Denunciò cadavere occultato, ora ritratta: “Sentito dire”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 2 Settembre 2015 - 12:10| Aggiornato il 18 Settembre 2015 OLTRE 6 MESI FA
Denunciò cadavere occultato, ora ritratta: "Sentito dire"

Denunciò cadavere occultato, ora ritratta: “Sentito dire”

ROMA – La morte di un bracciante abbandonato nei campi a Rignano Garganico (Foggia), era solo un sentito dire ma Yvan Sagnet, sindacalista della Cgil molto attivo nel far parlare di sè e anche scrittore, ci ha montato un caso. Non se l’è però sentita di confermarlo quando lo hanno chiamato i carabinieri e gli hanno chiesto notizie più precise.

Ai carabinieri, riferisce il sito Italia-24news.it, Sagnet ha detto di “non essere in possesso di alcuna informazione diretta e circostanziata, ma solo di aver appreso la notizia quale ‘voce’ che circolava all’interno del ghetto, senza fornire alcun elemento utile a rintracciare testimoni o comunque persone in grado di raccontare fatti utili al prosieguo delle indagini”.

La notizia diffusa da Sagnet aveva provocato un certo scalpore. Come rileva Pierluigi Magnaschi su Italia Oggi si era “in pieno agosto, tutti i media (e in particolare i tg che, dovendo fare servizi per 24 ore di seguito, sono sempre a corto di notizie) hanno dato, con grande evidenza, e per più giorni, la notizia che un trentenne bracciante di colore del Mali era morto (dalla fatica, ovviamente) in un campo di pomodoro di Rignano Garganico in provincia di Foggia e il suo corpo era poi stato fatto scomparire dai caporali che controllano e sfruttano brutalmente la manodopera stagionale in quest’area. La notizia aveva i crismi dell’ufficialità, almeno in apparenza. Era stata infatti formulata dal coordinatore del Dipartimento immigrazione della Flai-Cgil Puglia, Ivan Sagnet, che però, successivamente, una volta convocato dai carabinieri, ha smentito tutto, dicendo che sul fatto (di cui prima si era dichiarato certo, facendone da megafono)non aveva informazioni dirette e che «ha solo appreso la notizia come voce che circolava all’interno del ghetto»”.

Ma all’inizio, rileva Magnaschi, Sagnet, che ha “propalato fandonie spacciandole per vere”, ha assistito “non solo senza fiatare, ma anche compiaciuto, alla loro diffusione esagitata su tutti i mezzi di comunicazione di massa e rassegnandosi a ridimensionare le sue affermazioni solo perché convocato dai carabinieri che avevano fatto subito delle indagini a tappeto e, non avendo trovato nessun riscontro al fatto abominevole, volevano sapere, dall’incauto propalatore, dove mai avesse appreso la notizia. A quel punto, il sindacalista della Cgil si è limitato a dire che «aveva sentito in giro questa voce e quindi non disponeva di alcun elemento certo, utile a rintracciare i testimoni o persone in grado di raccontare fatti utili al prosieguo delle indagini»”.