Da Sandri fino a Tor di Quinto il patto di sangue tra tifoserie, Lorenzo De Cicco del Messaggero

di Redazione Blitz
Pubblicato il 8 Maggio 2014 - 12:12 OLTRE 6 MESI FA
(foto Ansa)

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ROMA – “Nemici sugli spalti, alleati negli scontri contro polizia e tifoserie rivali – scrive Lorenzo De Cicco del Messaggero – Eccolo il sottobosco ultrà capitolino, spaccato tra giallorosso e biancoceleste nella plancia dell’Olimpico, ma che colpisce unito dal tifo nero fuori dallo stadio. Non stupisce quindi che, secondo l’ultima ricostruzione degli investigatori, ad avere partecipato all’agguato contro i tifosi del Napoli sia stato un commando misto di romanisti e laziali”.

L’articolo completo:

TIFO NERO
Era il 21 novembre 1994 e allo stadio di Brescia, dove la Roma giocava ospite, si consuma una spedizione punitiva contro la polizia. Un assalto in piena regola progettato da settimane. Quella volta la torma dei violenti si è accanita contro l’allora vicequestore Giovanni Selmin, colpito da una raffica di coltellate e ridotto in fin di vita. Il plotone degli aggressori vedeva per la prima volta al suo interno sia romanisti che laziali. Un gruppo che aveva pianificato l’assalto alle forze dell’ordine con precisione portando da Roma un arsenale fatto di bombe carta, pallini di piombo, coltelli e accette. A guidare quel gruppo era un estremista di destra: Maurizio Boccacci, fondatore del Movimento politico occidentale, ultradestra. Perchè è l’estremismo neofascista a fare da collante. Dove il nero della politica prevale sui colori delle magliette. Non è un caso se Daniele “Gastone” De Santis – il tifoso romanista arrestato per gli scontri di sabato – sia amico strettissimo di Giuliano Castellino, leader della Destra, vicino a Paolo Boccacci di Militia e al gruppo di estrema destra del Trifoglio, per il quale ha anche lavorato. L’altro collante, più recente e di tutt’altra matrice, è la morte del tifoso laziale Gabriele Sandri, avvenuta nel 2007 a un autogrill dell’aretino per mano dell’agente della Polstrada Luigi Spaccarotella.
«VIOLENTI PER VOCAZIONE»
Una morte a cui seguì il feroce assalto alla caserma di via Guido Reni, per cui finirono in manette 20 ultrà di entrambe le sponde calcistiche. Gli stessi che parteciparono anche a un raid fascista contro il concerto della Banda Bassotti a Villa Ada. «Tifosi spinti da una vocazione alla violenza», scrissero i pm. Romanisti e laziali protestano insieme anche durante la marcia degli ultras contro la tessera del tifoso nel 2009. E piangono insieme al funerale di Paolo Zappavigna, 40 anni, capo indiscusso dei “Boys”, la sigla che nella curva romanista raccoglie la frangia più estremista e di destra. Ai suoi funerali, nella chiesa di Santa Maria Consolatrice, si raccolgono in migliaia. E tra loro c’è Fabrizio Toffolo, leader degli “Irriducibili” della Lazio, il gruppo che fino al 2011 teneva in pugno la Nord. E proprio in quell’occasione Toffolo spiega cosa è accaduto a partire dal 1994. E fa capire perchè nel marzo del 2004 le due tifoserie si siano unite per imporre la sospensione di un derby. E perchè, ancora una volta, romanisti e laziali abbiano agito insieme nel violento raid di Campo de’ Fiori contro i tifosi del Tottenham, novembre 2012, ferendo dieci ragazzi inglesi a colpi di coltello. «Anni fa – spiegava l’ex ras degli Irriducibili – con i romanisti dei Boys ci scontravamo. Poi però ci siamo conosciuti, abbiamo fatto amicizia e in questi anni abbiamo cominciato a lavorare insieme».
CAMBIO DI PELLE
Cosa è successo quindi venti anni fa? Fino agli anni 90 la tifoseria della Roma, almeno in parte, si identificava con i quartieri popolari “rossi”. Poi la curva cambia pelle. La destra estrema prende il controllo. È a quel punto che scatta un’anomala sintonia con la Nord, che pur partendo da una posizione già di destra, sterza verso il neofascismo. I capi ultrà di Roma e Lazio si trovano negli stessi circoli estremisti durante la settimana, solo la domenica vanno in curve diverse. Qui nasce l’alleanza, qui nascono gli scontri.