ROMA – Il ministro della Pubblica Amministrazione, Marianna Madia, dice che i dirigenti pubblici “inadeguati” saranno licenziati. E loro, i dirigenti in questione, non la prendono benissimo, anzi, come scrive Roberto Mania su Repubblica, minacciano una vera e propria rivolta: “Perché licenziarmi se sono stata considerata idonea? Come si fa a stabilire che sono inadeguata se non mi si attribuisce un incarico? La verità è che per questa via si arriverà al licenziamento senza motivo a vantaggio dei dirigenti sodali con la politica”, sono le parole (riportate da Mania) di Barbara Casagrande, dirigente in aspettativa sindacale del ministero delle Infrastrutture.
Le parole della Casagrande sono probabilmente condivise da tutti quei 70-80 mila dirigenti pubblici che rivestono ruoli di responsabilità e che vedrebbero i propri posti a rischio con la riforma della Pubblica Amministrazione. Scrive Mania che questi 70-80 mila “in media, secondo un’indagine degli economisti Roberto Perotti e Filippo Teoldi sulla voce.info, guadagnano molto di più dei loro colleghi sparsi per l’Europa. Un esempio: i 300 dirigenti apicali delle Regioni guadagnano circa 150 mila euro quanto il capo di gabinetto del Foreign Office britannico”.
Ma cosa cambierebbe con la riforma? Lo scrive Mania: “La proposta del governo prevede un ruolo unico per tutti i dirigenti, un complesso sistema di valutazione sulla base del quale affidare gli incarichi, la possibilità di essere licenziato dopo 2-3 anni senza incarico”. Dirigenti che, continua Mania, si sentono anche “Privati anche della possibilità di valutare le strutture, aggiunge la Casagrande. «E sa perché? Perché si oppongono i sindacati confederali che rappresentano gli impiegati. Loro non vogliono che il dirigente esprima una valutazione». Dietro le quinte si combattono così le guerre tra lobby: dirigenti contro impiegati, sindacati confederali contro sindacati autonomi. Ciascuno difende la propria area di consenso sociale”.