salotto buono della città. Il che si­gnifica, in ra­pida e ghiotta, sequenza: gra­nita con pan­na, pignolata, cannoli. In buona sostanza le uniche, inno­centi trasgressioni della Chiara prima versione, quella bambi­na e adolescente.

Due amiche vere, Chiara e Clara, come se ne incon­trano poche nella vita. Che cominciano da subi­to a dividere e condivide­re emozioni, sensazio­ni, paure esperienze.
Che dormono una a ca­sa dell’altra, e che, con la loro sempre più stretta confiden­za, cementano il le­game tra le loro due famiglie. I Germanà e i Riz­zo scoprono così anche di avere molti interessi comuni che lega­no ulteriormen­te­e indissolubil­mente. Come l’off-shore, per esempio. «Mio padre era presi­dente della Fede­razione moto­nautica – raccon­ta Clara Ger­manà – e il papà di Chiara, Ange­lo era appassio­nato di motori e di corse. Così Chiara ed io e le nostre famiglie abbiamo girato la Sicilia e la penisola per anni, nei luoghi più incante­voli per seguire le competi­zioni. Momenti indimentica­bili che hanno riempito di gioia l’album dei ricordi e del­le nostre fotografie più belle. Come quelle della festa per i miei 40 anni, nel 2010 quan­do Chiara è stata per me l’invi­tata più importante».