Dimissioni Papa, arresto Orsi, Champions League: rassegna stampa e prime pagine

di Redazione Blitz
Pubblicato il 13 Febbraio 2013 - 09:33 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Tutte le insidie di un interregno. Il Corriere della Sera: “Gli interrogativi e i timori della Chiesa dopo l’annuncio delle dimissioni di Papa Ratzinger. Il Pontefice diventerà «invisibile», affiora l’ipotesi che lasci il Vaticano.”

La Chiesa teme la «ferita» al ruolo del Pontefice. L’articolo a firma di Massimo Franco:

“Sono gli stessi che adesso avvertono l’incognita di un successore chiamato a «fare pulizia» in modo radicale; e a ridisegnare i confini e l’identità del Vaticano proprio cominciando a smantellare le incrostazioni più vistose. Le dimissioni vissute come «contagio», dunque. E commentate nelle stanze del potere ecclesiastico come un possibile «virus» che potrebbe mandare in tilt il sistema. «Se passa l’idea dell’efficienza fisica come metro di giudizio per restare o andare via, rischiamo effetti devastanti. C’è solo da sperare che arrivi un nuovo Pontefice in grado di riprendere in mano la situazione, fissare dei confini netti, romani, impedendo una deriva». Lo sconcerto che si legge sulla faccia e nelle parole centellinate dei cardinali più influenti raccontano un potere che vacilla; e un altro che, dopo avere atteso per otto anni la rivincita, comincia a pregustarla. Eppure, negli schieramenti che si fronteggiano ancora in ordine sparso, non ci sono strategie precise. Si avverte solo il sentore, anzi la convinzione che presto le cose cambieranno radicalmente, e che una intera nomenklatura ecclesiastica sarà messa da parte e rimpiazzata in nome di nuove logiche tutte da scrivere. Ma sono gli effetti di sistema che fanno più paura: e non solo ai tradizionalisti. Un Papa «dimissionabile» è più debole, esposto a pressioni che possono diventare schiaccianti. Il sospetto che la scelta di rottura compiuta da Ratzinger arrivi dopo un lungo rosario di pressioni larvate, continue, pesanti, delle quali i «corvi» vaticani, le convulsioni dello Ior, la «banca del Papa», e il processo al maggiordomo Paolo Gabriele sono stati soltanto una componente, non può essere rimosso. L’interrogativo è che cosa può accadere in futuro, avendo alle spalle il precedente di un Pontefice che si è dimesso. Da questo punto di vista, l’epilogo degli anni ratzingeriani dà un po’ i brividi, al di là del coro sulle sue doti di «uomo di fede». La voglia di proiettare immediatamente l’attenzione sul Conclave tradisce la fretta di archiviare una cesura condannata a pesare invece su ognuna delle scelte dei successori.”

Quando ammise di invidiare la «pensione». L’articolo a firma di Luigi Accattoli:

“La prima occasione è un antefatto rispetto al Pontificato: uno degli incontri occasionali per le vie di Borgo Pio, dove il cardinale Ratzinger faceva la sua passeggiata del dopo pranzo tutto solo, in abito nero e con il baschetto in testa. Era il settembre del 2001, quand’era vicino al compimento dei 75 anni che per vescovi e cardinali è l’età della pensione. Gli chiesi che pensasse del cardinale Martini che una settimana prima aveva parlato del suo «desiderio» di tornare agli studi, compiendo anch’egli quell’età: «Capisco bene quel suo desiderio, che è anche il mio. Ambedue siamo stati professori e per noi ritornare allo stato più meditativo è una cosa normale. Aspetto con impazienza il momento in cui potrò ancora scrivere qualche libro». La seconda occasione arriva sette anni dopo, su un volo che riportava Papa e giornalisti da Lourdes a Roma il 15 settembre 2008, ed era il mio ultimo viaggio papale: «Santità la saluto, vado in pensione». «Lascia così giovane? Beato lei», fu il suo commento.”

E l’assente Benedetto XVI «domina» il ricevimento per i Patti Lateranensi. L’articolo a firma di Gian Guido Vecchi:

“Benvenuti, comunque, al ricevimento per l’ottantaquattresimo anniversario della firma dei Patti Lateranensi, all’ambasciata italiana presso la Santa Sede, dove per una volta gli «ottimi rapporti bilaterali fra i due Stati» non sono la chiosa ufficiale a più corposi discorsi riservati sull’Imu, il fine vita eccetera. Quando gli chiedono di possibili sviluppi sulle elezioni c’è Pier Ferdinando Casini che scuote la testa, «non mischiamo il sacro col profano, per carità…». A parte le precisazioni di Bertone sullo Ior, quest’anno l’unico tema «in agenda» non c’entra direttamente nulla con i rapporto tra Italia e Santa Sede ed è la «rinuncia» del Papa che non sarà più tale dal primo marzo. E l’atmosfera quaresimale è più sospesa che mesta, dal segretario di Stato Vaticano al capo dello Stato italiano al premier, fino ai ministri italiani e ai capi dicastero vaticani, sono più o meno tutti in scadenza e poi chissà, «in un caso dipende dallo Spirito Santo e nell’altro soltanto dagli elettori» motteggia un invitato. Il ricevimento è sobrio, le presenze ridotte e istituzionali, tra i politici Bersani e Alfano si sono scusati per l’assenza, Maroni non c’è, Berlusconi era invitato al concerto della settimana scorsa e non è andato, in fin dei conti si vedono solo Casini e Letta anche in virtù dei precedenti incarichi istituzionali e per il resto i presidenti di Camera e Senato con i ministri del governo uscente e i vertici del governo vaticano, a cominciare da Bertone e i «vice» Angelo Becciu e Dominique Mamberti.”

I papabili tra Italia e Paesi emergenti Tra i favoriti. L’articolo a firma di M. Antonietta Calabrò:

Con il mini-concistoro dello scorso novembre, cerimonia durante la quale ha imposto la berretta rossa a sei nuovi porporati, Benedetto XVI ha voluto «raddrizzare» il precedente concistoro, quello molto «curiale» e molto «italiano» del febbraio 2012 (ritenuto a torto o a ragione uno degli elementi scatenanti di Vatileaks) mandando un segnale nella direzione dell’universalità della Chiesa. Da novembre, dunque, del collegio dei cardinali fa parte la new entry il cinquantacinquenne arcivescovo di Manila, Luis Antonio Tagle, figura emergente dell’episcopato asiatico (la cui esclusione dal concistoro del febbraio dell’anno scorso fu uno dei motivi di contestazione del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone). Il peso dell’Europa e dell’Italia resta comunque considerevole. I cardinali elettori europei sono 61 (pari al 52 per cento), di questi 28 italiani. Il Nord America ha 14 elettori, mentre l’America latina ne ha 19, l’Africa 11, l’Asia pure 11 e l’Oceania uno. I cattolici, però, attestano le ultime statistiche pubblicate che raffrontano i dati del 2010 con quelli dell’anno precedente, continuano ad aumentare in Africa, in Asia ma diminuiscono in Europa. Anche il numero di sacerdoti ha il segno meno in Europa (-905) mentre crescono in Africa (+761) e in Asia (+1.695). Ma il nuovo Papa potrebbe essere anche americano (anche se non necessariamente statunitense).”

Orsi in cella: «Inquinava l’inchiesta». L’articolo a firma di Claudio Del Frate:

“«Avvocato, ma cosa sta succedendo…?»: alle sei del mattino, con i carabinieri del Noe che gli sono arrivati nella casa di Sesto Calende, sul lago Maggiore, il top manager di uno dei principali gruppi industriali d’Italia non riesce a spiegarsi il precipitare degli eventi. Già, come mai Orsi ieri è finito in carcere (e il presidente di Agusta Bruno Spagnolini è ai domiciliari) per accuse che erano note ormai da un paio d’anni? Semplice, perché nel frattempo diverse cose sono cambiate, come narrato nell’ordinanza richiesta dal pm di Busto Arsizio Eugenio Fusco e concessa dal gip Luca Labianca. La vicenda è sempre quella della vendita di 12 elicotteri Agusta Westland al governo indiano, un appalto da 560 milioni di euro che Finmeccanica si sarebbe assicurata pagando tangenti al governo locale, in particolare al capo di stato maggiore dell’aeronautica Sashi Tyagi.”

Dalla Lega alla magistratura la ragnatela del presidente. L’articolo a firma di Fiorenza Sarzanini:

“Una parte dell’indagine condotta dai carabinieri del Noe per ordine dei pubblici ministeri riguarda le nomine nelle società collegate per verificare se possano essere diventate merce di scambio. Ne parla a verbale il 14 novembre scorso Luciano Zampini, amministratore delegato di Ansaldo Energia. «A febbraio 2011, Pierfrancesco Guarguaglini mi aveva fatto sapere che l’azionista di riferimento, all’epoca il ministro Tremonti, aveva ricevuto il mio nominativo da parte di Guarguaglini come possibile nuovo amministratore delegato. Ne sono rimasto lusingato anche se — lei forse non mi crederà — non me l’aspettavo, né bramavo per quella carica. Nel weekend precedente al 4 aprile 2011 ho ricevuto da parte di Guarguaglini e Borgogni una telefonata con la quale si dava quasi per certa l’indicazione del mio nome da parte dell’azionista. Per questo io e mia moglie apprendemmo con sorpresa la notizia che era stato nominato Orsi. Mandai un sms a Guarguaglini dicendo “che cosa è successo!”. Per la verità Orsi era, come anche Alessandro Pansa, tra i “papabili”. Negli incontri che ho avuto con Guarguaglini e Borgogni, mi dissero che io e Orsi eravamo i più titolati. Orsi era sostenuto dalla Lega, alla quale io peraltro non sono mai stato inviso. Dalla mia parte c’era tutto l’establishment politico, secondo quello che sosteneva Guarguaglini».”

Conclave a metà marzo. La scelta di Ratzinger contagia i cardinali. La Stampa: “Niente celebrazioni delle Ceneri oggi all’Aventino: Benedetto XVI dirà messa in San Pietro con i cardinali. Sarà forse la sua ultima celebrazione liturgica. Probabilmente entro il 15 marzo il Conclave per eleggere il successore. Dilaga il «contagio» ratzingeriano della fuga dal Soglio di Pietro. «Sono inadatto» si tira indietro l’honduregno Maradiaga, che guida la fuga dei «non candidabili».”

Fra i politici parte la caccia al colpevole. L’articolo a firma di Francesco Grignetti:

“Non poteva esserci momento più delicato, per la deflagrazione del caso Finmeccanica. L’arresto del presidente Giuseppe Orsi (peraltro nominato sull’onda del precedente caso Guarguaglini) e dell’amministratore delegato di Agusta Westland Bruno Spagnolini esplode nel pieno della campagna elettorale. Ed è un tutti contro tutti. Altro che le cautele del ministro Corrado Passera, che non vuole fare commenti e prima vuole «capire meglio; è successo qualcosa di molto grave, però non sarebbe ragionevole fare commenti di altro genere». Parte subito una sarabanda diabolica di polemiche e di accuse incrociate. Pdl e Lega si attestano a difesa di Orsi e se la prendono con i magistrati. Da sinistra vanno all’attacco contro Monti. Da Bersani («Un fatto serio. Forse il governo doveva fare qualche mossa prima») a Vendola, a Ingroia, a Di Pietro. Ques’ultimo addirittura annuncia denunce «per omissione di atti d’ufficio».”

“Formigoni a capo del sistema Maugeri”. L’articolo a firma di Paolo Colonnello:

“Non solo corrotto ma anche «promotore e organizzatore» dell’associazione per delinquere che per anni, a partire almeno dal 1997, avrebbe garantito alla Fondazione Maugeri di Pavia «provvedimenti diretti ad erogare consistenti somme di denaro e procurare altri indebiti vantaggi economici alla Fondazione». È un atto d’accusa pesantissimo per il presidente dimissionario della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, l’avviso di conclusione indagini notificato ieri ai difensori degli indagati dell’inchiesta Maugeri: 36 pagine fitte di nomi, cifre, circostanze, con le quali la procura, in vista della richiesta di rinvio a giudizio, mette la parola fine all’istruttoria sul sistema di potere e corruzione che avrebbe visto al vertice proprio il «Celeste» impegnato a garantire «una protezione globale» alle cliniche di Pavia e non solo. In cambio, Formigoni, secondo pm milanesi, avrebbe ricevuto «utilità» per almeno 8 milioni di euro, tra viaggi e vacanze, uso di yacht, finanziamenti per la campagna elettorale, villa in Sardegna. Quasi il 10 per cento dei circa 80 milioni che i faccendieri ciellini Pierangelo Daccò (tutt’ora in carcere) e Antonio Simone avrebbero drenato con la loro attività di «mediatori» tra la fondazione ospedaliera e il Pirellone per poi farli sparire nel fiume carsico dei loro conti esteri e in investimenti nella repubblica Ceca.”

Obama dimezza le truppe Usa in Afghanistan. L’articolo a firma di Maurizio Molinari:

“Barack Obama dimezza la presenza militare americana in Afghanistan accelerando il ritiro complessivo delle truppe, al fine di spingere il governo Kabul ad assumersi maggiori compiti nella sicurezza. Il passo della Casa Bianca è arrivato in occasione del discorso sullo Stato dell’Unione che il presidente americano ha pronunciato nella notte davanti al Congresso di Washington, indicando in 34 mila il numero dei soldati che entro 12 mesi torneranno dall’Afghanistan, dove al momento ve ne sono circa 66 mila. Il Pentagono ha già stabilito per il 2014 la fine delle operazioni di combattimento, iniziate nell’ottobre 2001 in risposta agli attacchi terroristici di Al Qaeda dell’11 settembre contro New York e Washington, e in tale cornice la scelta di dimezzare l’attuale contingente punta a mettere sotto pressione il governo di Hamid Karzai.”

Quartiin tasca. L’articolo a firma di Marco Ansaldo:

“La Juve ha zittito il Celtic Park: 3-0 e tutti a casa con il match di ritorno che diventa un’appendice secondaria e non un intralcio nel periodo in cui ai bianconeri toccano le partite impegnative del campionato. Se a Vinovo non scoppia un’epidemia e Conte non deve mandare in campo la Primavera l’ingresso tra le prime otto della Champions è assicurato e un successo così clamoroso nelle dimensioni farà il giro delle parrocchie europee contribuendo a restaurare l’immagine della Juve. Per chi l’ha seguita e non si ferma al punteggio il trionfo dei bianconeri ha qualcosa di imprevedibile. Per più di un’ora il match era andato tutt’altra direzione. Lo aveva aperto Matri con il gol favorito dal nigeriano Ambrose, arrischiato nonostante fosse arrivato poche ore prima dalla Coppa d’Africa, ma da quella rete la Juve non riusciva a schiodare la partita. Chi legge 3-0 pensa a un dominio. Non è stato così. La bravura dei bianconeri è stata di resistere tenendo il vantaggio per colpire quando le forze del Celtic calavano. Le incursioni veloci sono state decisive e letali: lo splendido gol di Marchisio e quello astuto di Vucinic sono stati gli aghi conficcati in un corpo che già si muoveva per inerzia. Ma fino al 2-0 abbiamo pensato che le uova si potessero ancora rompere e ne sarebbe uscito un pulcino scozzese.”