Daniela Poggiali: “Foto col cadavere un errore, ma non ho ucciso i pazienti”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 29 Gennaio 2015 - 10:52 OLTRE 6 MESI FA
Daniela Poggiali: "Foto col cadavere un errore, ma non ho ucciso i pazienti"

Daniela Poggiali: “Foto col cadavere un errore, ma non ho ucciso i pazienti”

BOLOGNA – “La foto col cadavere è stata un errore, ma non sono un’assassina”. Daniela Poggiali, l’infermiera di Lugo di Romagna, si difende dalle accuse di aver ucciso 87 pazienti nell’Ospedale di Lugo.

Andrea Pasqualetto sul Corriere della Sera scrive:

“«Mi hanno già condannato come una serial killer ma la verità è che senza la prescrizione del medico non ho mai dato neppure un sedativo ai pazienti. Figuriamoci se ho ucciso»”.

L’infermiera di Lugo, 42 anni,  per la prima volta parla e si difende dalle accuse per cui è stata arrestata lo scorso 9 ottobre per l’omicidio di un’anziana paziente:

“E’ indagata per vilipendio di cadavere a causa di alcune foto choc che la ritraggono sorridente e beffarda accanto al corpo senza vita di una persona deceduta. Ed è sospettata dalla procura di altri delitti che avrebbe commesso sempre con la stessa tecnica: iniezione letale di cloruro di potassio”.

Il Tribunale del Riesame ha respinto la sua richiesta di scarcerazione, scrivendo nelle motivazioni parole decisamente pesanti:

““Dispensatrice di morte”, “Pericolo pubblico”, “I risultati della consulenza statistica depongono per un’opera sistematica di eliminazione di ricoverati”.

I magistrati riportano la consulenza dell’Istituto di medicina legale di Verona, consegnata la scorsa settimana dal professor Franco Tagliaro, che parla di un anomalo tasso di mortalità all’Ospedale di Lugo quando in reparto c’era lei: in due anni un l’ ”eccesso” rispetto alla normalità sarebbe di 87 morti. Uno scenario agghiacciante che contrasta con alcune testimonianze che parlando di lei come di una persona esuberante sì ma anche gioiosa, grande lavoratrice, generosa”.

Pasqualetto ha intervistato la Poggiali attraverso il suo avvocato Stefano Dalla Valle, e questa è l’intervista:

“Hanno fatto una statistica e hanno concluso che quando lei era presente in reparto il tasso di mortalità dei pazienti saliva. Come se lo spiega?

«Non me lo spiego ma bisogna considerare alcune cose: che io lavoravo molto e quindi ero molto presente, facevo molte notti, anche perché il mio lavoro non mi dispiace e se qualcuno mi chiedeva una sostituzione io non mi tiravo indietro. Comunque sia, io non ho ucciso nessuno. Anzi, ho sempre vissuto per aiutare gli altri e i pazienti in modo particolare. Non c’è cosa più distante da me di un assassinio. Non riesco ad accettare tutto quello che sta succedendo. Voglio uscire da qui e a testa alta».

Le sue colleghe di lavoro ne parlano bene e male: efficiente e crudele. Dicono che i sospetti c’erano, come c’era un certo chiacchiericcio sul trattamento che riservava ad alcuni pazienti: purghe, sedativi..

«Mi è caduto il mondo addosso quando ho letto queste dichiarazioni perché fino al giorno prima loro stesse dicevano il contrario. Hanno cominciato a parlar male di me dopo che è scoppiato il caso. Penso che si tratti di risposte condizionate dagli eventi. Se non fossi stata indagata avrebbero detto il contrario. Io posso avere dei modi un po’ bruschi e spicci, a volte, ma non faccio mai del male”.

L’avvocato ricorda la cosa che più l’ha ferita: il fatto di essere considerata pericolosa. “Proprio io che ho sempre aiutato gli altri».

Il potassio?

«Lo conosco, lo maneggiavo, so quali sono le qualità terapeutiche e la pericolosità. Mai usato fuori dalle prescrizioni mediche».
Un dottore si è ricordato di quando lei aveva detto, seppur in tono scherzoso, che un certo caso si poteva risolvere con due fiale di potassio?
«Era una battuta, chiaramente. Il fatto è che adesso tutto viene letto sotto un’altra luce. Ogni mio comportamento diventa sospetto. Oggi sono una persona crudele, anche una ladra. Tutto viene riletto in senso negativo. Sono molto arrabbiata per questo».

Quelle foto terribili?

«Lì ho sbagliato e lo riconosco. Devo però dire un paio cose. L’iniziativa non è stata mia ma della mia collega che le ha scattate. E poi mai avrei immaginato che girassero. Era una cosa privata fra me e lei. Comunque, un errore»”.