“Disoccupati in aumento, ma anche occupati: com’è possibile?”, Baldini su Secolo XIX

di Redazione Blitz
Pubblicato il 1 Dicembre 2014 - 15:10 OLTRE 6 MESI FA
Aumentano i disoccupati, ma anche gli occupati: com’è possibile?

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ROMA – “Aumentano i disoccupati, ma anche gli occupati: com’è possibile?” è la domanda che si pone Marco Baldini. Il giornalista, sul Secolo XIX, scrive: “Secondo i dati Istat nel terzo trimestre del 2014, rispetto ad un anno prima, è cresciuto sia il numero degli occupati (di 122 mila unità), sia quello dei disoccupati (di 166 mila unità). Sembra paradossale, ma hanno quindi ragione sia chi sostiene che la disoccupazione sta crescendo, sia quelli che sottolineano l’aumento dell’occupazione. Questi due dati stanno assieme grazie alla riduzione del numero degli inattivi, cioè delle persone in età di lavoro che non sono né occupate né disoccupate, che cioè non svolgono un lavoro né lo cercano. È sperabile che un certo numero di inattivi sia stato spinto alla ricerca di un lavoro dalla sensazione che vi siano maggiori possibilità di trovarne uno, anche se è altrettanto probabile che l’aumento del tasso di disoccupazione sia dovuto semplicemente all’entrata nel mercato del lavoro di giovani disoccupati.”

Se guardiamo ai dati con una prospettiva di medio periodo, non strettamente legata solo alla più recente informazione disponibile, si nota che il numero degli occupati è crollato tra metà 2011 e metà 2013 di circa mezzo milione (dopo che altri 500 mila posti di lavoro erano andati perduti nella prima fase della lunga crisi, tra 2008 e 2011), e che negli ultimi 12-15 mesi il numero degli occupati è rimasto sostanzialmente stabile, sia tra gli uomini che tra le donne. Si è cioè interrotta l’emorragia, ma non si notano ancora chiari segnali di inversione di tendenza. Impressionante la disaggregazione per genere della dinamica di lungo periodo: dall’inizio della crisi ad oggi il numero degli occupati tra gli uomini si è ridotto di un milione, per le donne invece è stabile.

Il numero dei lavoratori stranieri è in questi anni di crisi comunque aumentato di circa 700mila unità, mentre i posti di lavoro occupati da cittadini italiani si sono ridotti di circa 1.6 milioni. Il tasso di disoccupazione è comunque ancora più elevato per chi ha cittadinanza straniera. Anche per classe di età i cambiamenti nel mercato del lavoro sono enormi: ci sono più lavoratori nelle fasce più avanzate. Tra 55 e 64 anni, ad esempio, il tasso di occupazione è passato da 34% del 2008 a 47% del 2014, mentre nello stesso periodo è sceso da 70% a 59% per chi ha tra 25 e 34 anni.

E’ evidente che le riforme del sistema pensionistico stanno costringendo molti a prolungare l’occupazione, creando un “tappo” per le generazioni più giovani che, assieme alla crisi, ha provocato l’aumento della disoccupazione giovanile. Il numero dei posti disponibili non cresce, gli anziani non vanno in pensione ma nuove coorti completano gli studi e cercano un lavoro. E’ consuetudine confrontare la situazione del mercato del lavoro italiano e quella degli altri paesi europei sulla base del tasso di disoccupazione. Ed in effetti il tasso di disoccupazione italiano è uno dei più alti d’Europa, avendo raggiunto lo scorso ottobre il 13.2% (…)