Dimissioni Papa, Finmeccanica, inchiesta Sanità: rassegna stampa e prime pagine

di Redazione Blitz
Pubblicato il 14 Febbraio 2013 - 10:10 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – “Chiesa deturpata dalle rivalità”. Il Corriere della Sera: “Ho scelto liberamente, pregate per me». Benedetto XVI celebra la Messa delle Ceneri ed evoca, tra applausi e lacrime di migliaia di presenti, “il volto della Chiesa a volte deturpato dalle rivalità”. Il Pontefice parla contro “individualismi” e “divisioni”. Decisa, intanto, la nomina del nuovo presidente dello Ior, la banca vaticana: il Papa ha firmato il decreto, primo atto dell’interregno fra Benedetto XVI e il successore. Si tratterebbe di un banchiere belga. La nomina arriverà prima del 28 febbraio, giorno per il quale il Papa ha annunciato le proprie dimissioni.”

«Ho scelto liberamente. Pregate per me». L’articolo a firma di Aldo Cazzullo:

“Al mattino, quando pronuncia le prime parole sulle dimissioni in italiano e in pubblico, Ratzinger appare riposato e sicuro. Entra nella sala delle udienze camminando da solo. Saluta i fedeli in tutte le lingue della cristianità compreso l’arabo, ringrazia la banda bavarese «per le vostre canzoni che mi sono particolarmente care», benedice con la sua gestualità trattenuta sposi irlandesi, il sindaco di Lourdes, il coro di voci bianche della Louisiana, il gruppo anziani di Ferentino, in un’atmosfera quasi di festa; solo le novizie delle pie discepole del Divin Maestro piangono commosse, consolate dal Pontefice come pure le ancelle del Sacro Cuore di Gesù. Anche nell’Aula Paolo VI il Papa deve troncare l’applauso dei settemila fedeli: «Grazie per la simpatia». Si trae rapidamente dall’impaccio di parlare dell’abdicazione: «Come sapete, ho deciso di rinunciare… Ho fatto questo in piena libertà per il bene della Chiesa, dopo aver pregato a lungo e aver esaminato davanti a Dio la mia coscienza…». Una scelta compiuta in piena consapevolezza, prima che le forze lo abbandonassero, prima di dover sconfessare i collaboratori più stretti, in tempo per vedere un successore avviare una nuova stagione. «Ho sentito quasi fisicamente l’amore che mi portate. Continuate a pregare per me, per la Chiesa, per il futuro Papa. Il Signore ci guiderà». Poi parla a lungo del duello tra Cristo e il diavolo, concentrandosi su un tema: la solitudine. La solitudine del popolo di Israele nel viaggio verso la Terra Promessa, di Elia nel cammino verso il monte Oreb, di Gesù nel deserto. La solitudine che espone l’uomo alle tentazioni, ma lo rende capace di resistervi.”

Subito il nuovo presidente Ior Benedetto XVI firma il decreto. L’articolo a firma di Massimo Franco:

“Potrebbe essere il primo atto dell’interregno inedito fra Benedetto XVI e il successore. «È possibile che nei prossimi giorni ci sarà la nomina del presidente dello Ior», ha annunciato ieri il portavoce della sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi. L’indicazione è generica, ma in realtà il Papa avrebbe sottoscritto formalmente la scelta ieri sera. Si tratterebbe di un banchiere belga, il cui nome girava da una decina di giorni; e che arriverà dunque prima del 28 febbraio, giorno per il quale il Papa ha annunciato le proprie dimissioni; e a partire dal quale anche il vertice del «governo» vaticano sarà dimissionato. Significa che il pontefice eletto dal prossimo Conclave non avrà il problema di cercare un nuovo capo della «banca del Papa», come viene chiamato da tutti l’Istituto per le Opere di Religione. Lo aveva fatto capire il segretario di Stato, Tarcisio Bertone, parlando di una scelta condivisa e attesa da tempo. Sul secondo aspetto, è difficile dargli torto. Lo Ior non ha un presidente dal 26 maggio del 2012, quando Ettore Gotti Tedeschi, fra l’altro rappresentante in Italia del gruppo bancario spagnolo Santander, fu sfiduciato all’unanimità e con parole ruvide. E in questi mesi, non è stato sostituito perché, secondo la versione ufficiosa, la struttura si era dimostrata abbastanza capace da reggere anche senza una figura di vertice. Ma a questo punto affiora qualche contraddizione tra la tesi dell’autosufficienza del consiglio d’amministrazione, e la volontà di togliere un’enorme castagna dal fuoco al successore di Benedetto XVI. Si sa che per trovare il profilo giusto, il Vaticano si è rivolto ai «cacciatori di teste» della Spencer & Stuart di Francoforte, una delle aziende di consulenza più prestigiose.”

Il gesuita colto e timido catapultato in prima linea. L’articolo a firma di Gian Guido Vecchi:

“Padre Lombardi più che mai in questi giorni è il «volto» della Santa Sede e imperversa suo malgrado («non è che oggi abbia molto da dire, ma poi li vedo tutti lì, in attesa, e allora mi dico: facciamolo, questo briefing..») su buona parte delle tv e siti e giornali del pianeta. Del resto non è la prima volta che si trova in prima linea, dagli scandali pedofilia al caso «Vatileaks» (neologismo che, va detto, ha coniato lui) in questi anni è stato sempre il portavoce vaticano a replicare a caldo, argomentare e difendere la Chiesa e l’impulso riformatore del Papa, soprattutto quando non era facile. La fama (meritata) di galantuomo aiuta. Una cosa del genere però non ha precedenti reali. Se gli si chiede come faccia a restare così sereno nonostante tutto, alza le spalle: «Io faccio quello che posso, se davanti a Dio hai la coscienza a posto non c’è motivo di essere tesi, si può affrontare la situazione tranquillamente». Padre Lombardi, 70 anni, piemontese di Saluzzo, è un gesuita molto colto e flemmatico. Non ama parlare di sé e ha fatto dell’understatement, assieme all’ironia, uno stile di vita.”

L’India blocca gli elicotteri dell’inchiesta Finmeccanica. L’articolo a firma di Claudio Del Frate:

“Appena varcato il cancello del supercarcere di Busto, lo stesso che da qualche settimana ospita Fabrizio Corona e che una relazione ministeriale definisce tra i più sovraffollati d’Italia, Giuseppe Orsi, presidente di Finmeccanica, ha chiarito tre cose: «Ditemi quali sono le regole qua dentro, non concedetemi nessun privilegio, trattatemi esattamente come gli altri detenuti». Uno dei manager che rappresenta il lavoro e l’economia italiana nel mondo, da martedì è in una cella della sezione «comune» del carcere, assieme ad altri tre detenuti e ieri ha ricevuto la visita del suo avvocato Ennio Amodio per preparare il primo interrogatorio in calendario domani. Orsi, arrestato per corruzione internazionale, ha detto di voler rispondere alle domande del magistrato e attraverso il suo difensore fa sapere: «Ho agito solo nell’interesse delle aziende del gruppo». Se ci siano messaggi nascosti in questa frase o se sia solo la difesa di un uomo d’affari gettato in uno dei mercati più spietati del pianeta lo si saprà presto.”

«Telefonate per ostacolare le indagini» Il caso del Csm. Vietti: noi estranei. L’articolo a firma di Giovanni Bianconi:

“Durante l’incontro, sottolinea il giudice nell’ordine d’arresto per il presidente di Finmeccanica, «vengono registrate tre telefonate verso un’utenza verosimilmente in uso a persona in servizio presso il Csm, colloqui vertenti sulla pratica riguardante la copertura del posto di procuratore di Busto Arsizio. Di identica natura è la successiva telefonata (sempre dal telefono della Romei Pasetti, ndr) verso il numero in uso a Napolitano Luisa», altro magistrato, ex componente dell’organo di autogoverno dei giudici. Agli atti dell’inchiesta ci sono pure le telefonate dello scorso anno nelle quali Orsi e la Romei Pasetti parlano della nomina della ex magistrata, pronta a dimettersi da capo di un Dipartimento al ministero della Giustizia per passare a Finmeccanica: «Ciao, per dirti che ho fatto tutto, ho dato le dimissioni, dal primo aprile sono pronta», gli dice lei il 15 marzo. E Orsi, il 27 dello stesso mese: «Abbiamo fatto il consiglio e hanno approvato la tua nomina», quasi scusandosi per l’esiguità del compenso di 30.000 euro: «È irrisorio, però intanto è il primo passo». In un’altra telefonata sembra volerla rassicurare: «Qualche ora di lavoro al mese».”

«Le banconote da 500 euro con cui Formigoni faceva i bonifici». L’articolo a firma di Luigi Ferrarella e Giuseppe Guastella:

“La polizia giudiziaria, spulciando i conti bancari di Formigoni, nota che parecchie volte «le operazioni bancarie sono state eseguite con modalità tali da non rendere visibile, ad una normale attività di analisi bancaria dei conti correnti, la disponibilità del contante». In altri «l’operazione è stata svolta da persona diversa da Formigoni ma in nome e per conto dello stesso», per la verità grazie anche al fatto che «la Banca Popolare di Sondrio ha omesso di comunicare all’anagrafe dei rapporti informazioni di natura finanziaria che, riconducibili a Formigoni, avrebbe invece avuto l’obbligo giuridico di comunicare». Di questo inspiegabile maxi-ricorso di Formigoni al contante ci sono, nelle carte dei pm, esempi grandi (come il caso dei soldi a Talenti) e piccoli. E, paradossalmente, a volte sono proprio quelli piccoli e persino banali a essere più significativi. Nel settembre del 2011 una serie di intercettazioni colgono Formigoni e il suo segretario particolare Mauro «Willy» Villa discettare dell’«acquisto di una crema-viso che il primo chiedeva al secondo di acquistare. Nel premurarsi di reperire questa particolare crema, Villa evidenzia come Formigoni ne facesse un uso intensivo (“la usa come colla per i manifesti”), avendone acquistate due confezioni poco prima dell’estate e chiedendone l’acquisto di una nuova confezione nel settembre dello stesso anno». Ogni confezione «costa 50/200 euro, e anche di tali acquisti non vi è alcuna traccia» nella contabilità di Formigoni: «Apparentemente inconferenti con l’attività di indagine — scrivono gli inquirenti —, queste conversazioni assumono invece una particolare valenza: pur nella banalità del loro limitato contenuto, rivelano la dicotomia tra i contenuti dei conti correnti e la reale operatività finanziaria di Formigoni».”

“Le divisioni deturpano la Chiesa”. La Stampa: “Il testamento del Papa dimissionario: “Bisogna superare le rivalità.”

Berlusconi: le toghe mandano in malora l’Italia. L’articolo a firma di Amedeo La Mattina:

“Da tempo non si sentiva parlare di una manina anzi di una manone che trama per condizionare il destino dell’Italia. Berlusconi rispolvera il complotto e teme gli effetti elettorali delle inchieste che colpiscono il Pdl, dalla condanna all’ex ministro Fitto all’accusa di corruzione e associazione a delinquere per Formigoni fino alla vicenda Finmeccanica con l’arresto di Orsi considerato vicino a Maroni. A proposito di questa vicenda l’ex premier l’ha sparata grossa, giustificando in qualche modo la tangente. «Tutte le imprese come Finmeccanica che lavorano con Stati che non sono proprio delle democrazie sanno che ci sono alcuni comportamenti necessari altrimenti non si vende niente. Finmeccanica non sarà più chiamata a partecipare ad altri bandi».”

Inchiesta sanità: “Maugeri ha versato 600 mila euro al governatore Formigoni”. L’articolo a firma di Paolo Colonnello:

“«Caro Umberto, rientrando dalle vacanze, sento il piacere di salutarti e di ringraziarti una volta in più della tua amicizia. Firmato: Roberto». Da non credere. Al ritorno da una delle sue sontuose vacanze, nel settembre 2010, Roberto Formigoni sentì il bisogno di ringraziare uno degli uomini che in fondo aveva contribuito a pagargliele. Ovvero Umberto Maugeri, presidente della Fondazione che grazie a delibere di giunta pilotate sistemava i bilanci delle sue cliniche versando in cambio (70 milioni di euro) sostanziose percentuali all’uomo della provvidenza mandato dal “Celeste”, Pierangelo Daccò. Quando i pm hanno ritrovato il biglietto in un cassetto di un comò della casa di campagna di Maugeri, sono trasecolati. E ci ha pensato lo stesso Maugeri, arrestato all’inizio dell’inchiesta, a spiegare che il significato di quel caloroso messaggio, preceduto a giugno da un altro bigliettino affettuoso («Grazie per l’amicizia che mi dimostri! Roberto Formigoni») non aveva niente a che fare con l’amicizia del Governatore, ma era il riconoscente segnale per aver ricevuto 600 mila euro in nero, versati tramite Daccò, per la sua campagna elettorale. “Pizzini” che Maugeri ha conservato gelosamente in campagna, fino a quando non li ha consegnati entrambi ai pm, come prova della consapevolezza di Formigoni circa i soldi ricevuti, “disconoscendo” contemporaneamente tanta interessata amicizia.”

Monti, retromarcia su Vendola. L’articolo a firma di Ugo Magri:

“Come accadde due mesi fa per l’avanti-indietro del Cavaliere («Mi candido, non mi candido più, anzi ci ripenso…»), ora rischia di trasformarsi in tormentone pure l’apri-e-chiudi di Monti. Il quale un giorno appare possibilista nei confronti di Vendola, e l’indomani abbassa la saracinesca. L’altro ieri non aveva del tutto scartato un’alleanza postelettorale con Bersani e con il leader di Sel, invece ieri il Prof ha marcato di nuovo le distanze. È arrivato a ipotizzare «collaborazioni larghe, tagliate le estreme di destra e sinistra». Però senza mai del tutto pregiudicarsi il futuro, che è notoriamente sulle ginocchia di Giove. «Se Vendola dovesse adottare una posizione più riformista, le mie fortissime riserve potrebbero anche essere riviste», argomenta il premier, precisando che al momento le idee di Nichi sono «rispettabili sebbene non in linea con gli interessi del Paese: una coalizione dove la sua presenza fosse forte non potrebbe fare le riforme».”

Ogm, farmaci e agricoltura gli ostacoli verso l’intesa. L’articolo a firma di Paolo Mastrolilli:

“Nonostante il recente spostamento dell’attenzione americana verso l’area del Pacifico, l’Unione Europea è ancora il primo partner commerciale degli Stati Uniti, e viceversa. L’anno scorso l’interscambio ha totalizzato 646 miliardi di dollari, cioè oltre cento in più rispetto ai 536 miliardi con la Cina. Le tariffe sono basse, in media al 3%, ma insieme ai regolamenti restrittivi frenano il commercio tra le due sponde dell’Atlantico. Basti pensare che secondo Ron Kirk, Trade Representative degli Usa, l’accordo con Bruxelles aggiungerebbe almeno 50 miliardi di dollari all’economia americana. Il presidente della Commissione Europea, Barroso, si è spinto anche oltre, dicendo che l’intesa «sarebbe una svolta che cambierebbe il gioco. La nostra economia crescerebbe dello 0,5% all’anno, a costo zero». Ma allora perché non l’abbiamo già firmata? Gli ostacoli americani, su cui si concentrerà il negoziato, li hanno indicati il senatore democratico Max Baucus e quello repubblicano Orrin Hatch, numero uno e due della Commissione Finanze, in una lettera inviata martedì mattina proprio a Kirk. I due hanno scritto che il trattato commerciale con Bruxelles è nell’interesse di tutti, ma per concluderlo bisogna risolvere almeno cinque «problemi annosi»: accesso per le esportazioni agricole americane, in particolare le carni trattate con gli ormoni e i prodotti geneticamente modificati; forte protezione della proprietà intellettuale; porte aperte al commercio dei servizi; rispetto delle regole; creazione di un meccanismo per risolvere le dispute. Gli Usa già vedono le proteste in Francia e Italia per l’arrivo delle loro bistecche con additivi tipo la ractopamine o lavate con acido lattico, o lo stop alla mozzarella del Wisconsin, e temono di dover ridiscutere ogni cosa con 27 paesi. La speranza è che la crisi abbia spinto gli europei alla disperazione, rendendoli più disponibili nel negoziato.”