Dario Franceschini e i musei. Furio Colombo: Anche il nazismo odiava gli over 65

Pubblicato il 24 Giugno 2014 - 07:37 OLTRE 6 MESI FA
Dario Franceschini e i musei. Furio Colombo: Anche il nazismo odiava gli over 65

Furio Colombo: Solo nella Germania nazista si favorivano i giovani e penalizzavano gli anziani

ROMA – L’idea di Dario Franceschini, ministro della Cultura, di annullare l’ingresso gratuito agli anziano con più di 65 anni nei musei italiani ha scatenato viva indignazione a destra e a sinistra.

Furio Colombo, nella sua rubrica di posta con i lettori sul Fatto, è molto duro. La decisione di Dario Franceschini, che il lettore cui risponde definisce

“l’innovazione” di Franceschini, strano ministro dei Beni culturali, che raramente ha un’idea

“è la combinazione di due cattive idee: la prima è che sia una stranezza unica al mondo riservare un trattamento di favore ai visitatori anziani, aggiungendo l’informazione falsa che nessuno in altri paesi fa sconto agli anziani o li ammette gratuitamente. La seconda è di aprire gratis ai bambini, ragazzi e giovani, senza stabilire un piano, un modo, un giorno, un tipo di accordo che raduni orde di bambini guidati (succede) da cattivi insegnanti, che impediscano la visita calma, accurata, a prezzo pieno, di tanti adulti che, per ragioni di vero rapporto con la cultura e l’arte, si muovono dal mondo per vedere tesori italiani.

“A qualunque persona sensata appare evidente che non c’è relazione fra ingressi scolastici gratuiti e cacciata degli anziani. Ma il senso stravolto e furbesco di questa decisione diventa dolorosamente chiaro quando la trasmissione “Tutta la città ne parla” di Radio Tre (giugno 20) apre con il messaggio di una persona indignata e offesa (anziana, naturalmente) che, in modo logico e motivato, spiega l’immoralità dell’idea Franceschini, (un minuto e venti secondi).

“E poi siamo costretti ad ascoltare, per quasi venti minuti, la mega-burocrate Anna Maria Buzzi, entusiasta seguace del suo ministro. La signora dei Beni Culturali rende omaggio al suo ministro con la bugia più diffusa, in tutte le epoche e partiti e governi degli ultimi venti anni: “Finalmente facciamo come l’Europa”.

“Non era vero quando te lo dicevano per la separazione delle carriere dei magistrati, non è vero quando te lo dicono sulla questione del Senato. E non è vera la seguente affermazione, tranquillamente ripetuta dalla signora Buzzi, senza essere incrociata da alcuna correzione. Ha detto: “Non esiste nel mondo alcuna riduzione o ingresso libero per gli anziani nei musei”.

“Il servizio reso della funzionaria al suo ministro è stato tristamente facilitato dal giornalista ospite, che non l’ha mai interrotta benché le affermazioni fossero prolungate molto al di là del formato della trasmissione, e vistosamente non vere.

“Esempio uno: Al Metropolitan Museum di New York non esiste una tariffa di ingresso. La persona allo sportello ti chiede quanto vuoi o puoi contribuire per la tua visita.

“Esempio due: al Guggenheim Museum il giovane o la ragazza della biglietteria ti presentano, per far prima, una lista plasticata: Sei in una di queste categorie? Si va dai disabili agli anziani ai bambini sotto un certa età, alle persone che, pur camminando, hanno bisogno di un’altra persona accanto. Leggendo la lista, la persona indica il suo caso o paga il prezzo pieno.

“Altri Musei, come il Moma (Museum of Modern Art) riservano gli sconti all’amplissimo pubblico dei sostenitori con tessera – abbonamento. Non è uguale il costo di un abbonamento al Mo-ma, dipende dall’età (sia in basso che in alto), dalla scuola, da fatti professionali (sei un artista?), dalla condizione di disabile.

“I musei inglesi sono tutti gratuiti.

“Gli sconti del Louvre per età, disabilità o scuola, dipendono dall’iscriversi ad associazioni che trattano e organizzano le visite, l’orario delle visite, e le condizioni speciali. In definitiva Franceschini e la sua funzionaria hanno torto in modo ovvio e sgradevole.

“Solo nella Germania degli anni Trenta fare spazio ai ragazzi voleva dire togliere di mezzo i vecchi.

“Ma lo spettacolo più triste è stato il libero comizio pro-ministro della funzionaria dei Beni Cultuali E il silenzio (forse obbligato) del giornalista Rai, di solito bravo, che conduceva la trasmissione”.