Congo, ansia per le famiglie italiane dopo scontri. Letta solidale, Kyenge tace

di redazione Blitz
Pubblicato il 31 Dicembre 2013 - 13:41 OLTRE 6 MESI FA
Congo, ansia per le famiglie italiane dopo scontri. Letta solidale, Kyenge tace

Il ministro dell’Integrazione Cecile Kyenge

ROMA –  Un dramma nel dramma quello delle 26 famiglie italiane bloccate da oltre un mese in Congo per riportare in Italia i loro bambini adottati che rischia di sfociare in tragedia sotto gli occhi del ministro  Cécile Kyenge. L’ansia di non riuscire a tornare a casa coi propri figli si è sommata al terrore per la violenta sparatoria nella capitale Kinshasa seguita dal massacro di una settantina di ribelli. E mentre il premier Enrico Letta e il ministro degli Esteri, Emma Bonino, assicurano vicinanza e interventi tempestivi, la ministra dell’Integrazione, anche lei di origine congolese, guarda e tace.

O meglio, si limita a registrare: “Confidiamo nella promessa del premier congolese” che ha confermato l’impegno a velocizzare il riesame delle adozioni. Non una bella figura per la Kyenge che da settimane incassa le bordate del leghista Borghezio e del quotidiano Libero:

“Ma come mai il ministro non torna di persona?  – chiedeva maligno Borghezio poco prima di Natale – Parla la loro lingua, sicuramente si fa capire meglio di noi. Non possiamo farla tornare in loco, in patria? E tra l’altro – ecco l’altra stoccata – sarebbe bene se si fermasse anche a lungo”. E ancora: “Abbiamo un ministro che non vale un’acca, perché il ministro Kyenge in questa situazione dimostra di non valere niente”.

Non è più clemente Giusi Fasano sul Corriere:

Senza visti perché scaduti, senza passaporti perché consegnati per le pratiche dell’adozione, senza biglietti aerei di ritorno perché dopo tanti rinvii adesso i primi voli disponibili sono oltre metà gennaio, e soprattutto: senza certezze sui tempi che servono per sbloccare la situazione, i genitori italiani ieri hanno aggiunto angoscia ad angoscia. Alcuni di loro hanno sentito gli spari, sicuramente tutti hanno saputo degli scontri fra i ribelli e le forze governative, dei morti all’aeroporto, al campo militare e alla tivù di Stato, di una situazione di alta tensione e di rischio.

“Dalla Farnesina ci hanno contattato per dirci di rimanere in casa” dice al telefono da Kinshasa Luca Aloisio, uno dei padri adottivi. “Una mamma aveva un volo in partenza per tornare in Italia ed è saltato. La situazione di instabilità del Paese è per noi un’incertezza in più, come se non bastasse tutto il resto…”. C’è sconforto anche nella voce di Marco Griffini, presidente dell’associazione Amici dei bambini, una delle tre che si sta occupando delle adozioni congolesi. “Anche questa…” sospira Griffini, “proprio non ci voleva… a questo punto, mi creda, non sappiamo più che cosa dire né cosa fare”.

Ma le rassicurazioni del governo non hanno placato l’angoscia di una coppia di italiani a Kinshasa. La loro sofferenza è raccontata sul Fatto Quotidiano:

Michela Gentili e Andrea Minocchi hanno telefonato da Kinshasa ai parenti di Marcerata: “Oggi ci hanno comunicato che le adozioni sono chiuse almeno fino a settembre-ottobre 2014. Fate qualcosa, aiutateci a tornare con i bambini…”.

Quella di ieri, in Congo, è stata una giornata di ordinaria follia. La mattinata si è aperta con una violenta sparatoria all’aeroporto internazionale di Kinshasa e in un campo militare della capitale. A guidare la rivolta è stato un pastore ex candidato alle presidenziali del 2006, Joseph Mukungubila Mutombo.

Il Sole24Ore riporta gli ultimi aggiornamenti:

Qualche ora dopo le forze governative sono riuscite a riprendere il controllo di tutti i punti nevralgici della capitale (con un bilancio purtroppo di una quarantina di morti). Ma successivamente è filtrata la notizia di ulteriori scontri nella città mineraria di Lubumbashi (nell’Ovest). Stando alle autorità non si starebbe combattendo più fra miliziani e forze governative anche le voci rimangono contraddittorie ed è difficile capire lo stato reale della situazione nel Paese.