ROMA – Piero Ferrari, 68 anni, figlio ed erede del fondatore del Cavallino rampante, non ci sta: vuole i dividendi della Ferrari. Ma la Fiat lo lascia a bocca asciutta. E così nell’anno del bilancio record si è consumato, nel riserbo più totale, uno strappo tra gli unici due azionisti del Cavallino rampante: Fiat (90% del capitale) e il vicepresidente Piero Ferrari (10%).
Scrive il Corriere della Sera:
E’ successo durante l’assemblea che ha approvato i conti del 2013. Quando il presidente Luca Cordero di Montezemolo mette in votazione il bilancio, è già chiaro che qualcosa non va secondo la solita prassi. Infatti la delibera viene spacchettata: un voto sul bilancio e un voto separato sulla “proposta di destinazione del risultato d’esercizio”. L’utile realizzato da Maranello è di 211,6 milioni che il presidente propone, ovviamente in linea con il consiglio di amministrazione e l’azionista di maggioranza, di destinare per intero alla riserva «Utili portati a nuovo».
Dunque nemmeno un euro di dividendo, nè per Fiat nè per il figlio del Drake. Sul bilancio il voto favorevole è di tutti gli azionisti. Sulla destinazione dell’utile, invece, leggiamo il verbale: «L’assemblea approva con il voto favorevole dell’azionista Fiat, espresso verbalmente, e con l’astensione dell’azionista Piero Ferrari, il quale precisa che la sua astensione non è connessa alla bozza di bilancio, già approvata quale consigliere, bensì è determinata dalla politica aziendale di mancata distribuzione degli utili». E’ una divergenza che evidentemente non aveva trovato composizione in consiglio di amministrazione ed è arrivata fino alla verbalizzazione in assemblea. Non era mai successo nella storia recente di Maranello. Ma gli anni scorsi com’era andata? Perché il vicepresidente della Ferrari si lamenta della mancanza di dividendi? In effetti anche con i bilanci 2012 (227 milioni di utile) e 2011 (176 milioni), la scelta della Fiat, formalmente ed espressamente condivisa da Piero Ferrari, era stata di rafforzare il patrimonio dell’azienda, fieno in cascina. Tutto, dunque, a riserva. Ma tre anni fa, dopo un bilancio 2010 con 157 milioni di utile, ai due soci andarono 24,68 euro per azione, cioè 200 milioni in totale pescando proprio dalle riserve.
Il figlio del fondatore portò a casa 20 milioni. E probabilmente servirono a finanziare anche le sue attività imprenditoriali oltre alla passione per i grandi yacht. Piero Ferrari con la moglie e il nipote (Enzo Ferrari, 26 anni) controlla insieme alla famiglia Bonometti di Brescia (gruppo Omr) e Alessandro Verasani di Modena (Veca) un gruppo di aziende (High Performance Engineering e Coxa) di progettazione e sviluppo di componenti per il settore automotive. La Ferrari è uno dei migliori clienti.