Da Prodi a Franceschini: chi può salire al Colle, Wanda Marra sul Fatto Quotidiano

di Redazione Blitz
Pubblicato il 18 Dicembre 2013 - 15:39 OLTRE 6 MESI FA
Da Prodi a Franceschini: chi può salire al Colle, Wanda Marra sul Fatto Quotidiano

Da Prodi a Franceschini: chi può salire al Colle, Wanda Marra sul Fatto Quotidiano

ROMA – E se Giorgio Napolitano usasse la sua arma finale? Wanda Marra sul Fatto Quotidiano si chiede:  “Se in caso di precipitazione verso il voto anticipato si dimettesse, mettendo in pratica la minaccia ribadita l’altroieri?” Ecco cosa accadrebbe secondo il Fatto Quotidiano:

 La Costituzione in questi casi prevede che la nuova elezione sia indetta entro 15 giorni. E nel frattempo, il presidente del Senato fa le veci. Tutto sta a trovare un accordo. Che potrebbe rivelarsi meno difficile del previsto. Dire che sono già cominciate le grandi manovre alla ricerca di un sostituto sarebbe (forse) troppo, ma di certo si sono iniziati a individuare i profili. E i personaggi. Il primo candidato è Romano Prodi. La sua decisione di andare a votare per le primarie “in nome del bipolarismo” lo colloca in pole position nel gradimento di Renzi: la scelta di non disertare i gazebo ha dato la scossa finale alla partecipazione. E il bipolarismo è uno dei paletti irrinunciabili del neo segretario. L’elezione per la vicepresidenza dell’Assemblea del Pd di Sandra Zampa (ex portavoce del Prof) è un chiaro segnale. Il Professore dal canto suo ha fatto in modo che la sua mossa in favore dei gazebo si notasse. E ci ha tenuto a ribadire che lui la tessera del Pd non la prende: è fuori dei giochi. O, meglio al di sopra. Senza contare che gli tocca un risarcimento per quella corsa al Colle affondata dai “101” traditori. Ancora senza nome, ma con i nuovi equilibri interni, non in grado di nuocere. Per rimanere nell’ambito grandi padri, ma con caratteristiche diverse, uno dei più papabili è Pierluigi Castagnetti, padre nobile del cattolicesimo democristiano, ultimo segretario del Partito popolare, bipolarista (ma con moderazione, il che torna sempre utile a un Presidente), schieratosi con Renzi.

E uscito dalla scena con eleganza. Senza però mancare di farsi vedere a Roma spesso e volentieri. Dario Franceschini è un nome che circola tra i renziani. Il ministro dei Rapporti con il Parlamento, cattolico, ex popolare, bipolarista all’occorrenza, è colui che tesse le tele, uno dei più abili a tenere insieme esigenze (e poteri) diversi, tanto da configurarsi spesso come ago della bilancia. È al governo con Letta, è salito sul carro di Renzi. A tornare potrebbe essere pure l’ipotesi Sergio Mattarella, giudice costituzionale, che entrò nella rosa dei nomi per l’ultima corsa al Colle. Poi, c’è la schiera dei laici: Guido Rossi, già presidente Telecom, Consob e Montedison. O Guido Tabellini, economista, ex Rettore della Bocconi. Potrebbero tornare in gara, seppur in posizione sfavorevole, Stefano Rodotà e Mario Monti. Fuori tempo sono ormai Massimo D’Alema, ma anche Giuliano Amato: quest’ultimo, come giudice della Consulta potrebbe avere qualche chance. Ma essendo considerato la casta più casta è fuori dei giochi. Nella rosa entrerebbero anche Pietro Grasso e Laura Boldrini, presidenti delle Camere. Con pochissime chance, però. Chi metterebbe d’accordo tutti (o almeno molti), quello che ha il physique du role e peraltro permetterebbe a Napolitano di dormire sonni tranquilli è Enrico Letta. Ma compie 50 anni il 20 agosto del 2016. Non ha (ancora) l’età.