Corriere della Sera, “sciopero per via Solferino e contro Paolo Scott Jovine”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 13 Settembre 2013 - 15:16 OLTRE 6 MESI FA

Corriere della Sera, sciopero per via Solferino e contro Paolo Scott JovineMILANO  – Il Corriere della Sera non sarà in edicola il 14 settembre. Questa la decisione del Comitato di redazione del quotidiano, con un solo astenuto e tutti voti a favore. La causa della sciopero riguarda la vendita del palazzo di via Solferino a Milano, sede storica del quotidiano, da parte dell’amministratore delegato di Rcs, Pietro Scott Jovine. Nonostante via Solferino rimarrà nella storica sede, seppur Rcs non è più proprietaria dello stabile, lo sciopero si configura come protesta nei confronti della politica di tagli e cessioni condotta da Jovine, spiegano il Cdr del Corriere della Sera in una nota.

Marcello Zacchè per il Giornale commenta:

“La permanenza in Solferino, che la re­dazione considera addirittura «ga­ranzia di autorevolezza » per la più importante testata nazionale, non è evidentemente il punto. O non lo è più. Su questo i giornalisti del Corriere non transigono: a chi gli fa notare che tutti i giornali pos­sono traslocare lontano dal cen­tro o dalla sede storica, come ha fat­to per esempio il New York Times qualche anno fa, senza per questo diventare meno autorevoli, essi ri­spondono che chi non ha mai lavo­rato lì, al sacro numero 28 di via Sol­ferino, «non può capire». E fine del­la storia. Perché il Corriere non è solo un giornale,«ma un’istituzio­ne ». Anche qui difficile da capire. Ma anche ammesso che passi, la redazione nel proclamare lo scio­pero per domani segnala un cam­bio di direzione: ora nel mirino è l’operato di Jovane, tout court”.

Ecco il comunicato sindacale del Corriere della sera ai suoi lettori:

“Cari lettori,

domani non troverete in edicola il Corriere della Sera, il vostro giornale. Da mesi il Comitato di redazione sollecita l’amministratore delegato Pietro Scott Jovane a prendere iniziative concrete per rilanciare il giornale e l’intero gruppo Rcs. Ma finora abbiamo sentito solo annunci. Nessuna decisione concreta di investimento. Nessuna decisione strategica, per esempio, sul mondo digitale. I nostri concorrenti, in Italia e nel mondo, galoppano, noi siamo fermi. Abbiamo avuto l’ultimo incontro con l’amministratore delegato mercoledì 11 settembre. Lo avevamo chiesto proprio per discutere di come rispondere alla sfida dell’innovazione tecnologica. Invece il manager si è presentato prospettando la vendita dell’intero immobile in cui hanno sede il Corriere della Sera e la Gazzetta dello Sport. I contorni dell’operazione non seguono alcuna logica economica. L’intenzione è vendere in blocco un immobile collocato nella zona più costosa di Milano (Garibaldi-Moscova-Solferino) al fondo americano Blackstone a un prezzo largamente inferiore ai valori potenziali, per poi riaffittarne una parte a prezzi di mercato, quindi altissimi.

In questo modo l’azienda otterrà il classico piatto di lenticchie per aver svenduto la sede storica di via Solferino 28, lo specchio di un’identità che ha oltre 100 anni di storia. E che costituisce, inoltre, una garanzia economica per tutti i lavoratori dell’azienda.

Il gruppo Rcs è oberato da debiti causati da scelte compiute nel recente passato (vedi acquisto in Spagna del gruppo Recoletos a valori esorbitanti). L’esposizione finanziaria è stata solo parzialmente ridotta con l’aumento di capitale, appena sottoscritto dai soci.

Ma come possono azionisti come Fiat, Mediobanca, Intesa SanPaolo (il nucleo di comando della società) accettare che lo stato patrimoniale della Rcs venga saccheggiato come se il gruppo fosse alla disperazione? Che senso ha sottolineare in continuazione il valore culturale del Corriere e poi consegnare alla finanza speculativa un pezzo dell’identità storica del giornale? Il Cdr chiede di bloccare l’operazione.

Cari lettori, un’altra via esiste e non può che passare da un vero piano industriale che si ponga come primo obiettivo l’aumento dei ricavi. Il Cdr, nei limiti della sue prerogative, farà il possibile perché azienda, direzione editoriale, azionisti mettano subito in campo investimenti, idee editoriali, innovazioni di prodotto.

Il Comitato di redazione del «Corriere della Sera»”.