ROMA – Il ritorno di Massimo D’Alema. L’ex segretario della Fgci, ex segretario del Pds, ex premier, ex ministro degli Esteri, ex deputato pd, presidente del Copasir, vicepresidente dell’Internazionale socialista e soprattutto memorabile ex presidente della Commissione bicamerale. Ora si fa regista di una “conventio ad escludendum” che tagli fuori il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo e porti ad un governo istituzionale sostenuto dalle forze che appoggiavano il governo Monti: Pd, Pdl e centristi. Così riporta il retroscena di Francesco Bei su Repubblica:
“È entrato in campo Massimo D’Alema. La notizia non è ufficiale, ma molti ne parlano sottovoce.È ARRIVATO l’uomo della trattativa impossibile, quella che dovrebbe mettere insieme le tre forze politiche «responsabili » per arrivare a un accordo senza il M5S. Anzitutto sulle presidenze di Camera e Senato, ma a seguire anche su un governo «istituzionale». E tra un mese, ovviamente, sul Quirinale. Mentre Pier Luigi Bersani ancora tesse la tela di un dialogo sempre più difficile con i cinque stelle e tiene aperta la porta a Mario Monti per la presidenza del Senato, D’Alema si muove ormai su un’altra scacchiera. Quella, appunto, di una trattativa che salti del tutto i grillini e punti soltanto su Pdl e Scelta civica. Una prospettiva che trova concorde Giorgio Napolitano, da sempre scettico sul tentativo in solitaria di Bersani.
Il presidente del Copasir avrebbe lanciato segnali precisi, suggerendo la candidatura alla presidenza della Camera di due montiani di area centrosinistra: Lorenzo Dellai e Renato Balduzzi. Un “consiglio” che è arrivato ai diretti interessati passando sopra la testa di Monti, il quale infatti ha denunciato con i suoi le «pressioni improprie» di queste ore verso alcuni esponenti di Scelta Civica perché accettino l’offerta. L’irritazione del premier non è dovuta soltanto al fatto di essere stato scavalcato dalla diplomazia parallela dalemiana. Il problema vero è che Monti, nonostante Napolitano abbia bisogno di lui a palazzo Chigi finché il rebus istituzionale non sia sciolto, vedrebbe bene se stesso sullo scranno più alto di palazzo Madama. Lo schema di gioco di D’Alema, che riguarda soprattutto il governo futuro di larghe intese, prevede invece che al Senato venga eletta Anna Finocchiaro con una larga maggioranza di Pd-Pdl-Lega e Scelta Civica.
Dopo l’eventuale fallimento di Bersani, sarebbe proprio Finocchiaro — a quel punto presidente di palazzo Madama — ad essere chiamata da Napolitano al Quirinale per ricevere l’incarico di formare un «governo istituzionale». Al suo posto verrebbe eletto al Senato un presidente del Pdl, magari ancora Renato Schifani. A chiudere il cerchio dell’accordo, la casella più importante, quella del Quirinale. Che, nello schema D’Alema, andrebbe ovviamente al Pd e non è difficile immaginare quale candidato potrebbe andarci. Anche Berlusconi, chiuso ieri per tutto il giorno con i fedelissimi nella suite del San Raffaele, è stato messo al corrente dell’offerta.
[…] Intanto sulla trattativa-ombra un primo passo avanti è stato fatto ieri. Dopo un colloquio segreto tra Finocchiaro e Calderoli, e una triangolazione con Bobo Maroni a Milano, è arrivato il via libera del Carroccio. Tanto che Calderoli, che dovrebbe diventare vicepresidente vicario del Senato, è uscito allo scoperto mettendo per primo il cappello sulla possibile intesa con un’intervista alla Padania. Bersani ovviamente è consapevole di quanto sia sottile il ghiaccio sul quale sta pattinando e ha avuto sentore di cosa si muove sotto la superficie. Benché i suoi assicurino che la sintonia con D’Alema sia totale, è evidente che i due schemi di gioco sono molto diversi. Sembra infatti che il segretario Pd, conscio del pericolo, abbia chiesto una sponda a Mario Monti. E un altro sicuro alleato è Dario Franceschini, che vedrebbe sfumare le sue ambizioni sulla presidenza della Camera se andasse in porto l’ipotesi D’Alema di metterci un Dellai o un Balduzzi. Così, tra queste manovre, si apre la diciassettesima legislatura”.
I commenti sono chiusi.