Dove finiscono i soldi della Tasi? Valentina Conte, Repubblica

di Redazione Blitz
Pubblicato il 8 Settembre 2014 - 09:32 OLTRE 6 MESI FA
Dove finiscono i soldi della Tasi? Valentina Conte, Repubblica

Dove finiscono i soldi della Tasi? Valentina Conte, Repubblica

ROMA – “Dove finiscono i soldi della Tasi? – si chiede Valentina Conte di Repubblica – La legge che ha istituito la Tassa sui servizi indivisibili dice chiaro e tondo che i sindaci devono indicare in modo analitico non solo il gettito incassato dagli immobili, ma anche l’uso che se ne fa in termini di servizi pubblici finanziati”.

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E lo devono fare in modo chiaro e trasparente. Dunque sui siti dei Comuni, ad esempio. È così? No. Per capire la destinazione del più tormentato dei balzelli, il cittadino dovrebbe essere un segugio informatico, un esperto di bilanci pubblici e rapido di calcolo. Aprire così delibere, documenti contabili e programmatici, relazioni, regolamenti, bozze. E chi più ne ha, più ne metta. E poi fare tabelle, applicare percentuali, sempre ad avere tempo da perdere. Insomma, una fatica immane. Eppure non dovrebbe essere così. E non solo perché la trasparenza è un obbligo di legge. Ma proprio per la natura stessa della Tasi, da quest’anno e per la prima volta nella storia italiana non più imposta sul patrimonio immobiliare, ma tassa per i servizi ricevuti. E invece niente. Altro che “vedo, pago, voto”. Qui di federalismo fiscale (ancora)neanche l’ombra.
Il Servizio politiche territoriali della Uil ci ha provato. Ed è andato a spulciare nei meandri dei documenti contabili di otto grandi città – Roma, Milano, Torino, Genova, Bologna, Venezia, Firenze e Napoli – per capire che fine fanno le tasse sulla casa. E scoprendo che servono a coprire in media poco più di un terzo – il 38% – del costo totale dei servizi indivisibili, quelli cioè non offerti a domanda individuale, come gli asili nido o il trasporto scolastico, ma destinati alla collettività. Intanto quasi nessun Comune rispetta la legge, laddove la 147 del 2013 dice che l’elenco dei servizi finanziati dalla Tasi con relativo importo deve essere inserito nel Regolamento stesso della tassa. Le informazioni si trovano un po’ qui, un po’ nei bilanci (se approvati), un po’ nelle relazioni programmatiche.

Roma è al top della confusione. Indica in 627 milioni i servizi finanziati dalla Tasi. Ma il gettito stimato della tassa è infe- riore e indicato in 572 milioni nel Regolamento e in 636 milioni nel bilancio di previsione. Com’è possibile? Cifre a parte, al top dei servizi troviamo “mobilità e trasporti” per oltre 300 milioni. Nessuna sorpresa, visto che in totale il servizio per bus e metro, non proprio impeccabile, costa al Campidoglio circa 1 miliardo l’anno, un terzo dunque pagato dalla Tasi dei romani. Lo sanno? Al terzo posto, con 47 milioni c’è la “manutenzione stradale, del verde pubblico, illuminazione”. Tra buche, alberi che cadono ad ogni pioggia, strade al buio, non proprio un bel modo di impiegare i proventi della tassa.
Il Comune di Milano è più analitico e trasparente. Ma al pari di Genova lascia al cittadino- commercialista la divisione della torta Tasi: quanto a quali servizi. Al primo posto, nel capoluogo meneghino c’è l’ordine pubblico e la sicurezza: 77 milioni su 165 di gettito Tasi.
Poi i trasporti (57) e l’ambiente (18). Torino ottiene 136 milioni dalla tassa e al di là dei 71 impiegati per i vigili e i 18 per l’illuminazione, curiosamente indica un milione per le fontanelle. Chissà se i proprietari torinesi apprezzano. Venezia non ha approvato il bilancio 2014 e dunque non si capisce se i 40 milioni del costo dei servizi corrispondano o meno al gettito Tasi. Così Napoli indica 7 servizi indivisibili da finanziare con la Tasi (ambiente, strade, edilizia, anagrafe, sicurezza, assistenza, commercio). Ma null’altro: né gettito della tassa, né ripartizione. Nulla di nulla. Alla faccia della trasparenza.
Il Comune di Firenze a guida Nardella mette il gettito Tasi nella relazione programmatica al bilancio di previsione (40 milioni e mezzo). E fa sapere che per metà andrà a polizia locale e ambiente, una parte (circa 14 milioni) per i servizi socioassistenziali e una fiche, circa 282 mila euro, per i servizi bibliotecari. Bologna e Genova sono le uniche a coprire con la Tasi anche il “costo degli organi istituzionali”. Bolognesi e genovesi sono consapevoli dunque di contribuire con la loro Tasi anche allo stipendio del sindaco e dei consiglieri municipali? Chissà. Bologna però è anche l’unica ad avere al top dei servizi indivisibili coperti da Tasi la sicurezza urbana. Genova invece non dettaglia e non si capisce quanti dei 21 servizi (che in totale costano ai cittadini 192 milioni) vengano foraggiati dai 75,4 milioni incassati dal mattone. Curioso, questo federalismo fiscale.